C’è un arbusto, fra i tanti in fiore in maggio, che rimane particolarmente impresso: è il fior d’angelo o filadelfo. Come tutti gli altri è decisamente anonimo durante il resto dell’anno, come tutti gli altri in inverno si spoglia, come quasi tutti gli altri si ammanta di bianco in maggio. Ma è il suo intensissimo profumo che rimane in mente, dolce con una nota fresca, apprezzatissimo dalle api.
Com’è fatto il fior d’angelo
Il fior d’angelo, o filadelfo (Philadelphus coronarius) appartiene alla grande famiglia delle Saxifragacee: sono altre 500 circa le specie erbacee e legnose – di cui circa 300 relative al genere Saxifraga – che ne fanno parte (compresi ribes e uva spina), distribuite in tutto il mondo.
Il genere Philadelphus comprende 75 specie di arbusti folti, cespugliosi, alti fino a 2-3 m e larghi fino a 1,5 m, con crescita medio-rapida. Hanno foglie decidue, semplici, ovato-ellittiche, dalle nervature molto evidenti, di colore verde brillante. I fiori, formati da quattro petali (ma sono semplici, semidoppi o doppi) bianco-panna, sono a coppa, larghi circa 3-4 cm, isolati o a gruppi di due-tre posti nella parte apicale dei rami: sbocciano da maggio a luglio e sono profumatissimi.
Come si coltiva
Tutte le specie si piantano in ottobre o in marzo e si adattano a tutti i terreni (possibilmente fertili e ben drenati), anche molto asciutti, argillosi e/o calcarei.
Preferisce un clima temperato, nel quale resiste egregiamente fino a 20 °C sotto lo zero. Sopporta il freddo, il caldo intenso e il vento, meno la salsedine. Collocatelo preferenzialmente in pieno sole, sebbene tolleri anche la mezz’ombra dove, tutt’al più, fiorirà un po’ meno. Manifesta una buona tolleranza agli agenti inquinanti e alle avversità patogene.
Non richiede particolari cure. In giardino richiede acqua in primavera-estate se non piove per un lungo periodo; scarsa in inverno; in contenitore annaffiare sempre quando il terriccio si è asciugato. Si concima in autunno, in marzo e in maggio, con un prodotto del tipo universale a lenta cessione, sotto forma di granuli da spargere sul terreno.
Se ingombra, va potato solo dopo la fioritura, non a fine inverno o inizio primavera, perché porta le gemme da fiore sui rami dell’anno precedente. Si può allevare anche in contenitore, dove può essere potato (in estate) ad alberello.
Si utilizza in giardino e in vasche grandi (misure min 80 x 50 x 50 h cm) come esemplare singolo o in gruppi per formare macchie di colore.
Si abbina a erbacee da fiore di taglia bassa, bulbose primaverili ed estive di piccole dimensioni ecc.
Le specie e le varietà
Fra le specie diverse dal solito P. coronarius, si segnala P. inodorus, dalle foglie ellittiche verdi scure e appuntite, che si differenzia perché i suoi fiori sono privi di profumo; ha fiori bianchi che sbocciano a gruppi di tre in maggio e giugno. P. microphyllus si caratterizza per le foglie appuntite all’apice ed è particolarmente adatto ai giardini rocciosi. P. pubescens è alto fino a 5 m e misura circa 3 m di diametro; rustico e vigoroso, ha foglie ovate lunghe anche 10 cm; i fiori sono color crema e sbocciano nel mese di giugno.
Fra gli ibridi si ricordano ‘Beauclark’, i cui petali sono maculati di rosso; ‘Belle Ètoile’ con petali macchiati di porpora alla base in fiori di 2,5 cm di diametro, e ‘Burfordiensis’ con petali bianchi e stami gialli. La varietà ‘Aureus’ ha foglie color giallo oro da giovane, che diventano poi verdi in estate; ‘Bouquet Blanc’, molto profumato, raggiunge al massimo i 120 cm d’altezza.