Ha 250 milioni di anni ma non li dimostra: è il più antico albero deciduo che sia sopravvissuto fino ai giorni nostri. Il Ginkgo biloba è un maestoso e svettante albero piuttosto comune nei giardini pubblici e privati impiantati all’inizio del secolo scorso (dal che si deduce che si tratti di una specie ben più che longeva, fino a 1.000 anni!) e ripreso da qualche amministrazione comunale come alberatura stradale negli anni ’90. Incautamente, verrebbe da dire, perché è una pianta dioica, vi sono cioè piante con fiori solo maschili e piante che portano solo fiori femminili, che poi producono un frutto simile a una grossa ciliegia, di color albicocca, di aspetto cereo, che emana un odore mefitico quando viene calpestato. Per questo motivo si preferiscono le piante maschili, ma il sesso femminile è in netta maggioranza: fino a quando, di solito verso il ventesimo anno di età, non vengono prodotti “fiori”, non è possibile distinguere la pianta maschile dalla femminile…
Salvato nei templi orientali
Per molto tempo si ritenne che il ginkgo fosse scomparso: lo si conosceva soltanto attraverso i fossili, che si ritrovavano in un’area molto estesa, praticamente in tutto l’emisfero Nord, perché allo stato spontaneo non esisteva più. Poi, alla fine del XVII secolo, Engelbert Kaempfer, chirurgo e botanico tedesco, scoprì in Giappone questa pianta così speciale e ne rimase così colpito da battezzarla “ginkgo”, da un termine giapponese che significa “albicocca d’argento”, con riferimento al colore dei frutti.
L’albero è stato salvato nei giardini dei templi religiosi in Cina, Giappone e Corea, dove è molto presente: l’esemplare più grande e forse il più vecchio si trova nella terra del Sol Levante, nel giardino del tempio buddista di Zempukuji: la circonferenza del tronco è di 9 m per 20 m di altezza e un cartello afferma che risale al 1232.
La prima pianta in Europa fu introdotta nel Giardino botanico di Utrecht attorno al 1750; in Italia compare nello stesso anno nell’Orto botanico di Padova dov’è tuttora viva e vegeta. L’Orto botanico di Parma, per la sua unicità e in ricordo del primo esemplare introdotto nel 1791, ha adottato il Ginkgo biloba come simbolo.
Le foglie del ginkgo, "fossile vivente"
È l’unico rappresentante esistente della famiglia delle Ginkgoacee, a sua volta appartenente al gruppo delle Gimnosperme (la divisione vegetale superiore più antica, in cui gli organi riproduttivi non sono evidenti), come le Conifere, con le quali però ha in comune solo il tipo di “fiore”, non racchiuso in un ovario.
Le foglie sono bilobate (donde lo specifico biloba assegnato da Linneo), solcate da nervature a ventaglio e disposte alterne sui rami: nel Giurassico e nel Cretaceo tutte le piante possedevano questo tipo di foglia, evidentemente la più evoluta per l’epoca, ma poi decisamente sorpassata da tutte le altre tipologie (lanceolate, cuoriformi, penninervie, parallelinervie ecc.) che oggi vediamo comunemente. Di tutte queste antichissime piante è rimasto solo il ginkgo, che sfoggia foglie diversissime da quelle attuali, a ricordarci il suo primato di "fossile vivente".