Pesche: da dove vengono e come si usano

Le pesche vengono dalla Cina dove sono considerate cibo dell'immortalità e, oltre che in cucina, si usano anche in cosmesi e perfino nella stufa come combustibile!

Il pesco, Prunus persica, trae il nome da Persicus malus, ovvero melo persiano, come usavano chiamarlo gli antichi romani. Questo frutto, infatti, che nell’immaginario collettivo è così profondamente legato all’anima mediterranea, in realtà arriva dalla lontana Asia e precisamente da Cina (dove è coltivato da oltre 5000 anni), Siria e Persia.

Dopo essere approdato in Grecia, nel nostro Paese è arrivato intorno al primo secolo a.C., trovando un habitat ideale, tanto che oggi l’Italia è seconda solo alla Cina nell’offerta di pesche a livello mondiale.

Pesche in cosmesi e in cucina

I Cinesi considerano il pesco l’albero dell’immortalità, e non hanno tutti i torti. I suoi frutti, infatti, possiedono ottime proprietà nutritive, rivitalizzanti, energetiche e depurative.

Durante i giorni di gran caldo estivo, la pesca è un toccasana in quanto sazia senza appesantire, è poco calorica (solo 25 kcal per 100 g), rinfrescante e dissetante. Contiene zuccheri facilmente assimilabili, vitamina A (il beta-carotene attiva la melanina che ci protegge dai raggi solari), B e C, acidi preziosi e sali minerali, soprattutto potassio.

La cosmesi deve molto alla pesca, ampiamente utilizzata in formule che ringiovaniscono la pelle del viso. Se amate il fai da te, schiacciate la polpa e avrete pronta in un attimo una maschera idratante per pelli secche e delicate; mettete in infusione le foglie in latte tiepido e otterrete una lozione che rende la pelle vellutata come il frutto; usate il succo fresco come tonico per rendere l’incarnato luminoso e combattere le macchie cutanee.

In cucina, la pesca vanta innumerevoli usi, ma è importante scegliere la varietà giusta: gialla per crostate, marmellate e conserve; bianca (la più dolce e profumata) nella macedonia e per preparare gelati e sorbetti.

Dalle pesche arriva anche un ottimo combustibile ecologico: i noccioli possono alimentare le moderne stufe a pellet ad alto rendimento, il che consente all’industria conserviera di trovare un utilizzo intelligente per riutilizzarne l’enorme quantità che rimane dopo la trasformazione dei frutti in succhi e marmellate!

Pesche, le curiosità

Si definiscono duracine le pesche con la polpa molto aderente al nocciolo, spiccagnole o spaccarelle quelle con la polpa facilmente separabile dal nocciolo.

Sapevate che esiste lo Stato delle Pesche? La Georgia (USA), infatti, è nota come Peach State per l'abbondante coltivazione dei frutti, celebri per la loro alta qualità.

Per i Cinesi la pesca, simbolo di ricchezza e longevità, è un frutto magico capace di preservare il corpo dalle malattie. In effetti, nel 1977 in Cina venne ritrovato il corpo della moglie del marchese di Tai, databile al II secolo a.C., perfettamente conservato: merito forse della ciotola di pesche rinvenuta accanto a lei? Chissà...

Per il Buddismo la pesca è uno dei Tre Frutti Benedetti, insieme al cedro e alla melagrana; per il Taoismo è il cibo dei ‘geni’ e dai suoi noccioli si ricavano talismani; nel Cristianesimo rappresenta simbolicamente la Salvezza.

(tratto da "Pesca, il sapore dell'estate", di S.Pareschi, Giardinaggio n.7-8, 2007)

Pesche: da dove vengono e come si usano - Ultima modifica: 2018-07-13T08:53:00+02:00 da Redazione Passione In Verde