Re dei bulbi estivi, amato in tutto il mondo per la sua bellezza folgorante, il profumo inebriante, la generosità della fioritura, il giglio o Lilium (famiglia Liliacee) arricchisce di colore macchie di arbusti, margini dei prati, bordure di erbacee, grandi vasi sul terrazzo. I numerosissimi ibridi offrono splendidi fiori solitari o raccolti in racemi, tutti con 6 tepali, in una gamma inesauribile di colori (eccetto il blu), puri o declinati in sfumature e maculature.
Facile da coltivare, il giglio cresce bene sia al sole che alla mezz’ombra, in terreno ben drenato, anche un po’ acido. I bulbi si interrano in autunno oppure in primavera entro i primi di maggio, a 15 cm di profondità, distanziandoli di 30 cm, a gruppi dispari (3 o 5). Meglio dare loro una posizione riparata perché i venti potrebbero spezzarne i fusti. Lilium regale (alto fino a 2 m) è tra i più spettacolari, facili, affidabili e profumati; inoltre tollera anche i suoli un po’ calcarei.
Basta mettere nel terreno o in un vaso i bulbi, senza bisogno di concimare; tenere il terriccio fresco e umido ma non fradicio; trovare una posizione luminosa, ideale il sole dall’alba a mezzogiorno. In luglio troverete una massa di enormi fiori, spesso talmente profumati da stordire. Uno dei vantaggi del giglio ibrido è che ha bisogno di pochissima terra: si accontenta di una ciotola o di un vaso, meglio se di terracotta perché il bulbo ha bisogno di respirare e di evitare il ristagno costante di umidità. Tutte le varietà ibride formano un bel fogliame che va lasciato avvizzire naturalmente, se volete ricoltivare la pianta l’anno successivo.
I Lilium selvatici
Tra giugno e luglio fioriscono anche i gigli della flora selvatica italiana: il giglio martagone (Lilium martagone), dai petali arricciati, rosa con macchiette nere, e il giglio rosso (Lilium bulbiferum) con i petali disposti a formare una coppa arancione carico.
Entrambi crescono in quota, il secondo anche fino a 2000 metri, nei soleggiati prati delle Dolomiti è un incontro frequente: da guardare e non toccare, è una specie protetta e non si può raccoglierne alcuna parte, nemmeno i bulbilli, pena salatissime multe e sequestro del materiale vegetale.