Già in settembre non si può fare a meno di notare il piracanta o agazzino: dalla siepe di colore ancora verde intenso spuntano grosse macchie di tinte solari, che vanno dal giallo canarino al rosso natalizio; man mano che ci si avvicina si scopre una minuteria di piccole bacche, vera delizia gastronomica per merli e tordi, che nutrendosene provvedono così all'ampia diffusione dei minuti semi contenuti al loro interno.
Ci stiamo riferendo a uno degli arbusti ornamentali sicuramente più diffusi e conosciuti, l'agazzino o piracanta (Pyracantha coccinea), il cui nome derivante dal greco significa "spina di fuoco", come del resto l'inglese "firethorn", per l'abbondanza di spine difensive disposte sui rami a proteggere i vistosi frutti color del fuoco.
Com'è fatto il piracanta o agazzino
Il genere Pyracantha appartiene alla grande famiglia delle Rosacee, e comprende circa 10 specie originarie dell'Europa meridionale e dell'Asia minore; a esse si aggiungono poi numerose cultivar derivate da ibridazione, spontanea o meno, delle specie originarie.
L'unica specie nativa del Sud Europa, Italia compresa, è appunto P. coccinea: si tratta di un arbusto dell'altezza massima di 4-5 m, ampiamente munito di spine. Le foglie, persistenti durante l'inverno, hanno un bel colore verde carico; sono ovaliformi e leggermente dentellate, completamente glabre. In maggio-giugno compaiono i minuscoli fiorellini bianchi, riuniti in infiorescenze a corimbo, dai quali si sviluppano i frutti a bacca, che maturano in settembre assumendo vivaci tonalità di giallo, arancio o rosso, permanendo sulla pianta fino a marzo, sempre che non divengano nel frattempo appetitoso cibo per uccelli.
Non confondetelo con altre tipiche piante da siepe, come il cratego o biancospino (Crataegus sp.), che è invece un caducifoglio a foglie lobate; o il cotoneaster (Cotoneaster sp.) che è assolutamente inerme e ha foglie pubescenti sulla pagina inferiore.
Specie e cultivar
Dalla specie P. coccinea, è stata ricavata la cultivar "fructu albo", non molto diffusa, caratterizzata dalle insolite bacche bianche, e la cv. "lalandei", molto più frequente, a portamento robusto, foglie più grandi di colore verde scuro superiormente e chiaro inferiormente, e con grandi bacche rosso-aranciate assai vivaci.
Altre 2 sono le specie di piracanta degne di interesse ornamentale: P. angustifolia e P. rogersiana. La prima possiede un portamento prevalentemente a cespuglio, con ramificazioni che si stendono parallele al suolo, foglie piccole e strette, e bacche di ridotte dimensioni nelle tonalità del giallo-aranciato; ne derivano 2 cv., la 'Mojave', dalle foglie allungate e lucenti, con grosse bacche arancio-rosse, e la 'Orange Glow', che fornisce piante robuste e compatte, pure con bacche rosso-aranciate.
P. rogersiana è un piracanta originario della Cina, a portamento eretto e compatto, ideale per la coltivazione a spalliera; ha foglie assai ridotte, lanceolate, teneramente tinteggiate di verde, mentre le bacche spiccano per l'intensità del colore rosso scuro. Da questa specie sono state ricavate diverse varietà: la flava ha frutti color giallo brillante; la 'Soleil d'Or', dal portamento espanso, fruttifica abbondantemente cospargendosi di macchie giallo-aranciate; la 'Watereri', compatta e robusta, ci gratifica di bacche rosse chiare; infine la 'Teton' è tra le cultivar più resistenti alle malattie.
Come si coltiva
Per non smentire l'enorme diffusione dela pianta, va da sé che si tratti di un arbusto eccezionalmente adattabile e rustico: non ha particolari esigenze di terreno perché, pur preferendo un suolo profondo e medio-sciolto, ben drenato e non troppo fertile, si adatta anche a terreni argillosi o calcarei.
Tollera un'ampia casistica di esposizioni, dal pieno sole fino all'ombra (dove viene però penalizzata la produzione di fiori e quindi di frutti); e sopporta temperature a lungo rigide (è perciò indicato anche nel Nord Italia e in montagna fino ai 1.000 m circa).
Regge pure una certa siccità: anche in questo caso tuttavia verrà compromessa la fruttificazione, per la quale è indispensabile abbondante disponibilità di acqua durante tutta l'estate, periodo di formazione dei frutticini.
Si moltiplica per seme in primavera o autunno, o con talee semilegnose in piena estate; le nuove piante si pongono a dimora tra ottobre e marzo, a 50 cm l'una dall'altra. La potatura si esegue alla fine dell'estate o all'inizio dell'autunno, preferibilmente solo sui rami disordinati.
Come utilizzare il piracanta o agazzino
Il piracanta è per antonomasia una specie versatile, che ben si adatta a molteplici situazioni di impianto ed esigenze di coltivazione: si può impiantare in esemplari isolati (la cui forma va accuratamente guidata nei primi anni, per evitarne il tipico portamento "a bandiera") o in gruppi, da lasciare liberi di accrescersi a ottenere un effetto-barriera più o meno ricoprente, o da seguire lassamente fermando con legacci i rami più lunghi e potandoli solo per contenerne l'esuberanza.
L'impiego più classico è per siepi divisorie e ornamentali: bisogna in questo caso fare attenzione al momento della potatura, per non penalizzare la fruttificazione (il momento decorativo per eccellenza); vanno perciò conservati il più possibile i rametti laterali di 2 anni, che sono quelli sui quali si differenziano fiori e frutti: la forma obbligata conduce spesso a produrre pochi frutti nascosti in basso nel fogliame, laddove le cesoie difficilmente arrivano.
Infine, l'ultima modalità di coltivazione prevede l'accrescimento a ridosso di muri o alte reti, su cui fissare i rami principali man mano per far arrampicare la pianta a tappezzare la parete.