Se abitate dalla Val Padana in giù e state cercando qualcosa di diverso per il vostro giardino o terrazzo, una pianta dai fiori vistosi e insoliti, provate la cesalpinia. Dà il suo meglio al mare, ma è coltivabile anche nel resto d'Italia, con le debite precauzioni.
Com'è fatta la cesalpinia
Il genere Caesalpinia è stato creato da Linneo in onore del botanico italiano Andrea Cesalpino. Vi appartengono, fra le numerose specie tutte originarie dei Paesi tropicali, le ornamentali Caesalpinia gilliesii, C. pulcherrima e C. echinata, delle quali la prima è quella più facilmente reperibile in Italia. Oggi il nome scientifico corretto è Erythrostemon gilliesii, mentre quello comune è poinciana o uccello del paradiso.
Originaria di Argentina e Uruguay, è un arbusto o piccolo (massimo 4 m d’altezza) albero dal portamento leggero e aperto, che tende progressivamente a spogliarsi in basso, con numerosi rami arcuati. Su di essi si sviluppano le foglie (lunghezza 14 cm) composte da numerosissime foglioline ovali – da buona Leguminosa –, glabre e color verde intenso, caduche in inverno.
Si fa notare per la vistosa fioritura che incomincia a fine maggio e si protrae sino ad agosto: all’apice dei rami sbocciano infiorescenze a racemo, erette, lunghe fino a 20 cm, formate da corolle papilionacee di 5 petali giallo uovo con 10 stami rosso scarlatto molto lunghi (fino a 8 cm) e sporgenti, in una costruzione quasi rococò che attira immediatamente l’occhio dell’osservatore.
Utilizzatela come punto focale al centro di un’aiuola o ai lati dell’ingresso, oppure come cespuglio piantato in almeno 3-4 esemplari a formare una piccola macchia.
Come si coltiva
In inverno, raramente nel Meridione subisce danni, se è in un punto riparato dai venti, poiché tollera fino a –3 °C. Nel Nord (Val Padana) è consigliabile approntare alle piante giovani (di meno di 5 anni), oltre alla posizione riparata, una pacciamatura alla base e un avvolgimento con 1-2 teli di non tessuto; sulle piante adulte può bastare la pacciamatura; va comunque collocata in posizione riparata dai venti freddi e soleggiata anche durante l’inverno.
È coltivabile anche in vaso di plastica, del diametro minimo di 50 cm, da ritirare sul pianerottolo o in veranda in zone molto fredde.
Desidera un substrato fertile e sciolto, sempre molto drenato. Si annaffia in estate appena il terriccio si è asciugato; in vaso anche 2 volte a settimana. In vaso, in aprile e in ottobre gradisce una concimazione granulare con un prodotto per arbusti da fiore.