Lippia dulcis è una pianta tropicale appartenente alla famiglia delle Verbenacee, nota fin dai tempi più antichi. Uno dei nomi con cui è conosciuta a livello internazionale è “Aztec sweet herb”, ovvero “Erba dolce azteca”.
Una delle principali caratteristiche di questa pianta, infatti, è la sostanza hernadulcina, presente in elevata quantità, che la rende un potente dolcificante. L’uso delle foglie fresche o essiccate in tisane e bevande è una valida alternativa al comune saccarosio. Ha un sapore particolare, che può risultare addirittura amarognolo in base al gusto personale. Masticandola direttamente può anche ricordare il sapore della liquerizia.
Oltre al suo utilizzo più conosciuto, ha anche numerose altre proprietà, e viene utilizzata come rimedio erboristico sin dall’antichità dalle popolazioni indigene americane. Tutt’oggi ogni nazione sudamericana la utilizza come rimedio per diverse patologie, fra cui l’influenza, le coliche e l’asma. Utilizzandola come infuso o come decotto, può aiutare contro raffreddore, tosse e influenza.
Com'è fatta la Lippia dulcis
Pianta perenne, ha rami ricadenti e striscianti che possono raggiungere il metro di lunghezza, mentre in altezza non supera i 20-25 centimetri; le foglie sono piccole, sottili e verdi scure, opposte e lanceolate, dalla forma ovale, non più larghe di due centimetri. Il fogliame tende a cadere nei mesi più freddi.
Una delle caratteristiche di questa pianta, dal punto di vista ornamentale, è la particolare conformazione del fiore, inizialmente di modeste dimensioni, con piccoli petali bianchi, successivamente sul lato i petali si rivelano essere altre minuscole inflorescenze; approssimativamente la “testa” del fiore misura circa mezzo centimetro di diametro e può arrivare a tre centimetri in lunghezza, mentre le parti più piccole non superano i due millimetri.
Il periodo in cui si può ammirare questa particolare fioritura va da luglio a settembre.
Come si coltiva
Si presta bene alla coltivazione in piena terra così come in vaso, è particolarmente adatta a rimanere appesa, in quanto i rami tenderanno naturalmente ad allungarsi in lunghi stoloni. È una buona soluzione anche per i giardini rocciosi, in quanto la diramazione riesce a farsi spazio anche fra piccoli sassi.
Questa pianta ha bisogno di tanta luce e di numerose ore di sole, ma a parte questo non richiede particolare manutenzione.
Necessita di un terreno ben drenato, anche sassoso e fertile. Un buon accorgimento consiste nel fertilizzare almeno una volta all’anno con humus o compost maturo. Se coltivata in vaso è possibile aggiungere dell’argilla espansa alla base per aiutare l’eliminazione dell’acqua in eccesso.
Richiede una temperatura calda. Può essere coltivata anche al Nord, ma è bene prediligere il ricovero interno nei mesi più freddi o anche per tutto l’anno se necessario. Se l’esemplare è giovane, può sopravvivere anche a una situazione di mezz’ombra, così come a una temperatura più bassa (l’ideale è fra i 15 e i 25 °C); questo ne rallenterà però la crescita. Qualora la si coltivasse all’esterno, dunque, è bene ripararla in inverno e preferire un muro o un angolo del giardino esposto a sud.
Per quanto riguarda l’innaffiatura, è consigliabile attendere che il terreno sia ben asciutto, in estate essa necessita di due annaffiature alla settimana, mentre nei mesi più freddi una volta ogni quindici giorni può essere sufficiente. L’importante è non eccedere, onde evitare ristagni.
Grazie alla sua naturale tendenza a diramarsi in lunghi stoloni, è piuttosto semplice ottenere nuove piantine dalla normale radicazione di questi. Appoggiandosi al terreno, infatti, i rami attecchiscono e possono poi essere trapiantati per generare nuovi esemplari.