frangivento terrazzo
Una barriera frangivento realizzata con grigliato e alberi di olivo.
Ridurre il flusso delle correnti d'aria è possibile con frangivento artificiali oppure con fasce di piante. Ecco quali scegliere e a che cosa stare attenti

Il vento è una componente del clima che arreca disturbo alle persone, ma anche alle piante del terrazzo che, rispetto al giardino, è molto più esposto a questo evento climatico. Muri e palazzi creano infatti un imbuto per i venti dominanti, con possibilità di operare gravi danni.

I frangivento artificiali

I frangivento artificiali risultano i più efficaci in caso di venti intensi e frequenti, perché proteggono una fascia maggiore. Canne di bambù o cannicciati in genere rappresentano la soluzione più impiegata, rustica se utilizzata tal quale, molto elegante se perfezionata con qualche ritocco. Il cannicciato è senz'altro da preferire a stuoie e materiali plastici per la sua naturalezza, la maggiore resistenza al vento e la lunga durata.

Un altro sistema da tenere presente è dato dalle strutture in legno: pali, assicelle strette o vere e proprie tavole di legno di almeno 1,5 cm di spessore, trattati con liquidi impregnanti o con vernici trasparenti affinché resistano alle intemperie. Le dimensioni ideali dei singoli elementi sono di 6 x 2 cm, con un'altezza adeguata alle specifiche necessità, tenendo presente che la fascia la fascia di terrazzo protetta dal vento è pari al doppio o al massimo al triplo dell'altezza del frangivento. La distanza fra un elemento e l'altro dovrebbe essere di 5 cm, fissando i travetti obliquamente verso l'interno della terrazza, paralleli l'uno all'altro, in modo da deviare la direzione del vento. I travetti possono poi essere uniti l'uno all'altro tramite una struttura metallica rigida. Questo sistema, se ha il vantaggio di una grande efficacia, ha l'inconveniente di essere fisso o comunque scomodo da rimuovere, nel caso in cui si desideri riacquistare visibilità verso l'esterno del terrazzo.

Due soluzioni opposte sono infine rappresentate dalla possibilità di utilizzare reti in polietilene o in tessuto-non tessuto, che costituiscono schermi leggeri e di lunga durata, oppure di veri e propri muretti provvisti di finestre di qualsiasi forma, che non pregiudicano la difesa dal vento e al tempo stesso lasciano aperta la visuale.

Le fasce vegetali frangivento

Un albero può assolvere a numerose funzioni: produrre legno e frutti, migliorare le caratteristiche paesaggistiche di un ambiente, migliorare la qualità dell'aria attraverso l'assorbimento dell'anidride carbonica e l'emissione di ossigeno, apportare sostanza organica al suolo, consentire la sopravvivenza per numerose specie animali, ecc. Non va trascurata inoltre la funzione protettiva espletata dalle piante legnose: un filare o un gruppo di alberi e arbusti rappresenta un'importante barriera che attutisce i rumori, assorbe le sostanze inquinanti, funge da frangivento.

Il vento, infatti, rappresenta certamente un elemento naturale del clima che riveste un ruolo importante nel favorire e regolare determinati processi fisiologici delle piante. Tuttavia, può divenire un fattore responsabile di danni anche notevoli alle colture o, più in generale, alle piante che vegetano in una determinata zona. Ecco quindi la necessità di conoscere gli elementi tecnici funzionali alla costituzione di una fascia frangivento formata da soli alberi oppure da una macchia di vegetazione diversificata (alberi e arbusti).

I parametri tecnici

Le fasce frangivento, nelle loro diverse tipologie, possono essere definite come strutture vegetali a sviluppo prevalentemente lineare, realizzate allo scopo di abbattere la velocità del vento e proteggere così le aree retrostanti (siano esse campi coltivati, giardini, abitazioni) dall'azione negativa che il vento stesso esercita. Per risultare efficaci, i frangiventi devono essere opportunamente posizionati, e l'effetto abbattente sul vento risulterà diverso a seconda delle specie che vengono utilizzate. Chi desidera realizzare un frangivento deve innanzitutto prendere in considerazione i seguenti parametri tecnici:

  • orientamento del frangivento,
  • lunghezza e altezza della barriera vegetale,
  • specie arboree e arbustive che possono essere utilizzate.

Riguardo all'orientamento, è importante conoscere con precisione la direzione prevalente del vento, dato che le piante frangivento dovranno essere il più possibile perpendicolari alla direzione stessa del vento. Si consiglia inoltre di costituire barriere di una lunghezza non inferiore a 24 volte l'altezza raggiungibile dalle piante, per consentire un'adeguata protezione dell'area retrostante anche in caso di variazioni fino a 45° della direzione prevalente del vento. L'altezza e la struttura di queste barriere vegetali influiscono poi sia sull'efficacia nel ridurre la velocità del vento, sia sull'ampiezza dell'area protetta dal frangivento stesso.

A questo proposito differenze anche notevoli si riscontrano nel caso si utilizzino conifere oppure latifoglie per la realizzazione della barriera. In generale le latifoglie sono maggiormente consigliate, in quanto rappresentano una barriera più permeabile al vento, il quale riduce la sua velocità senza creare turbolenze oltre la fascia stessa.

Per quanto riguarda poi la scelta delle specie da utilizzare, è opportuno ricorrere a specie diverse, arboree e arbustive, aventi taglia differenziata: disponendo le piante in maniera corretta si ha la possibilità di realizzare strutture caratterizzate da un'uniforme permeabilità al vento lungo il profilo verticale. Le piante utilizzate dovranno essere autoctone o naturalizzate; pertanto saranno le stesse che crescono spontaneamente nell'ambiente.

A seconda della zona in cui si opera, delle caratteristiche dei venti e dell'ampiezza dell'area da proteggere, è possibile anche realizzare un sistema di siepi frangivento, disposte sempre in senso trasversale ai venti dominanti e opportunamente strutturate.

La realizzazione della fascia frangivento

Le fasi che riguardano l'attuazione di una fascia frangivento naturale prevedono, come per qualunque nuovo impianto, oltre alla scelta delle specie da utilizzare, la preparazione del terreno, la messa a dimora e le cure colturali.

A seconda della lunghezza della barriera, il terreno può essere lavorato a buche oppure per tutta la lunghezza stessa. In ogni caso è bene che la lavorazione venga fatta con un certo anticipo rispetto alla messa a dimora, per consentire agli agenti atmosferici di migliorare la struttura del suolo. In base alle caratteristiche climatiche della zona, la piantagione può essere effettuata in autunno (novembre) oppure a fine inverno (da fine febbraio all'inizio di aprile), evitando in ogni caso i periodi di gelo. La distanza di impianto deve essere, indicativamente, intorno a 3-5 m per le specie arboree e 0,5-2 m per quelle arbustive, in relazione alle loro dimensioni.

Un problema che caratterizza i primi anni dall'impianto è rappresentato dalla concorrenza delle erbe spontanee. Per ovviare a questo inconveniente si può posizionare una pacciamatura (in film plastico oppure in materiale biodegradabile) lungo la striscia vegetale realizzata. Al di sotto della pacciamatura si può installare anche una rete di distribuzione a goccia dell'acqua irrigua, realizzata con manichette in materiale plastico.

Bisogna infatti tenere presente che gli interventi colturali successivi alla piantagione devono essere volti a favorire un rapido accrescimento delle piante legnose: ecco perché è importante limitare il più possibile la competizione con la flora spontanea ed evitare stress idrici. Se non si utilizza la pacciamatura, quindi, i primi anni richiederanno un certo impegno per interventi di ripulitura del suolo (manuali con la zappa o meccanici, a seconda dell'ampiezza della realizzazione e del tipo di terreno), nonché irrigazioni per favorire un rapido attecchimento delle piante messe a dimora.

Una volta che queste si sono sufficientemente sviluppate e hanno "chiuso" il terreno, in genere non occorre più controllare le erbe spontanee. Anche le irrigazioni perdono di importanza se non per sporadici ed eccezionali interventi di soccorso.

Il vento e le piante

Il vento può essere considerato un fattore ecologico di estrema importanza per le piante, in quanto ne aiuta la diffusione spontanea sia attraverso l'impollinazione (anemofila), sia attraverso la disseminazione di propaguli riproduttivi, quali spore e semi. Il vento può influire anche sulla propagazione vegetativa: un esempio è rappresentato dall'abscissione e dal successivo trasporto a distanza di rametti vivi i quali, se trovano il substrato adatto, possono anche radicare (il fenomeno è frequente in alcune specie del genere Salix). Il vento, poi, influisce sia sull'evaporazione dell'acqua dal suolo, sia sulla traspirazione delle piante (vale a dire sull'evapotraspirazione). In particolare accelera gli scambi gassosi tra le foglie e l'aria: le foglie della parte superiore della chioma degli alberi sono quelle maggiormente sottoposte a stress idrici. L'azione del vento, in particolari situazioni, può però essere fortemente nociva e portare come conseguenza il disseccamento delle foglie, delle gemme e dei germogli, proprio a causa dell'eccessiva traspirazione.

Si ricordano infine gli effetti sulla morfologia degli alberi a seguito di venti che, pur essendo di velocità moderata, agiscono per lunghi periodi di tempo. Malformazioni della chioma e particolare orientamento dei rami si possono spesso osservare su alberi che vivono, per esempio, lungo le coste e che sono esposti all'azione continua dei venti marini. Questi ultimi, infine, trasportando anche sostanze saline, possono provocare disseccamenti di porzioni più o meno ampie della chioma.

I frangivento per l'inverno

Pensiamo per tempo alla possibilità di utilizzare le piante come frangivento sul terrazzo, proteggendoci anche da eventuali cadute accidentali. Teniamo presente che sono poche le specie sempreverdi resistenti alle condizioni climatiche ventose e, nelle zone marittime, alla salsedine portata dal vento. Infatti, il vento proveniente dal mare è saturo di sale fino a parecchi chilometri dalla costa, e non solo nelle immediate vicinanze. Ma la resistenza delle piante all'aria e alla salsedine non è tutto: i frangivento vivi devono adattarsi a venire addossati a un parapetto senza che la loro chioma si sfoltisca e che i rami più bassi diventino radi.

Tra le Conifere, le specie più indicate a questo scopo sono alcune varietà nane di Cedrus, Chamaecyparis, Cupressocyparis, Cupressus (che però teme il gelo), Juniperus macrocarpa (adatto ai litorali), Libocedrus decurrens, Pinus halepensis (adatto ai litorali), Taxus baccata, Thuja plicata, T. occidentalis.

Per quanto riguarda le latifoglie sempreverdi, la scelta è altrettanto ampia, comprendendo Abelia 'Edward Goucher', Arbutus unedo, Arundinaria japonica, Berberis thunbergii, Buxus sempervirens, Ilex aquifolium, Laurus nobilis, Eleagnus x ebbingei, E. pungens, Camellia williamsii, Cotoneaster lacteus, Garrya elliptica (adatta a zone costiere), Griselinia littoralis (ugualmente per zone costiere), Pittosporum tobira, Prunus laurocerasus.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la barriera verde con scopo di frangivento non deve essere impenetrabile dal vento, che sarebbe così costretto a scavalcarla creando turbini nella zona sottovento, bensì permeabile a esso perché, venendo così filtrato, riduce la sua velocità. A tal fine, le piante latifoglie sono migliori rispetto alle Conifere perché la loro chioma è più leggera e penetrabile.

Una buona barriera frangivento deve poi essere omogenea e ben guarnita di vegetazione dalla base alla sommità. Affinché ciò si verifichi, è importante eseguire con regolarità gli interventi di potatura, cimando le piante ed eliminando tutte le parti secche presenti. Una buona formazione nelle prime fasi di sviluppo della pianta è comunque indispensabile alla buona riuscita dell'effetto finale.

Infine, occorre ricordare che le piante allevate in contenitori, anche se di ampie dimensioni, richiedono maggiori attenzioni rispetto a quelle coltivate in piena terra, come l'apporto di elementi nutritivi e l'irrigazione.

 

Le specie per i balconi
Specie Esposizione
Ageratum houstonianum Mezz'ombra
Anthemis tinctoria Sole
Begonia semperflorens Sole o mezz'ombra
Begonia tuberosa Ombra o mezz'ombra
Cineraria maritima Sole
Cobaea scandens (rampicante) Sole o mezz'ombra
Escholtzia californica Sole
Fuchsia magellanica Mezz'ombra o ombra
Ipomoea (rampicanti) Sole
Lobelia erinus Sole o mezz'ombra
Mina lobata (rampicante) Sole
Pelargonium Sole o mezz'ombra
Petunia hybrida Sole
Pisello odoroso Mezz'ombra
Schizanthus pinnatus Mezz'ombra
Tagetes erecta Sole
Verbena hybrida Sole o mezz'ombra

 

I frangivista

Il concetto di privacy, un diritto oggi riconosciuto dall’ordinamento giuridico di tutti i Paesi europei e delle principali nazioni del mondo, riflette una serie di complesse problematiche della nostra epoca. Più tradizionalmente e già da molti secoli, la sua rilevanza primaria nel quotidiano concerneva lo spazio esterno alle abitazioni e la necessità di proteggerlo, contro violazioni fisiche dei confini e avversità, ma anche dall’intrusione di sguardi indiscreti e vari tipi di inquinamento, a seguito della progressiva e costante riduzione degli spazi verdi e la sempre maggiore prossimità delle abitazioni nei centri abitati.

L’utilizzo di schermi o cortine verdi allo scopo di celare alla vista altrui le aree private del giardino, del terrazzo o di parte dell’abitazione, assolve al contempo svariate altre funzioni vantaggiose. Ricerche sperimentali condotte al Department of Agricultural Engineering dell’Università di Atene, finalizzate ad analizzare gli effetti degli alberi sul controllo del calore solare sugli edifici, hanno per esempio concluso che le piante costituiscono un eccellente sistema passivo per il regolamento termico delle abitazioni durante l’estate, specialmente nelle grandi città dove le temperature sono più elevate per il volume del traffico e la scarsità di aree verdi. Di conseguenza una buona disposizione delle piante attorno alle abitazioni attenua gli effetti di un elevato irraggiamento solare, riducendo l’uso di impianti di condizionamento.

A queste importanti proprietà si affiancano altri ruoli di schermi e cortine verdi, per esempio, a seconda dell’altezza, della posizione e del tipo di impianto, effetti frangivento e di difesa della vegetazione contro gli estremi climatici. La protezione contro l’inquinamento acustico ed ambientale è un ulteriore contributo prezioso.

Dal punto di vista puramente coprente, gli schermi verdi possono essere formati con molte specie di piante, da quelle arboree a quelle rampicanti e interpretate in maniera diversa a secondo della specifica situazione. La regola di base rimane però la selezione di specie il cui vigore, dimensioni e portamento a maturità non pongano problemi alla struttura del giardino. Più ridotto è lo spazio disponibile e maggiore sarà la necessità di valutare attentamente la scelta degli esemplari e la capacità individuale di rispondere a specifiche esigenze, tra cui anche il regime e la frequenza della manutenzione.

Dove lo spazio lo permette, l’impianto di alberature caduche a debita distanza dell'edificio crea ombreggiatura estiva sulla facciata più vicina, restituendo poi la luce invernale dopo la perdita del fogliame. Poiché la possibilità di avvalersi di specie arboree è ormai piuttosto rara, lo stesso principio si può applicare a tutti gli schermi verdi quando la luminosità nella stagione fredda è un criterio importante.

Se il problema di sguardi indiscreti è invece rilevante anche in quel periodo dell’anno, la copertura sarà preferibilmente sempreverde o mista e disposta a maggiore distanza da finestre e punti luce.

(Tratto da “Privacy verde” di Luisa Ferrari, Giardinaggio 01-02/2012)

 

Frangivento artificiali o vegetali, per difendersi dalle correnti - Ultima modifica: 2020-06-03T07:46:03+02:00 da Elena Tibiletti