La galaverna è un meraviglioso fenomeno meteorologico che imbianca i paesaggi, i manufatti e le piante come se fosse nevicato, senza che sia caduto nemmeno un fiocco.
Perché si verifichi, si devono instaurare contemporaneamente una temperatura sotto lo zero, un filo di vento e una nube o un banco di nebbia formati da una miriade di goccioline d’acqua in sospensione nell’atmosfera allo stato sopraffuso (vale a dire ancora allo stato liquido nonostante la temperatura proibitiva).
Queste goccioline si cristallizzano in ghiaccio se urtano contro un ostacolo: il filo di vento le spinge su cancellate e foglie, bacche e catene, muretti e rami, sui quali le gocce congelano all’istante. Man mano si deposita una specie di crosta di ghiaccio (che rimane però molto leggera e facilmente rimuovibile) che si allunga verso la direzione da cui proviene il vento.
Se il calore diurno viene velocemente dissipato dal freddo e permangono le condizioni indicate, il deposito si ispessisce e si allunga: i cristalli di galaverna crescono ogni giorno da 1 a 3 cm, creando costruzioni incredibili, torri, rocce, stalagmiti...
Se le gocce di nebbia sono più grosse e il vento è più forte, si forma invece la calabrosa.
Se sulle superfici piane cadono minuscole gocce di pioggia che, in virtù della temperatura sotto zero, gelano immediatamente in cerchi concentrici di sottili strati di ghiaccio, si ha il gelicidio, apprezzabile anche su ceppi d’albero e tavoli da giardino in pietra.
La galaverna non ha nulla in comune con la brina, che non è coinvolta dal processo di soprafusione delle gocce d'acqua e si forma per brinamento del vapore sulle superfici raffreddate a causa della perdita di calore per irraggiamento durante la notte. La brina si produce in assenza di nebbia con temperature inferiori a –8 °C e un'umidità relativa dell'aria superiore al 90%.