Quando si trattò di dare un nome all'ortica (Urtica urens), gli antichi – come sempre – si riferirono ovviamente alla caratteristica più eclatante della pianta: l’intenso bruciore doloroso che provoca sulla pelle quando incautamente viene urtata o anche solo sfiorata, quasi che lanciasse strali con un arco.
Infatti, il binomio scientifico deriva dal latino urere, che significa "bruciare", e a sua volta ha dato origine all'aggettivo italiano "urticante", che viene attribuito a piante o animali che a contatto con la pelle provocano bruciore, e all’altrettanto noto termine "orticaria".
Da notare che questo è uno dei rari casi in cui entrambi i nomi scientifici, il primo del genere e il secondo della specie, significano ambedue lo stesso concetto: come a dire “attenzione, perché questa pianta fa proprio sul serio”!
Vegetale comunissimo, lo conosciamo fin da bambini proprio per l'azione irritante che provoca venendo a contatto con la pelle, e che rende la specie riconoscibile – purtroppo – anche al buio. Le sue temibili foglie ovali lanceolate, seghettate e di colore verde scuro possono essere però scambiate per quelle dell’innocente Lamium, una Labiata che non ha nulla a che fare con l’ortica, men che meno per azioni irritanti, ma che – per così dire – ha approfittato della situazione per evitare di essere brucata o strappata: nel dubbio, ci si astiene dal toccare anche il lamio...
Ma perché l'ortica punge, dal nostro punto di vista “sadicamente”? La puntura in realtà è un meccanismo di difesa contro eventuali aggressori: i più comuni sono gli animali selvatici in cerca di cibo, ma anche l'uomo stesso che ha sempre cercato di eliminarla dal suo cammino.
Tutta la pianta è perciò cosparsa di corti peli sottili che contengono una sostanza irritante, l'istamina. Questi peli hanno una punta molto fragile che, al più piccolo sfioramento, si spezza e, comportandosi come l'ago di una siringa, permette ai bordi taglienti del pelo stesso di infilarsi sotto la pelle iniettandovi il liquido urticante: una minima quantità è sufficiente, come tutti sappiamo, a provocare la fioritura delle fastidiose bollicine pruriginose.
La Natura tuttavia ha previsto anche un efficace rimedio: basta strofinare sulla parte colpita le foglie dell'acetosa (Oxalis acetosella) o della piantaggine (Plantago lanceolata), piante che provvidenzialmente crescono spesso in vicinanza dell'ortica.