bonsai olivo
Bonsai maturo di olivo a scopa rovesciata con applicazione del filo per modellarne i rami.
L’olivo è specie che ben si presta al bonsai. La lavorazione è lungae complessa e deve portare a un risultato il più possibile simile al portamento naturale

I veri appassionati di bonsai (non i parvenu annuali della solidarietà…) in Italia si dividono in due grandi categorie: gli “orientalisti” e i “patriottici”. I primi sposano l’arte bonsaistica al punto da prediligere nella coltivazione gli esemplari esotici di matrice orientale, come azalea, aceri giapponesi, camelie, bambù ecc. I secondi invece si dirigono sulle specie “nostrane”, dall’olmo al ciliegio, dal melograno al faggio e, su tutti, l’olivo, simbolo del Mediterraneo per eccellenza, ma anche emblema di pace e prosperità, quindi di buon augurio in ambito domestico.

Del resto, il significato originario del bonsai consisteva nell’avere sempre con sé, durante le peregrinazioni da parte dei monaci buddisti, un pezzettino di natura e di casa al tempo stesso, attraverso la minuscola piantina sempre al seguito.

Tanti pregi…

Su questa specie si lavora dagli anni 70 e, rispetto a specie “storiche” come i pini, la tecnica di lavorazione non è ancora così raffinata ed eccellente, ma consente comunque di ottenere buoni risultati. Non per niente l’olivo si presta bene alle cesure, grazie a una sua connaturata “generosità” che permette un abbondante ricaccio, anche di polloni in caso di capitozzature, facilitando l’emissione di nuove branche molto flessibili e quindi facilmente modellabili nelle forme volute.

Molto interessante è il portamento massiccio che, associato alla crescita lenta e alla notevole longevità, permette di agire con ponderazione e di supplire a eventuali errori di lavorazione prima che sia troppo tardi, cioè che la forma sia irrimediabilmente fissata. Un altro punto a favore è dato dalle forme naturalmente contorte, che possono donare rapidamente un aspetto secolare anche a esemplari giovani; la corteccia bruno-grigiastra assume velocemente un aspetto rugoso e fessurato, per completare la simulazione esteriore. All’olivo poi si possono applicare facilmente le tecniche di scortecciatura (jin, shari e sabamiki) per intervenire ulteriormente sull’impostazione della pianta.

In aprile-maggio anche la forma bonsai (se non potata prima) può regalare la fioritura, con strutture fiorali di dimensioni ridotte, mentre la successiva produzione di drupe mantiene le dimensioni originarie dei frutti, donando un effetto curioso: olive di dimensioni normali portate da un albero miniaturizzato!

bonsai olivo
Bell’esemplare di olivo bonsai che rispetta la forma naturale della specie.

… un punto debole

L’allevamento della forma bonsai dell’olivo evidenzia una sola difficoltà da gestire oculatamente: lo svernamento. È una specie da esterni ma, a differenza degli olivi normalmente sviluppati, soffre molto il freddo intorno all’apparato radicale, che nei bonsai è superficiale (le radici tendono a spuntare) e ben poco protetto dall’inesistente straterello di terriccio.

Il consiglio è quello di avvolgere il vaso in uno o più teli di non tessuto o iuta, fermandoli al tronco in modo da poter fornire comunque un goccio d’acqua ogni 15-20 giorni e poi, a seconda della zona climatica, dalle Alpi procedendo verso il Sud, ricoverarlo fra i doppi vetri, in una stanza fredda ma luminosa, in serra fredda o lasciarlo fuori proteggendolo all’occorrenza con altri teli di non tessuto a coprire anche la chioma.

Il primo taglio

Per ottenere un nuovo bonsai di olivo si parte da una piantina (max 80 cm d’altezza) raccolta in natura, scelta perché mostra già un’inclinazione verso un’estetica bonsai, per es. una particolare nodosità, un contorcimento, una deviazione o pendenza del tronco, oppure da una normale pianta da vivaio (altezza max 60 cm).

Il primo passo consiste in una potatura drastica, di formazione, che ha appunto il compito di convertire la vita della piantina verso il bonsai. L’entità e la tipologia variano a seconda della conformazione del soggetto di partenza: se è una pianta da vivaio si può anche procedere alla capitozzatura a 30 cm d’altezza, che può essere ripetuta anche l’anno successivo se la prima non è stata soddisfacente in termini di polloni; se invece l’esemplare ha già un motivo di pregio, il taglio deve conservarlo ed essere praticato in modo da iniziarne la messa in evidenza. La potatura di formazione si esegue in inverno, quando la pianta è in fase di riposo vegetativo, avendo cura di non lasciarla in un locale troppo freddo, che ritarda la cicatrizzazione delle ferite.

Si possono sfruttare i polloni basali per ottenere più tronchi a partire dallo stesso ceppo, scegliendo di conservare quelli in posizione più armonica rispetto al tronco preesistente.

Contemporaneamente si effettua anche il primo rinvaso bonsai: ogni radice viene decurtata di un terzo, senza smuovere troppo il terriccio, e ciò che rimane del pane radicale va rinvasato in un contenitore a misura (che non sarà ancora un contenitore per bonsai, troppo ridotto, al quale si arriverà per gradi successivi nell’arco di due-tre anni di potature/rinvasi).

Lo stile adatto

L’arte del bonsai cerca di imitare nelle sue espressioni quanto è rappresentato in natura. Come la natura varia e cambia le piante presentandole in forme, insiemi e portamenti molteplici, anche il bonsai si esprime in stili e interpretazioni diverse. A differenza delle specie orientali, le cui forme e stili sono state elaborate nei millenni in Estremo Oriente, l’olivo non ha uno stile preassegnato.

Negli anni, in Italia si è rafforzata l’opinione che la specie meriti il rispetto delle forme naturali, non quelle conferite alle piante coltivate mediante la potatura d’allevamento o di produzione, bensì quelle che l’esemplare assume quando non viene più toccato dalla meno del potatore. Il modello è diventato quello degli olivi secolari, dal tronco allargato alla base e poi parzialmente eroso dal tempo, nodoso nella crescita e dalla chioma allargata in orizzontale, ma sempre in perfetto equilibrio per armonia di diametri e sviluppo.

Si tratta del Moyogi o stile eretto informale, quello che più si avvicina in genere al portamento spontaneo delle piante e quindi il più semplice da realizzare. La verticale del tronco è diritta, ma con una sinuosità che conferisce naturalezza alla forma. L’albero, peraltro, si trova in perfetta bilanciatura, avendo l’apice in linea con la base del tronco. I rami sono distribuiti in modo alternato e casuale. La prima branca è sempre la più grossa, mentre le altre riducono le loro dimensioni man mano che si sale verso l’apice della pianta. Nella formazione di questo stile, inizialmente non bisogna potare i rami in modo eccessivo, per evitare di indebolire eccessivamente la pianta, ma bisogna solo sopprimere quelli più voluminosi posti verso l’apice del tronco.

In alternativa si può applicare lo stile a scopa rovesciata o Hokidachi, caratterizzato da una fitta vegetazione e un tronco cilindrico. Questo tipo di lavorazione permette varie opzioni di potatura e si possono ottenere bonsai che ricordano la forma di palla, fungo, quadrato e ovviamente di una scopa rovesciata.

Più in generale si può affermare che qualsiasi forma va bene, purché rispetti la dignità dell'olivo.

Per godere della fioritura, però, è necessario lasciare andare “fuori forma” il bonsai; si interverrà poi con la potatura di mantenimento al termine della fioritura o della fruttificazione.

bonsai olivo attrezzi
Per la potatura del bonsai di olivo serve un intero set di forbici specifiche, a cui aggiungere eventualmente una forbice a lame lunghe e una a manico largo.

La potatura

Sull’olivo la potatura richiede alcuni accorgimenti: si tratta di una specie che patisce il cosiddetto “ritiro di linfa”, cioè una certa facilità al disseccamento della branca rimasta in conseguenza del taglio. Per evitarlo è necessario lasciare sempre buona parte delle foglie all’apice del moncone, in modo da mantenere attivo il richiamo della linfa all’interno. Tali foglie si elimineranno quando saranno spuntati i nuovi germogli. Ne consegue anche che una comune tecnica bonsaistica – che si applica normalmente per spingere all’emissione di nuovi germogli –, la defogliazione, è assolutamente sconsigliabile sull’olivo, perché l’asportazione totale delle foglie porterebbe all’essiccazione di molti rami e allo sviluppo di vegetazione solo in alcune zone a scapito di altre.

Per scongiurare invece il “dissanguamento”, ossia un’eccessiva perdita di linfa dai tagli, è bene eseguire la potatura in fase di luna calante.

Si sconsigliano infine i tagli primaverili, perché determinano una forte spinta alla produzione di nuovi germogli, la cui emissione ingrossa i nodi, a volte in maniera sgraziata o indesiderata.

La crescita primaverile va quindi smaltita in estate e quella autunnale in inverno (tranne che nelle zone a clima rigido, dove si effettua la sola potatura estiva) attraverso la potatura di sfoltimento, che ha lo scopo di creare palchi orizzontali di vegetazione. A questo fine si eliminano i germogli che crescono direttamente verso l’alto o il basso, quelli che si incrociano e quelli contrapposti, cercando di ottenere una ramificazione alterna a destra e sinistra dei rami principali.

I rami più piccoli si tagliano con la forbice lunga e quelli più grandi con la tronchese concava. Per eliminare completamente un ramo che parte dal tronco, è consigliabile l’impiego della tronchese sferica, per evitare che il callo cicatrizzante si formi all'esterno, creando antiestetici rigonfiamenti. Se si recidono rami di diametro superiore a 0,5 cm, è consigliabile spalmare i tagli con il mastice o la pasta cicatrizzante.

I polloni presenti alla base del ceppo e i succhioni che nascono dai calli delle ferite vanno eliminati appena si presentano, indipendentemente dalla stagione, a meno che non siano conseguenza della capitozzatura, nel qual caso se ne sceglieranno uno-tre per dare vita al bonsai.

Il rinvaso

Avendo un accrescimento lento, l’olivo può essere rinvasato in un contenitore di una misura in più ogni tre-quattro anni, a fine inverno nelle zone fredde (e comunque proteggendo la pianta dai ritorni di gelo) e anche in piena estate nel Sud Italia: l’operazione deve essere svolta mentre la pianta è in riposo vegetativo, in contemporanea con la potatura.

Per questo motivo è possibile, negli anni in cui non si rinvasa, espiantare l’esemplare dal contenitore al momento della potatura della chioma in modo da ridurre anche le radici, rimettendo poi la pianta nello stesso vaso.

La potatura dell’apparato ipogeo comporta il taglio al massimo di un terzo di ogni radice, senza toccare mai il pane radicale.

bonsai olivo
Bonsai di olivo che rispetta la forma naturale della specie.

Il rinvaso va comunque eseguito solo su soggetti in buono stato di salute.

Il substrato deve avere un buon drenaggio. Può essere costituito interamente da terra Akadama oppure da metà Akadama e metà sabbia di fiume grossolana. Esistono anche appositi terricci già pronti per bonsai, da reperire presso i migliori centri bonsai italiani; alcuni substrati sono d’importazione dal Giappone

La pinzatura

La pinzatura si effettua durante il periodo di crescita, quando l’olivo è in piena vegetazione, a eccezione del mese di agosto, evitando i periodi in cui la temperatura scende al di sotto dei 10 o supera i 40 °C.Si pratica con la forbice lunga, accorciando i nuovi rametti alla lunghezza desiderata, in genere dopo la prima o la seconda coppia di foglie, in modo da rinforzare i germogli e ottenere una vegetazione compatta.

Sugli esemplari molto giovani questa operazione – sostanzialmente è una cimatura – si svolge quando i rametti da violacei assumono il colore del legno maturo, lasciando da una a tre paia di foglie: il taglio va effettuato dopo due foglie che presentano crescita orizzontale, a seconda dello sviluppo dei rami. In questo modo, dalle ultime due foglie si svilupperanno solo due germogli. Sulle piante più mature si interviene quando il ramo è ancora verde e nella prima parte tende al violaceo, eliminando l'ultimo paio di foglie, i germogli e le foglie che crescono verso il basso.

Inoltre, in questa occasione vanno eliminati completamente i rametti che crescono in posizione perpendicolare e i polloni che spuntano dalla base del tronco.

L’avvolgimento

L’avvolgimento consiste nell’applicazione del filo metallico che induce il rametto ad assumere una posizione obbligata. Lo spessore deve essere adeguato al ramo da avvolgere, avendo l’accortezza di proteggere i rami con rafia prima di disporre il filo metallico per evitare che vengano segnati indelebilmente. Il filo va avvolto con un’angolazione di 45° (se le spire sono troppo ravvicinate il filo non tiene) a partire dai rami più grossi e passando poi ai più sottili. Se il filo non riesce a tenere il ramo in posizione, si può applicare un altro filo, senza però incrociarli uno sull’altro (l’incrocio causa lesioni).

L’operazione può essere condotta su qualsiasi esemplare di almeno tre anni di vita: su piante ancora giovani (fino ai 10-12 anni) è preferibile operare in autunno avanzato, appena prima del riposo invernale. Il primo controllo si effettuerà due settimane dopo la ripresa vegetativa in primavera e il filo si rimuoverà definitivamente a fine maggio o inizio giugno. Il materiale da utilizzare è quello in alluminio ramato e va avvolto nel momento in cui il colore del ramo da verde comincia a diventare violaceo: è il periodo di formazione della parte legnosa, quindi sarà breve il tempo impiegato dai rami per fissarsi nella posizione corretta e bisognerà fare più attenzione affinché il filo non incida la corteccia.

Su esemplari già adulti il filo, in questo caso di rame, più robusto, si avvolge ogni due-tre anni nei periodi di riposo, sui rami vecchi, rimuovendolo poco prima dell’estate ed effettuando controlli ogni settimana durante il periodo vegetativo. Se si nota un inizio di incisione del ramo da parte del filo, quest’ultimo va subito rimosso.

La differenza tra bonsai di olivo e olivo bonsai

Sfogliando un catalogo da vivaio si incontra frequentemente la dicitura “olivo bonsai”, che ha una semplice funzione di descrizione commerciale per individuare una precisa tipologia di prodotto, completamente diversa dal “bonsai di olivo”.

olivo bonsai
Olivi bonsai di diverse misure: si notano la ramatura e la chioma portate in forma libera.

Quest’ultimo infatti è un esemplare che ha subìto non solo la ripetuta potatura della parte aerea e dell’apparato radicale, ma anche l’applicazione di una serie di tecniche che ne hanno modellato la chioma ma soprattutto il tronco e i rami. Alle dimensioni molto ridotte, assomma un portamento indotto, una forma artistica e, spesso, un’età avanzata.

L’“olivo bonsai” invece è un soggetto che ha visto la potatura della parte aerea e, talvolta, delle radici, unita a trattamenti con ormoni nanizzanti per mantenerlo di dimensioni contenute. Si tratta di piante di taglia ridotta (ma raramente ridottissima quanto quella del bonsai vero e proprio) e dal portamento normale o al massimo topiario, e sempre piuttosto giovani (max cinque-sei anni).

Le cure quotidiane

  • Esposizione. In primavera e autunno il bonsai di olivo va tenuto in pieno sole, in modo che alla ripresa vegetativa la pianta si accresca vigorosamente, producendo rami robusti, internodi corti e foglie piccole, e si irrobustisca prima del riposo invernale. In estate, il bonsai sopporta unicamente il sole del mattino, mentre dalle 12 in poi va riparato dai raggi troppo caldi che asciugano eccessivamente il substrato. In inverno servono protezioni nelle zone non a clima molto mite (vedi sopra).
  • Annaffiatura. Prima di annaffiare bisogna far asciugare bene il substrato, il che si può verificare in poche ore in piena estate, costringendo anche a due turni giornalieri. Le annaffiature vanno condotte anche d’inverno, ben distanziate (due-tre settimane), somministrando l’acqua di mattina in modo da scongiurare ristagni o eccessi d’umidità. In piena estate si aumenta l’umidità, fornendo al bonsai un sottovaso riempito di ghiaia mantenuta coperta da un dito d’acqua, oppure nebulizzando la chioma nelle giornate più calde.
  • Concimazione. Si effettua esclusivamente nel periodo vegetativo (marzo-giugno e fine agosto-metà ottobre), utilizzando prodotti specifici per bonsai, preferibilmente a lenta cessione, che evitano un’eccessiva concentrazione di sali minerali nel già ridotto substrato.
  • Difesa. Sotto forma di bonsai, l’olivo può sottostare alle patologie classiche delle piante d’appartamento o da balcone, come afidi, cocciniglie, ragnetto rosso, tripidi e fumaggine. Bisogna evitare gli stress idrici e la carenza d’umidità, e controllare spesso il tronco, i rami e la chioma per individuare subito i primi parassiti, quando si possono ancora eliminare a mano. In caso di infestazioni avanzate, si utilizzano i normali agrofarmaci per piante d’appartamento.

Specie e varietà più consone

A differenza degli olivi di taglia normale, tutti appartenenti alla specie coltivata, Olea europaea, i bonsai si possono ricavare anche dalla specie selvatica, O. oleaster o O. europaea var. sylvestris, molto apprezzata per le foglie più piccole, che appaiono più proporzionate alla taglia della pianta. Tuttavia, poiché non è semplice reperire piantine di oleastro da cui partire, è più facile ricavare o trovare in commercio bonsai di olivo coltivato.

bonsai olivo
Bonsai di oleastro: in evidenza le foglie molto piccole.

Le varietà coltivate più adatte alla lavorazione bonsaistica sono Cipressino, Frantoio, Leccino, Maurino e Moraiolo.

Un bonsai di olivo a scopa rovescia di una decina d’anni d’età si può trovare in vendita a partire da 100 euro circa, mentre per forme più elaborate o boschetti (tre o più piante) servono alcune centinaia di euro.

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