Nel Nord Italia raramente si pensa al mirto o mortella quando si cerca un arbusto da giardino, men che meno quando si deve realizzare una siepe di dimensioni contenute. Bene, è arrivato il momento di pensarci seriamente, visto che gli inverni sempre meno freddi consentono un’ampia sopravvivenza di questo cespuglio mediterraneo. L’importante è che la posizione prescelta sia ben soleggiata anche d’inverno, il resto lo faranno le sue doti di robustezza e media rusticità: in una zona riparata e solatia può resistere senza danni anche fino a –5 °C. Dunque in Val Padana diventa una scelta azzeccata, e insolita, anche per il giardino, mentre sulle Prealpi e Alpi si consiglia ancora di coltivarlo solo in vaso, da proteggere in una stanza non riscaldata a novembre e fino a marzo. Tollera fino a 0 e 45 °C, non sopporta invece il vento freddo. Nel Nord va protetto solo se la posizione è poco soleggiata, spostando il vaso in luogo riparato e soleggiato; sulle Alpi va ricoverato in veranda in inverno.
Com'è fatto il mirto
Myrtus communis, famiglia Mirtacee, è originario del bacino del Mediterraneo. Si tratta di un arbusto sempreverde a portamento eretto e cespuglioso, alto fino a 2 m ma dalla crescita molto lenta. Le foglie sono aromatiche, di forma ovale e colore verde scuro. I fiori piccoli, bianchi e solitari, di cinque petali, sono profumatissimi e nascono a partire da luglio e fino a ottobre. Da settembre in poi sono visibili i frutti, piccole drupe ovali di colore viola-nero, dolciastre e aromatiche, molto appetite dagli uccelli.
Motivi di soddisfazione
Saremo soddisfatti di questo arbusto aggraziato, dalle foglie piccole e numerose, e lo saremo soprattutto quando fiorirà, fra aprile e maggio: guardandoli da vicino, i piccoli fiori a stella sono molto scenografici, grazie alla corona di numerosissimi stami candidi sormontati da antere gialle, che ricordano la cresta delle egrette, uccelli esotici.
E saremo deliziati anche quando, da agosto in poi, dondoleranno sui corti piccioli le drupe prima verdi e poi nere, perché potremo anche raccoglierle per preparare il famoso liquore al mirto (rosso), vanto di Sardegna dove il mirto è “endemico”, o la grappa al mirto di ricetta córsa, proveniente dall’isola francese dirimpettaia della nostra. Volendo, però, possiamo anche non aspettare, e confezionare il liquore al mirto (bianco), sempre di nascita sarda, utilizzando le foglie in giugno-agosto.
Mirto poco assetato
Scegliamolo se abbiamo una posizione in pieno sole, mentre in mezz’ombra resiste (soprattutto nel Sud) ma produce meno fiori, e comunque riparata dai venti provenienti da nord. Siamo consci che è lento nella crescita, ma è molto longevo (anche 80 anni). Il terreno non deve essere acido, anzi, preferibilmente calcareo, comunque fertile e ben drenato (odia i ristagni idrici). Per tutto il primo anno dall’impianto va annaffiato con regolarità, poi basterà farlo se non piove per più di 7 giorni in estate e 20 in inverno. Si concima in primavera e autunno con un prodotto granulare a lenta cessione per arbusti. In genere non richiede potatura perché la crescita ridotta abbinata al portamento compatto lo rendono sempre contenuto.
La varietà ‘Tarentina’ è ancora più compatta ed eretta, con crescita più lenta e capacità di resistere benissimo alla siccità, a fronte di fiori leggermente più grandi. Al Nord è obbligatorio addossarlo a un muretto esposto a sud e schermato dai venti.
Per riprodurlo, basta prelevare una talea semilegnosa in agosto.
Anche in vaso
Su un terrazzo con almeno 5 ore di sole, il mirto si coltiva in un vaso in plastica, di diametro di 30 cm per una pianta alta 40 cm. Si rinvasa ad anni alterni in un contenitore di una misura in più, in marzo, ponendo un ottimo drenaggio sul fondo e colmando con una miscela di torba e sabbia di fiume in parti uguali. Le annaffiature saranno regolari ma moderate da maggio a settembre, scarse negli altri mesi. La concimazione segue quella del giardino.