Piante alloctone, o STRANIERE o “extracomunitarie”

Nei secoli sono moltissime le piante straniere arrivate in Italia, e con loro, a volte, alcuni problemi, come i nuovi parassiti

Le piante si sono sempre diffuse naturalmente in modo piuttosto casuale. I semi, trasportati dall’acqua, dal vento o dagli animali, quando trovavano un ambiente favorevole, si installavano saldamente e a loro volta producevano semi ricominciando la diffusione in altre possibili zone.

Con le prime grandi civiltà, sono state spostate continuamente dall’uomo, sia per coltivarle a fine alimentare o tessile che per passione botanica, come ornamento nei giardini.

Piante portate dall’uomo

Delle epoche più antiche sappiamo solo che il pesco e il gelso ci giunsero dall’Oriente, il noce dal Caucaso e il fico dalla Persia. I Romani, al seguito delle loro conquiste, portarono il noce e il castagno in Francia e Gran Bretagna. Il cotone, originario delle aree tropicali dell’India, Africa e America lo portarono in Sicilia gli arabi nel IX secolo.

Il primo libro di agricoltura, che risale al 1523, dava le prime istruzioni su come si piantano gli alberi; iniziò quindi una cultura botanica ed agronomica codificata.

Nel XXVII secolo iniziarono le prime spedizioni botaniche che, partendo dall’Europa, penetrarono nelle zone dell’impero Ottomano; i sistemi di trasporto e di conservazione del materiale vegetale erano ancora approssimativi e affidati più alla fortuna che alla tecnica, ma comunque si gettarono le basi dei trasporti via terra e via mare di materiali vegetali vivi da moltiplicare. In quest’epoca fu introdotto il maestoso cedro del Libano (Cedrus libani).

I Cacciatori di piante

Iniziarono anche i viaggi avventurosi dei “Cacciatori di piante” che, partendo dall’Inghilterra, visitarono tutti i continenti prelevando semi, talee e giovani piante. Ogni arrivo in patria di materiale botanico era un evento e questi “esploratori-raccoglitori” venivano considerati degli eroi meritevoli di grandi onori e riconoscimenti economici adeguati. In effetti la vita di un esploratore botanico era avventurosa oltre l’immaginabile. Si spingevano, con attrezzature e mezzi che oggi farebbero sorridere, in zone che oltre a essere inesplorate spesso celavano insidie di ogni genere, dalle malattie all’ostilità degli aborigeni, dagli animali feroci agli insetti velenosi, e la mancanza di strade rendeva ogni spostamento difficoltoso. Giunsero in Europa dal Nuovo Mondo: Robinia pseudoacacia, Liriodendron tulipifera, Taxodium distichum, Juniperus virginiana, Pinus strobus.

Nel XVIII secolo gli scambi commerciali con il Nuovo Mondo continuarono intensissimi e giunsero in Europa alberi di primaria importanza: Acer saccharinum, Tilia americana, Quercus borealis, Magnolia grandiflora.

Le piante cinesi

Dall’altra parte del globo: la Cina, territorio immenso chiuso alle esplorazioni, custodiva tesori botanici ineguagliabili. Gli imperatori cinesi si erano dedicati a collezionare piante per 4.000 anni; appassionati quanto gelosi delle loro piante, inizialmente non consentirono che i loro tesori botanici uscissero dai confini.

Grazie alla capacità persuasiva dei primi “cacciatori” e a scambi commerciali allettanti, i divieti si allentarono e si riuscì ad effettuare spedizioni di piante che suscitarono l’entusiasmo dei cultori botanici di quei tempi. Nei territori cinesi si trovarono: Paeonia, Camellia, Acer, Chrysanthemum, Morus (gelso), Salix babylonia (salice piangente), Sophora, Diospyros kaki, Albizzia julibrissin ecc.

Anche dalle altre parti del pianeta giunsero essenze molto interessanti: dal Caucaso l’Abies normanniana; dall’India il Cedrus deodara; dall’Australia l’Acacia dealbata; dal Sud America Araucaria araucana; dal Nord America occidentale Pseudotsuga menziesii, Cupressus macrocarpa, Sequoia sempervirens.

In Italia le piante “autoctone” (cioè locali) si sono mescolate con altre extracomunitarie (“alloctone”) che si sono insediate benissimo in zone con caratteristiche climatiche favorevoli; la Robinia pseudoacacia (“gaggia”) proveniente da Stati Uniti orientali addirittura si è dimostrata invadente e ha occupato grandi estensioni soppiantando castagno e quercia.

Importazioni con nuovi parassiti

Tutti questi spostamenti di piante hanno sempre provocato delle transitorie alterazioni agli equilibri naturali dell’ambiente; infatti spesso, trasferendo i materiali vegetali, venivano anche trasportati dei parassiti (insetti, funghi, batteri) che nel loro ambiente venivano controllati nello sviluppo da altri iperparassiti in modo da mantenere un equilibrio naturale. Nelle nuove zone di importazione spesso gli organismi di controllo del parassita non venivano trasportati insieme alle nuove piante o comunque avevano uno sviluppo più lento e così ogni tanto si sono verificati gravi danni provocati da questi organismi avversi.

In altri casi, insieme alle piante sono stati importati dei parassiti che nel loro ambiente originario non provocavano particolari alterazioni, ma in Europa hanno trovato piante indifese; ad esempio la fillossera, giunta in Francia nel 1863 proveniente dal Nord America insieme alle viti americane infestate, ha distrutto quasi tutti i vigneti provocando una crisi storica per l’agricoltura.

In conclusione, le piante autoctone sono sicuramente valide per le zone di elezione, ma anche le piante provenienti dalle varie parti del globo possono benissimo ambientarsi e rivelarsi anche migliori e più resistenti alle avversità. In quest’epoca di globalizzazione anche i vegetali non vogliono essere da meno, ma sta agli organi preposti accertare che questo avvenga sotto un controllo fitosanitario, e agli agronomi e forestali scegliere i più adatti per le varie situazioni.

 

(Turingarden, www.turingarden.it)

Piante alloctone, o STRANIERE o “extracomunitarie” - Ultima modifica: 2019-09-01T07:25:46+02:00 da Elena Tibiletti