Pare che il futuro sarà coltivare in idrocoltura in ogni spazio interno disponibile, sfruttando magari cave dismesse, fabbriche abbandonate e altre strutture indoor. Accadrà per l’agricoltura tradizionale, e già accade nel senso che esistono già soprattutto start-up (cioè piccole aziende sperimentali) che hanno attivato questo genere di coltivazione idroponica (cioè in sola acqua, senza terra).
Ma accade anche al privato cittadino che, per esempio, non dispone di un orto, un giardino, un terrazzo o un balcone, ma solo delle mura domestiche, e ciononostante ha voglia di autoprodurre qualche piantina d’insalata, di basilico, di menta o di pomodoro, o magari qualche fiore che sia di compagnia nel cemento cittadino. Possibilmente senza fare fatica, senza doversi ricordare di bagnare ogni giorno, concimare ecc.
Ebbene, adesso esistono numerosi apparecchi domestici che consentono un’idrocoltura casalinga, senza pensieri (o quasi), ma solo con i benefici della vista delle piantine o del consumo delle loro parti. A carico del proprietario solo l’aggiunta d’acqua quando l’apparecchio lo segnala ed eventualmente del concime. E naturalmente lo stacco delle foglioline o dei frutti al momento del consumo!
COME sono fatti gli apparecchi per idrocoltura
Si tratta di apparecchi elettrici digitalizzati muniti di display di controllo delle funzioni, a volte anche comandabili tramite App da telefono o tablet: una volta impostati i parametri giusti (la specie coltivata, la quantità d’acqua inserita, la concimazione laddove necessaria), sarà il dispositivo a creare le condizioni giuste per la germinazione, crescita e produzione della pianta.
Ne esistono diversi modelli che sostanzialmente sono abbastanza simili fra di loro. C’è una base nella quale è contenuto il serbatoio dell’acqua e dove spesso alloggia anche il dispaly di comando. Nella base incavata è possibile alloggiare da una a sei piantine – dipende dai modelli –, più grande la prima, più piccole le seconde, il cui fondo dei vasi viene messo in contatto con l’acqua rilasciata in modo programmato (cioè non stanno a mollo nell’acqua, ma la assorbono pian piano secondo necessità). Il serbatoio è dotato di spia di svuotamento, che può anche essere comunicata all’App avvisando così il proprietario di dover rifornire il liquido. In alcuni modelli il concime (liquido per idrocoltura oppure fornito in bottigliette dal rivenditore dell’apparecchio) si aggiunge una sola volta a inizio coltura nell’acqua, in altri invece va aggiunto a cadenza stabilita dall’analizzatore dell’acqua interno all’apparecchio (anche qui, con spia sul display e avviso via App). Ci sono anche modelli che contengono già il concime nella capsula di coltura contenente i semi.
Cosa COLTIVARE
Sì, perché quando l’apparecchio è da 1-3 piante, queste possono essere acquistate ovunque e inserite subito dopo nel macchinario. Quando invece la base ha sei alloggi, questi ospitano capsule (simili a quelle del caffè) riempite da un substrato torboso di coltura già fertilizzato e da qualche seme della varietà prescelta: in genere la scelta è fra una decina di aromatiche o altre piante alimentari. In questo caso basta aprire la capsula secondo le istruzioni, inserirla nell’alloggiamento, impostare il display e aspettare che le piantine siano pronte per l’uso.
Come FUNZIONANO gli apparecchi per idrocoltura
Impostato il display in base alle specie inserite, basta accendere start e godersi solo lo spettacolo della crescita. Questi apparecchi hanno un “cappello” o una parte sovrastante con una lampada a led che emette i lux richiesti dalle piante nelle diverse fasi di crescita. Così al momento della germinazione la luce si intensifica, per poi diminuire man mano che la pianta si avvia a maturità e poi a fine coltura. In certi modelli il cappello si sposta verso l’alto lungo un braccio verticale per seguire l’accrescimento del vegetale. In tutti può essere rispettato il ritmo circadiano, ossia le ore di luce e di buio, oppure si può impostare un’illuminazione continua h24 (per esempio per ottenere solo i germogli o far crescere in fretta il basilico). La luce riproduce fedelmente quella solare, nelle diverse lunghezze d’onda nell’arco della giornata e consente una crescita perfetta.
Quando poi le piantine coltivate si avviano al naturale deperimento, si rimuovono i vasetti, si sciacqua bene il serbatoio, si pulisce con una spugnetta appena inumidita tutto il corpo macchina (naturalmente dopo aver staccato la spina dalla corrente), si lascia asciugare e si ricomincia con nuove piante.
PERCHÉ comprarli
Certo non sono macchine economiche, perché il prezzo minimo parte da oltre un centinaio di euro, ma se può essere l’unica soluzione per coltivare il prezzemolo o la viola del pensiero, ci si può pensare. Oltretutto la coltivazione indoor offre l’indubbio vantaggio di non portare malattie o parassiti, perché l’ambiente è controllato (non entrano afidi in casa) e mancano il terriccio e l’acqua, ambedue veicoli di malattie fungine). Le dimensioni? I più piccoli sono grandi quanto una piccola stampante. L’estetica? Ce ne sono di deliziosi, in stile minimalista o revival ’70, per intonarsi con diversi stili d’arredamento.
PLANTUI, il più piccolo
Si tratta di un giardino idroponico (privo di terra) da interni, con un sistema semplificato di semina mediante capsule che contengono le sementi e un software centrale che gestisce sia la luce, sia l’irrigazione. Il software adotta un determinato spettro luminoso e un’irrigazione ravvicinata durante la germogliazione, per poi cambiare luce e acqua in modo da favorire la crescita rapida della pianta: man mano che la pianta cresce si distanzia manualmente il cappello con le luci e il sistema riconosce l’altezza di crescita e ricalibra irrigazione e spettro. Il sistema segnala con un lampeggio l’esaurimento dell’acqua, alla quale vanno aggiunti 2 g/l di fertilizzante minerale, fornito con le capsule. Le confezioni sono da 3 capsule, per una scelta fra 42 diversi ortaggi e aromi. Attraverso il cappello si programma lo spegnimento notturno (8 ore) e anche la “pausa vacanze”, durante la quale acqua e luce si tarano per mantenere in vita le piante senza farle crescere. Inoltre si avvia il programma di pulizia con acido citrico anticalcare a fine ciclo di coltivazione. È disponibile in 2 modelli, da 6 piante ampliabile a 12, in 3 colori (grigio, rosso e bianco), oppure da 3 piante non ampliabile (solo bianco).
SERRANOVA@MT.0, la più grande
È una serra a ciclo chiuso, dotata di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana che viene utilizzata per irrigare le piante e che poi percola, viene raccolta, depurata e riutilizzata per l’irrigazione; di pannelli fotovoltaici che accendono le lampade a led e danno energia al depuratore Ami53 che depura l’aria all’interno da pollini, batteri e polveri sottili. All’interno ci sono speciali teli contenenti terre rare in grado di catturare e rilasciare i raggi solari fra 300 e 700 hertz necessari per la fotosintesi. Questi, combinati con le luci accese dalle 3 alle 24, permettono alle piante di quadruplicare la velocità e l’entità della crescita. Le piante vengono coltivate su fibra di cocco e fertilizzante biologico a lento rilascio sufficiente per un anno. Il modulo base, da 2,47 x 6 x 2,40 m, permette di coltivare fino a 860 piante in vaso da 12 cm ø, e costa da 30 a 38mila euro, a seconda del sistema domotico. La manutenzione è pari a zero.