La siepe naturalistica offre tantissimi vantaggi sia per il giardino sia per l’ambiente. Scoprite quali sono insieme a noi.

Una siepe naturalistica è un filare di arbusti (cespugli) di specie spontanee tipiche del luogo dove la siepe viene realizzata. Viene chiamata anche “siepe campestre”, proprio perché un tempo questi divisori venivano realizzati a delimitare le proprietà di campagna, utilizzando piantine prelevate in natura nei dintorni, a formare una siepe mista.

Si contrappone alle siepi ornamentali, che vengono realizzate con arbusti coltivati, di specie non autoctone (cioè non italiane). Questo tipo di siepi regna in genere nei giardini di città come di paese, e a sua volta può essere trattata in maniera formale (con taglio regolare in forma) o informale (lasciata libera di crescere, soprattutto se comprende arbusti dalla ricca fioritura).

La siepe naturalistica, invece, ha sempre portamento informale perché deve riprodurre il più possibile l’andamento spontaneo delle piante che la compongono.

Dopo un mezzo secolo circa di oblio, questo tipo di siepe sta facendo nuovamente capolino nei giardini, soprattutto in campagna, perché offre una serie di vantaggi rispetto alla siepe ornamentale.

Siepe naturalistica: quali sono i vantaggi

La siepe naturalistica costa poco: le specie che la compongono hanno poco valore economico perché sono facilmente reperibili in campagna. Volendo invece acquistare le piantine, bisogna rivolgersi ai vivai forestali, dove si reperiscono le piantine autoctone nella zona, a un prezzo decisamente basso.

Essendo piantine spontanee nel territorio, l’attecchimento è quasi matematico: sono già abituate al clima e al terreno del posto, e bisognerebbe proprio lasciarle per tutta l’estate a secco per vederle morire.

La siepe che si compone non stride con il paesaggio, proprio perché le piante sono circa le stesse, mentre, per es., una siepe di tuje fa sempre a pugni con la vista…

Anzi: la siepe risulterà varia e gradevole, scegliendo e alternando le specie che la compongono. Potrete avere bei fiori in primavera, tanti colori dalla primavera all’autunno, e una piacevole produzione di frutti colorati fra l’estate e l’inverno. Volendo, alcune bacche si possono utilizzare anche in cucina…

Per regalare il massimo dal punto di vista estetico, questa siepe va potata una sola volta durante l’anno, fra gennaio e febbraio quando è profondamente dormiente. Si eliminano i rami rotti o secchi, e si riordinano leggermente le dimensioni: tutto qui!

Proprio per la sua natura spontanea, adatta all’ambiente, sarà difficile che la siepe si ammali o venga attaccata gravemente dai parassiti: le specie autoctone sanno difendersi da sole e, ovviamente, non richiedono i trattamenti con fitofarmaci!

Addirittura, se la siepe è fitta riesce ad abbattere l’inquinamento (per es. vicino a una strada trafficata o a una ferrovia) e a ridurre il rumore, mantenendo anche un’efficace funzione frangivento. Se collocata su un terreno in pendenza, le radici sono in grado di trattenerlo evitando movimenti franosi.

Scegliendo specie dai rami spinosi, avrete una perfetta siepe di recinzione per il giardino, anti-intrusione, che uomini e animali selvatici non riusciranno a varcare.

Infine, le specie autoctone offrono rifugio agli animaletti selvatici, come gli uccellini che nidificheranno fra i rami in primavera-estate (non disturbateli!), e i ricci: entrambi sono insettivori e, in cambio dell’ospitalità, vi aiuteranno nella lotta agli insetti nocivi al giardino. Le fioriture primaverili richiameranno invece le api.

Siepe naturalistica: pochi svantaggi

Come già detto, la reperibilità delle piantine non è immediata come per un banale lauroceraso o un’ubiquitaria tuja.

Chi ama le forme squadrate non potrà tollerare l’“anarchia” di questa siepe, né il fatto che d’inverno si spogli quasi completamente (in genere queste specie sono caducifoglie).

Se poi la siepe deve “fare scena”, stupire per esoticità o per contrasto, questa scelta risulta completamente sbagliata, proprio perché si fonde al paesaggio circostante.

Infine, non la scelga chi è terrorizzato dalla fauna selvatica: la siepe ospiterà anche lepri, fagiani, topolini di campagna, ramarri, salamandre, orbettini, biacchi, rane, lombrichi, ragni ecc., tutti animaletti innocui per l’uomo, gli animali domestici e le piante coltivate.

Siepe naturalistica: le specie

Per il Nord e Centro Italia, lungo tutto l’Appennino e sulle montagne siciliane le specie che compongono una bella siepe naturalistica sono: biancospino (Crataegus monogyna), sanguinella (Cornus sanguinea), (Ligustrum, varie specie), prugnolo (Prunus spinosa), rosa canina (Rosa canina), olivello spinoso (Hippophae ramnoides), pero selvatico (Pyrus pyraster), pero corvino (Amelanchier ovalis), nocciolo (Corylus avellana), frangola (Rhamnus frangula), viburno (Viburnum lantana), sambuco (Sambucus nigra), berretta da prete (Euonymus europaeus), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), ginestra di Spagna (Spartium junceum), coronilla (Coronilla emerus).

Per il Sud Italia e le isole, in aggiunta alle specie già elencate, si possono piantare le specie della macchia mediterranea: lentisco (Pistacia lentiscus), artemisia arborea (Artemisia arborescens), fillirea (Phillyrea latifolia), alaterno (Rhamnus alaternus), teucrio (Teucrium fruticans), osiride (Osyris alba), gnidio (Daphne gnidium), palma di S. Pietro (Chamaerops humilis).

Per approfondire

SIEPI E FILARI CAMPESTRI
Progettazione, realizzazione e mantenimento
1860 - Ultima modifica: 2018-12-10T11:06:32+01:00 da Claudia Notari
La siepe naturalistica: perché realizzarla - Ultima modifica: 2018-12-10T11:09:17+01:00 da Elena Tibiletti