Il tetto piano di un condominio, la copertura catramata di un garage, la soletta in cemento sovrastante il piano terra: sono tutte superfici che hanno in comune alcune caratteristiche, come il fatto di non essere calpestate, la possibilità di essere però osservate dalle finestre e la bruttezza estetica del rivestimento. Aggiungiamo inoltre che costituiscono superfici più o meno vaste che in inverno disperdono il calore, ma lo assorbono in estate, creando in ogni stagione un ambiente inospitale al proprio interno e costringendo ad attivare apparecchiature che equilibrino la temperatura, con grande dispendio energetico.
Eppure un’alternativa concreta esiste: si tratta della copertura verde o tetto verde, cioè dell’inserimento di piante vive e permanenti, dopo aver approntato opportuni accorgimenti volti alla salvaguardia delle strutture murarie e del benessere dei vegetali. Alla base della copertura verde c’è l’idea di valorizzare superfici altrimenti destinate al totale abbandono, che imbruttiscono le città e rendono sgradevole il panorama a chi ogni giorno vi posa gli occhi.
I tipi di copertura
Le superfici non calpestabili si differenziano in base alle loro caratteristiche costruttive: un conto è il tetto di un garage, che comunque deve reggere in caso di nevicate e consentire il passaggio di operatori per le manutenzioni, un altro è il tetto piano di un edificio o una superficie in cemento o asfalto a pianterreno, che sono assai più resistenti.
A seconda della loro resistenza al carico, cioè della capacità di sopportare pesi per metro quadrato, saranno possibili interventi di due tipi: intensivo, con un manto di substrato spesso almeno 20 cm; estensivo, con uno strato non superiore ai 10-12 cm.
In base alla scelta, legata anche al fattore economico, saranno possibili soluzioni differenti, di maggiore o minor effetto decorativo. Non cambieranno però gli importanti vantaggi legati alla presenza della copertura verde (vedi in fondo).
Come funziona il tetto verde
Ecco come viene realizzata una superficie di verde pensile, tenendo conto del fatto che in Italia sono già diverse le aziende che la propongono, e ciascuna ha sviluppato propri sistemi. Partendo dal basso, si incontrano: una lamina metallica, una membrana anti-radice; uno strato di materiale drenante (lapillo vulcanico grossolano o materiale affine); in alternativa, una base alveolare di plastica speciale, che tenga sospeso il substrato e consenta la circolazione di aria e acqua, oppure un materassino di materiale sintetico riciclato, che svolge la stessa funzione; uno strato di tessuto filtrante; uno strato di lapillo vulcanico medio-fine e di terriccio drenato; la copertura vegetale.
Questi materiali, di per sé non costosi e di lunga durata, consentono a qualsiasi superficie piana di trasformarsi in un ambiente idoneo per la crescita di piante a bassa o nulla manutenzione. In questo giardino nato dal nulla arriveranno api e farfalle e uccellini, contribuendo così a ripopolare di vita le città soffocate dal cemento.
Estensiva: un tappeto colorato
La scelta vegetale più semplice, meno costosa e con maggior garanzia di attecchimento consiste nell’inserimento dei Sedum, piante erbacee succulente con foglie carnose e fiorellini gialli, azzurri, bianchi o rosei. In tutto ce ne sono circa 300 specie (con numerose varietà), annuali o perenni: una trentina sono spontanee in Italia. Tra esse c’è l’erba pignola, cioè il Sedum acre, che cresce in montagna, su terreni poveri di sostanze nutritive, e prospera nei muretti a secco.
La caratteristica di queste specie è di essere estremamente frugali per quanto riguarda il terreno e le necessità d’acqua (bastano pochissimi centimetri di terra e l’irrigazione non serve). Per metterle a dimora, le piante vengono allevate in contenitori alveolari e poi distribuite direttamente sul terreno. Dal momento che le specie differiscono tra loro per la forma e il colore delle foglie (che spazia dal verde azzurro al rosso corallo), per la taglia e per il colore dei fiori, è possibile variare gli accostamenti e creare una copertura variegata e ininterrotta. Non appena si radica nel terreno, il Sedum inizia a far correre i suoi fusti striscianti, dai cui nodi nascono nuove piante. L’unico limite è quello della calpestabilità: le foglie sono paragonabili a pacchettini di liquido, e se vengono schiacciate si rompono irrimediabilmente.
In genere le aziende specializzate in coperture verdi preparano le piante in contenitori alveolari, in modo che ognuna abbia il proprio pane di terra. Di norma si usano 40 alveoli per metro quadrato: un tetto che venga allestito a giugno, per fine settembre sarà quasi completamente coperto da queste piante generose. Esistono anche appositi mix di diversi Sedum, di gradevole effetto cromatico in ogni stagione, con fioriture concentrate nel periodo tardo primaverile ed estivo.
Quanto alle piante infestanti, anche se spuntassero morirebbero nel cuore dell’estate, a causa della siccità. La copertura delle foglie di Sedum, inoltre, è molto fitta e tale da ostacolare l’attecchimento di semi estranei.
Intensiva: forme diversificate
Se invece si sceglie una copertura intensiva, la gamma delle piante da mettere a dimora è assai più ampia: oltre ai Sedum, infatti, si possono impiegare Cotoneaster, Lonicera, Berberis thumbergii, Jasminum nudiflorum, Elaeagnus ebbingei e numerosi altri arbusti: a questo punto entrano in gioco i gusti e le preferenze del committente.
Si può così creare un vero e proprio giardino, ideale per le superfici costantemente esposte alla vista, dove le piante avranno altezze variabili e caratteristiche diverse ma, accostate fra loro, producono un bellissimo effetto.
In questo caso però, oltre a verificare la portanza della superficie da coprire (lo strato di terra richiesto è maggiore), sarà necessario prevedere un sistema d’irrigazione mediante centralina (quindi con allaccio all’acquedotto) e tubi microforati o gocciolatori, e incrementare il sistema di raccolta regolare dell’acqua. La verifica dell’impianto va condotta ogni anno in primavera, prima della ripresa vegetativa.
In futuro
Per favorire la diffusione capillare dei tetti verdi nelle nostre città occorre in primo luogo abbandonare l’idea di realizzare veri e propri giardini, in particolare su superfici non percorribili o non osservabili da brevi distanze, quali le coperture dei capannoni industriali, dei garage a silos ecc. Conviene privilegiare soluzioni semplici, ispirate ai criteri del recupero ambientale, in grado di assicurare coperture compatte e gradevoli a costi competitivi.
Le coperture verdi per i tetti piani sono assai diffuse nel Nord Europa, e sarebbe auspicabile che diventassero la norma anche da noi, magari imponendole per le nuove costruzioni, sia private che pubbliche: ad esempio sui tetti degli enti pubblici, degli ospedali, delle fabbriche, delle scuole. Metrature pazzesche, per superfici abbandonate al caldo e al freddo, prive di vita: che potrebbero diventare giardini e dare respiro alle nostre inospitali città.
Tutti i vantaggi del tetto verde
- Aumento dell’inerzia termica dei locali sottostanti, che si raffredderanno più lentamente d’inverno e soprattutto si riscalderanno di meno in estate, anche per la riflessione di una parte dei raggi solari.
- La dispersione termica in uscita, dall’interno verso l’esterno, può arrivare a dimezzarsi; nel cuore dell’estate, la temperatura a terra di un tetto piano nero può arrivare fino a 85 °C, contro i 30 °C di una superficie inerbita.
- Miglior gestione delle acque piovane, che vengono in parte trattenute dal substrato (per un volume dal 55 all’85%) e affluiscono più gradualmente nella rete idrica, dopo essere state filtrate dal substrato stesso e quindi senza trasportare terriccio.
- Una diffusione massiccia di coperture verdi, per esempio, ridurrebbe in modo significativo il rischio delle inondazioni, perché rallenterebbe molto il tempo di deflusso delle acque che invece, in caso di precipitazioni intense, passano immediatamente dalle superfici impermeabilizzate alle fognature, e da queste ai corsi d’acqua.
- Isolamento acustico per i locali sottostanti (circa 5 dB). La presenza della copertura vegetale riduce la sensazione del rumore in casa.
- Riduzione dei costi di riscaldamento e di condizionamento. La coibentazione consente un clima più stabile e più gradevole nei locali sottostanti.
- Riduzione della presenza di inquinanti nell’aria. Le piante, con il loro potere depurativo, svolgono una vera e propria funzione anti-smog.
Tutti i costi del tetto verde
- Variano sensibilmente in funzione delle caratteristiche del luogo, delle problematiche tecniche per raggiungere l’area da inverdire con le attrezzature, i materiali e le piante. E queste ultime possono incidere parecchio sul costo finale. Molto indicativamente si può parlare di 80-100 euro per mq per un impianto estensivo, da 100 euro in su per quello intensivo, a seconda del tipo di piante e di arbusti che si metteranno a dimora e della loro dimensione.
- Le realizzazioni con elevati livelli di complessità (utilizzo di specie coltivate in vaso, elevati spessori di substrato, allestimento di irrigazione e drenaggio) sono caratterizzate da costi cospicui.
- Una sensibile quota dei costi è imputabile al materiale vegetale (16-20 piante/mq, nel caso di piante erbacee; 5-9 piante/mq, se si tratta di tappezzanti arbustive) e alle modalità di impianto (utilizzo di specie coltivate in vaso).
- L’intervento intensivo è consigliabile anche per le zone poste a pianterreno che, pur senza essere calpestabili, sono maggiormente fruibili da chi le attraversi percorrendo camminamenti appositamente realizzati. Il caso tipico è quelli dei cortili interni condominiali posti sopra i garage o dei cortili aziendali sui quali si affacciano finestre di uffici o sale riunioni.