Siete innamorati dell’acquario, per il relax che regala osservare i pesci dietro un vetro, ma non avete il tempo per seguirlo? E nemmeno avete tempo per le piante, ma vi piacciono tanto? C’è una soluzione che può risolvere la mancanza di tempo, appagare i nostri desideri in merito di bellezza delle piante e del vetro, e in più occupare pochissimo spazio: il terrario!
Avremo un piccolo giardino in uno spazio minimo, sotto controllo, e per giunta difeso dagli animali domestici e dai bambini…
Il CONTENITORE giusto per il terrario
È importante scegliere la “casa” giusta, bella a vedersi e adatta alle piantine: il materiale deve essere il vetro, atossico e inalterabile, rigorosamente incolore e trasparente: la colorazione filtra la luce, limitandola e impedendo alle piante un corretto sviluppo. La plastica, invece, può alterarsi nel tempo divenendo opaca, e può eventualmente cedere sostanze tossiche al terriccio o nell’aria sotto forma di condensa.
Il contenitore può essere privo di coperchio oppure chiudibile: nel primo caso creeremo un microambiente autoconservante, che veramente richiede cure 2 volte l’anno; nel secondo caso, invece, dovremo ricordarci di bagnare con una certa frequenza, a seconda della misura dell’apertura: se l’imboccatura è delle stesse o quasi dimensioni delle pareti del contenitore, anche una volta ogni 10 giorni, mentre se è a collo di bottiglia può bastare una volta al mese.
Fra i contenitori privi di chiusura ci sono le classiche bocce di vetro “da pesci rossi” e le cassette a parallelepipedo usate per l’acquario o il terrario per tartarughe; fra quelli con tappo vanno bene le damigiane private della paglia o della plastica che normalmente riveste la base, ma anche grandi barattoli per conserve (es. quelli da 2 l). Oppure si può optare per una vera e propria serretta in ferro decorato e vetro, in stile vittoriano, con coperchio, reperibile nei migliori garden center e online, o anche per kit già pronti e completi di accessori.
Sono, ovviamente, da scartare tutti quei contenitori la cui imboccatura sia troppo stretta per farvi passare non solo le piantine, ma anche gli attrezzini (paletta, rastrello, pinze lunghe da cucina) che ci servono per creare il giardino e poi per la minima manutenzione che può rendersi necessaria: no quindi alle bottiglie da liquore e ai fiaschi da vino, per quanto belli e decorati possano essere. Va da sé che, quanto più grande è l’imboccatura, tanto è più facile creare correttamente il terrario, soprattutto per evitare di sporcare le pareti con la terra e per collocare correttamente le piantine.
I TIPI di terrario
Prima di procedere all’acquisto delle piante, bisogna avere ben chiaro che tipo di mini-giardino vogliamo realizzare, perché in questo micro-ambiente non possiamo mescolare specie con esigenze diverse.
Il più semplice in assoluto è il giardino desertico: piante grasse e piccole rocce, sassolini e biglie sono ciò che ci serve.
All’opposto c’è il giardino di orchidee, da creare con mini-Phalaenopsis all’inizio della fioritura e pezzetti di ramo e cortecce: l’imboccatura del contenitore deve essere sufficientemente grande per farle passare senza urtare i boccioli. E c’è anche la torbiera di piante carnivore, con Dionaea e Drosera, pezzetti di ramo e muschio.
In mezzo ci sono: la mini-foresta tropicale, con piccole piante d’appartamento a foglia verde (o variegata, naturalmente) e pezzetti di corteccia; il bosco nostrano, con piccole felci, pezzetti di ramo e sassolini; il giardino roccioso alpino, con erbacee da fiore da roccaglia, roccette e sassolini; e il giardino costiero, con piantine delle sabbie, pezzetti di ramo, biglie, conchiglie e sabbia.
Le PIANTE adatte
Le più facili in assoluto sono indubbiamente le piante grasse, preferibilmente Cactacee o al massimo Crassulacee, di piccole dimensioni. Scegliamole di forme compatibili con lo spazio ridotto: una, o al massimo due in contenitore grande, più alta e/o ramificata e tutte le altre basse e senza rami.
Le piante verdi sono più facili da coltivare rispetto a quelle fiorite. Per esempio, piccole felci (filamentose, a nido d’uccello, Blechnum), soggetti giovani di palme nane, selaginelle, piccoli esemplari (o varietà nane) dal fogliame screziato come Hypoestes, Fittonia, Pilea, Peperomia. Vanno bene anche Chlorophytum bichetii, rosa di Jericho, Callisia, le Bromeliacee come la tillandsia, il muschio. Le begonie da foglia si prestano a formare una composizione a sé stante, ma anche a essere associate a piante verdi con cui fare contrasto con i loro colori.
Tra le piante fiorite dobbiamo scegliere quelle adatte al giardino roccioso alpino o marittimo: garantiscono uno sviluppo molto contenuto e hanno pochissime esigenze in fatto di terriccio.
Se infine optiamo per le orchidee, usiamo le mini-Phalaenopsis, alte 20 cm con la spiga fiorale. Quando avranno terminato la fioritura, se non abbiamo la pazienza di aspettare qualche mese per un’eventuale nuova produzione di boccioli, possiamo sempre sostituirle con altre.
L’importante è scegliere sempre mini-piante, di quelle in vasetti da 3 cm (le piante grasse) e fino a 10 cm, perché l’ingombro deve essere contenuto. Quando le scegliamo, poniamole già una accanto all’altra per verificare l’effetto dell’accostamento, ma anche per capire se ci stanno nel contenitore che abbiamo: ricordiamoci di lasciare fra loro lo spazio utile alla crescita!
Come realizzare il terrario
Versiamo sul fondo lo strato di drenaggio (2 cm): palline di argilla espansa o ghiaia grossolana a coprire uniformemente tutto il fondo, per evitare che l’acqua rimanga a inzuppare il terriccio.
Poi versiamo uno strato di 4 cm di terriccio da semina (per le succulente e le piante da roccaglia o sabbie), di bark (substrato per orchidee) o di terriccio universale (per tutte le altre piante).
Quindi svasiamo e inseriamo una a una le piantine, parzialmente liberate dalla zolla: per ciascuna dobbiamo allargare le radici sul substrato e poi ricoprirle con qualche palettina di terra. Dobbiamo avere le idee chiare sin dall’inserimento sulla posizione definitiva, perché non è il caso di spostare i soggetti rischiando di spostare il terriccio o il drenaggio o manipolando troppo le radici.
Terminato l’inserimento delle piantine, nebulizziamo un poco di acqua sulla terra e le piante (non sul vetro): appena vediamo le prima goccioline cadere dalle foglie, interrompiamoci subito. Sulle piante grasse nebulizziamo solo il terriccio, se riusciamo.
Infine, sistemiamo gli elementi decorativi prescelti: ghiaia fine, corteccia, sassolini, roccette, pezzetti di ramo, conchiglie, biglie, sabbia… Cerchiamo di avere mano ferma e di non avere ripensamenti sulla posizione, anche in questo caso, per non rovinare la stratificazione.
Non ci resta che chiudere il terrario, se si tratta di una vasca tipo acquario a imboccatura grande; se invece è una damigiana attendiamo una decina di giorni prima di tapparla.
Se abbiamo scelto un contenitore tipo damigiana, con imbocco stretto, tutte queste operazioni vanno effettuate a distanza, con una pinza da chef a rebbi lunghi, una palettina piccolissima e con manico telescopico ed eventualmente una forchettina anch’essa telescopica o con manico lungo. Gli elementi vanno posizionati uno per uno e bisogna avere movimenti lenti per non sbagliare, né sporcare il vetro, difficilmente pulibile.
Le cure SUCCESSIVE
Se il terrario è chiuso, la manutenzione è risibile: basta vaporizzare un po’ d’acqua, meglio se decalcificata, ogni 4-6 mesi. Il terrario infatti è in equilibrio: l’acqua assorbita viene rimessa in circolo con la traspirazione fogliare, e ci accorgiamo che tutto va bene finché vediamo il vetro appannato dalla condensa nelle ore più fredde. Se però la condensa permane per più di 48 ore o anche nelle ore più calde, dobbiamo aprire per 2-3 ore il contenitore, per far scendere leggermente l’umidità interna. Non esageriamo mai con l’acqua, perché nell’ambiente chiuso non c’è dispersione di umidità, cioè un eccesso non si smaltisce.
Se invece è aperto, e quanto più l’apertura è grande, dovremo provvedere alla vaporizzazione ogni 10-30 giorni.
Le parti (fiori, foglie) che si seccano man mano si decompongono velocemente nell’ambiente chiuso, fornendo “concime autoprodotto”; nel contenitore aperto vanno invece rimosse con le forbici.
Se, anno dopo anno, le piantine crescono troppo, o muoiono, bisogna estrarle (con le pinze se l’imboccatura è stretta) e sostituirle con altre; quelle troppo grandi vanno invasate normalmente e coltivate come piante singole in vaso.
Dove metterlo
Il posizionamento del terrario deve rispondere più alle reali necessità delle piante che non a un fatto meramente estetico: la luce è fondamentale per le piante e il contenitore deve essere posto in una posizione molto luminosa, lontano da qualsiasi fonte di calore e da correnti d’aria fredda che possano raffreddare le pareti di vetro.
E se non siamo così abili da fare da noi? Chiediamo al nostro gardenista o fioraio di fiducia di realizzarci un terrario su misura, con il contenitore e le piante che desideriamo!