Il cachi o kaki è un frutto molto diffuso anche in Italia nonostante sia originario dell’estremo oriente. Scopri tutti le sue particolarità.

Il cachi è Originario di Cina, Giappone e Corea. Il cachi o kaki (Diospyros kaki) è un’Ebenacea arborea alta 4-5 m (e fino a 12 m) e con chioma larga fino a 4 m. Tronco di colore marrone scuro con numerosi rami. Apparato radicale superficiale, molto espanso. Foglie decidue, grandi, ovali o tondeggianti, coriacee, verde lucido sopra e quasi argento sotto; picciolo abbastanza corto. Fiori all’ascella delle foglie, a 4 lobi, bianco crema; possono essere femminili, maschili o ermafroditi. Vita media 40 anni.

Pianta di cachi: impollinazione

Esistono vari gruppi di kaki. Il primo è di cultivar che possiedono solo fiori femminili, che producono frutti attraverso l’impollinazione entomofila, per es. Kaki Tipo e Mercatelli. Il secondo di varietà con fiori femminili e maschili, autocompatibili ma necessitanti di impollinazione, es. Vainiglia. Il terzo gruppo è di cultivar che hanno solo fiori femminili, che danno frutti con o senza impollinazione, per es. Cachi Costata e Farmacista Honorati.

Il quarto è di cultivar i cui fiori femminili danno frutti eduli a maturità senza impollinazione, per es. il kaki-mela Fuyu. La presenza di una pianta impollinatrice rende eduli alla raccolta i frutti nati da fecondazione delle varietà che richiedono l’impollinazione, che altrimenti sarebbero allappanti e necessiterebbero dell’ammezzimento.

Cachi: il frutto

Bacca sferica, oppure appiattita o conica, più o meno costoluta. Buccia di colore giallo, arancio o rosso a maturazione. Polpa giallo-aranciata o arancione o rossa, morbidissima e delicata. I frutti nati da fecondazione hanno piccoli semi neri. Alla raccolta, se precoce, il frutto è astringente e allappante perché contiene molti tannini; fanno eccezione le varietà, come il Vainiglia e il Fuyu, commestibili alla raccolta. Entrata in produzione dopo 4-5 anni.

Pianta di cachi: come coltivarla

 Temperatura, clima, zone d’Italia, esposizione: fra –15 e +38 °C, molto sensibile alle gelate tardive e al vento in ogni stagione (può spezzare i rami). La grandine danneggia i frutti e anche i rami. Predilige aree a clima temperato. In tutta Italia, dalle Alpi (max 600 m, ma solo in posizione riparata e molto ben soleggiata) alla Sicilia (anche a mezz’ombra).

Terreno, impianto e distanze: preferibilmente sabbioso, privo di ristagni idrici; si adatta ad altre tipologie, purché non argillose o troppo aride. Da ottobre a marzo. Almeno 4 m da altri alberi o manufatti.

Irrigazione: necessaria con regolarità e discreta abbondanza nel primo anno; di soccorso nella bella stagione per tutta la vita, soprattutto durante l’allegagione per evitare una cascola eccessiva.

Concimazione: 2 kg/pianta di letame maturo o 200 g di stallatico secco all’impianto e ogni anno in novembre. In marzo 100 g di azoto sotto forma di solfato ammonico, 80 g di perfosfato minerale e 100 g di solfato potassico ad anni alterni.

Forma d’allevamento: libera, naturale.

Potatura: di rimonda; eventualmente di produzione in inverno (le gemme miste, cioè anche a fiore, si trovano soprattutto sui rami deboli). Diradamento in maggio se necessario (predisporre forche o corde per sostenere i rami perché non si spezzino). Spollonatura estiva.

Malattie e parassiti: nessuno.

Cultivar: autosterili, Kaki Tipo (o Napoletano, allappante alla raccolta); Mercatelli (o Cioccolatino, allappante), Vainiglia (per il Sud, edule alla raccolta). Autofertili, meglio se con impollinazione: Kaki Costata (resistente al freddo e alla siccità, allappante), Farmacista Honorati (tipica di Misilmeri in Sicilia, allappante). Autofertili senza impollinazione: Kaki-Mela Fuyu (croccante e poi gelatinoso, edule), Rojo Brillante (molto vigorosa, dolce e gelatinoso, allappante).

Portainnesti: franco (D. kaki), sensibile a ristagni idrici e freddo, per il Sud; D. lotus, il più diffuso, buona resistenza a basse temperature e siccità, affine a cultivar astringenti, disaffine a quelle eduli; D. virginiana, buona adattabilità a terreni pesanti e umidi, e a basse temperature (per Val Padana), molto pollonifero.

Innesti: a spacco o a triangolo. Nel Nord Italia è preferibile una pianta innestata piuttosto alta (90-100 cm), per evitare il gelo più intenso a livello del suolo.

Coltivazione in vaso: impossibile, per l’apparato radicale troppo esteso, anche se in superficie.

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