C’è un genere, ancora non molto noto, che esprime enormi doti ornamentali e di adattabilità e che pertanto merita di venire conosciuto e apprezzato su vasta scala: è il genere Cornus. Fra i maggiori esperti di queste piante, Davide Picchi del vivaio La Casina di Lorenzo ve ne svela i segreti.
1) Quali sono le varietà più belle di Cornus?
Premesso che le elevate doti ornamentali di questo genere sono fuori discussione, una selezione delle migliori specie e cultivar inevitabilmente non può essere che soggettiva. Posso solo osservare che le specie con le brattee a corona intorno all’infiorescenza (Cornus florida, C. nuttallii, C. kousa) destano in genere entusiasmo, curiosità ed emozione.
2) Quali le più rare?
Le rarità possono rivelarsi deludenti, il che ne spiega la scarsa reperibilità. Nel mondo vegetale non è sempre così: difficoltà di propagazione, coltivazione e adattamento a diverse forme d’allevamento possono portare un intero genere alla rarefazione dell’offerta. I Cornus più rari non sono di facile riproduzione: fra questi alcuni sono indubbiamente spettacolari. È il caso di C. florida ‘Plena’, con brattee doppie simili a rose bianche, C. nuttallii ‘Gold Spot’, con foglie variegate di giallo e brattee bianche, rifiorente in estate, C. kousa ‘Satami’, con brattee rosa di grande persistenza, C. florida ‘Royal Red’, con brattee giganti del più profondo rosso ecc.
3) In quali zone d’Italia coltivarli in giardino?
I Cornus provengono da svariate aree del pianeta, inevitabilmente con condizioni fitoclimatiche quanto mai variegate: la caratteristica che le unisce consiste nell’umidità dell’aria e quindi del suolo, che confina in poche settimane le siccità estive. Se ne deduce che vanno evitate le nostre aree meridonali costiere e di pianura, troppo aride, mentre le zone di media montagna e tutto il Centro-Nord sono senz’altro più adatti.
4) Quale la corretta procedura d’impianto?
Essendo quello dei Cornus un genere molto composito, non può esistere uno schema valido per tutte le specie: i Cornus più sensibili alle caratteristiche del suolo sono quelli a brattee colorate. Per avere successo, è necessario scavare buche piuttosto ampie (1 x 1 m x 80 cm), mescolando poi alla terra preesistente torba bionda, letame pellettato e cornunghia. La buca va riempita con questo substrato che, ben amalgamato, fornirà l’ambiente migliore per uno sviluppo uniforme e vigoroso. Il periodo più adatto per la messa a dimora va da settembre a dicembre; da scartare invece la primavera, troppo vicina alle siccità estive. In assoluto i mesi migliori sono settembre e ottobre, perché la pianta ha il tempo, prima del rallentamento della crescita e della quiescenza invernale, di assestarsi nel nuovo sito, affrancandosi con le radici ed evitando di farsi cogliere impreparata all’arrivo della successiva estate. Ed è un consiglio che vale per ogni tipo di pianta rustica.
5) E dopo l’impianto, come procedere?
Se la pianta viene messa a dimora in primavera, bisognerà assisterla con annaffiature abbondanti e regolari, qualora non piovesse a sufficienza. È importante che il terreno non si asciughi mai completamente, ma è altresì da evitare l’impantanamento della terra a causa di annaffiature troppo abbondanti. Anche per impianti di fine estate-autunno va rispettata la medesima condizione appena spiegata: in genere il cielo semplifica il lavoro grazie ad abbondanti piogge.
Tolti i Cornus a brattee colorate, quasi tutte le altre specie e cultivar necessitano di minori attenzioni, tranne un’abbondante irrigazione subito dopo l’impianto.
6) Resistono all’inverno?
Eccetto C. capitata, originario della Cina Sud-orientale, sempreverde e un po’ più delicato degli altri, tutti gli altri Cornus non vengono danneggiati dagli inverni italiani: potete coltivarli ovunque vi siano le condizioni climatiche sopra indicate, resistendo anche a temperature inferiori a –25 °C.
7) Vanno potati?
La potatura sistematica si effettua solo sui Cornus da corteccia, quali C. sibirica, C. alba ecc., che mostrano le loro doti in inverno: cadute le foglie – peraltro spesso di notevole effetto sia per le eleganti variegature, sia per le colorazioni autunnali –, i rami giovani (1-2 anni) spiccano per le vistose tinte, come arancio, giallo, rosso, verde acceso… Divengono sempre più colorati man mano che procede la stagione, fino a raggiungere, nel cuore dell’inverno, stagione avara di cromatismi, un insuperabile zenit.
Diverso il caso di C. canadensis, un’erbacea perenne con sviluppo a cuscino, amante del sottobosco e di un substrato torboso e acido. Dopo la fioritura (una vera e propria nuvola di brattee bianche), si effettua una potatura radicale degli steli, in genere a fine estate.
Tutti gli altri Cornus non esigono potature frequenti, se non al fine di eliminare rami secchi o poco vigorosi, oppure per conferire la forma al soggetto.
8) Si possono coltivare in vaso?
L’apparato radicale, ricco di capillari e formante un intrico compatto e relativamente poco esteso, consente (al pari di limoni, azalee, gardenie ecc.), un notevole adattamento alla vita in vaso. Soprattutto le specie a fioritura primaverile spettacolare, quali C. kousa, C. florida, C. nuttallii e loro cultivar, si adattano così bene alla coltivazione in contenitore da non sfigurare con i consimili in piena terra.
La cresicta in vaso sarà più modesta: essendo specie che, in natura, divengono piccoli alberi, un contenitore di 60 x 60 x 60 cm è, a fine coltura, assolutamente necessario. Con terriccio acido, drenato dall’aggiunta di un quarto di lapillo vulcanico e concimato con sostanza organica bilanciata dall’aggiunta di un agente chimico (tipo 20.20.20), assisterete a fioriture ancor più esagerate dei soggetti posti in giardino.
Le annaffiature saranno senza risparmio in estate: nei periodi più caldi anche due volte al giorno, di mattina presto e di sera tardi.
9) Quali sono i loro nemici?
In condizioni ottimali di coltivazione, vengono difficilmente colpiti da avversità. Il mal bianco si può far sentire in estati particolarmente umide; si sconfigge spolverando, la mattina presto, zolfo in polvere, e bruciando tutte le foglie cadute in autunno.
Alcuni vermi del legno possono attaccare piante in difficoltà; si eliminano manualemtne mediante un filo di ferro da inserire nel foro d’ingresso e da far scorrere fino in fondo, così da uccidere il parassita.
Se l’esemplare viene colpito da cancri rameali o basali, asportate l’area infetta e disinfettate il taglio con ossicloruro di rame.
La clorosi ferrica indica la presenza di substrato non idoneo; va combattuto con sequestrene applicato sia al suolo sia sul fogliame, o con la sostituzione della terra originaria.
10) Possiamo consumarne le bacche?
Fra le due specie indigene, C. mas (l’altra è C. sanguinea) è noto per il legno durissimo e inattaccabile e per le corniole (frutti), commestibili ma a maturazione lunghissima (come le sorbe). C. mas è anche una specie pregata per il giardino, sia per il portamento elegante sia per la fioritura composta da innumerevoli stami gialli, che donano un aspetto vaporoso alla pianta e che sbocciano alla fine dell’inverno; ne esistono diverse varietà coltivate.
Le bacche di tutte le altre specie, seppur non tossiche, non hanno interesse alimentare: rivestono però un ruolo ornamentale, sia per la persistenza che per le forme e i colori, e un compito ecologico, essendo appetite dagli uccelli che ne facilitano così la dispersione dei semi e la riproduzione.