La famiglia delle Bromeliacee contiene più di tremila specie ripartite in 56 generi. Sono piante a distribuzione neotropicale. Ciò significa che possono essere incontrate allo stato spontaneo solo nelle foreste tropicali e subtropicali del continente americano.
Dove vivono le Bromeliacee
L’unica eccezione fino a oggi conosciuta è la rara Pitcairnia feliciana che cresce nelle fenditure delle rocce nelle foreste della Repubblica di Guinea in Africa. Per il resto il loro areale di distribuzione va dal Cile e l’Argentina in Sud America, attraverso l’America centrale e i Caraibi, raggiungendo il loro limite più settentrionale in Virginia e nel Sud-Est degli Stati Uniti. Il Brasile risulta il paese con la maggiore diversità di specie di Bromeliacee.
Le Bromeliacee crescono dal livello del mare fino ai quattromila metri di altitudine, adattandosi a una vasta gamma di habitat: dai caldi e aridi deserti, fino alle fresche cime delle montagne, passando per le umide foreste pluviali.
Possono crescere affondando le radici direttamente nel terreno, in pieno sole lungo spiagge sabbiose o all’ombra di un sottobosco tra la lettiera di foglie e detriti di legno. Esistono anche specie così dette casmofite, in grado di ancorarsi sui duri affioramenti rocciosi, dove le radici penetrano nelle crepe e fessure per rintracciare l’umidità e la sostanza organica. La maggior parte delle Bromeliacee, tuttavia, appartiene alla categoria delle epifite: piante che crescono senza alcun problema su altre piante, che possono essere grandi alberi, cespugli o cactus.
Non di rado, nelle regioni tropicali, dove l’umidità atmosferica raggiunge concentrazioni molto elevate, si possono incontrare Bromeliacee che prosperano con vigore anche sui pali del telefono o direttamente sui fili dell’alta tensione.
Il risparmio d'acqua
Sia che crescano sui cavi dell’alta tensione che su altre piante, le Bromeliacee devono far fronte a una costante penuria d’acqua, che è stata risolta grazie a due strategie principali.
La prima consiste in alcuni piccoli peli, detti tricomi, che rivestono le foglie, dando alla pianta un aspetto quasi cangiante. I tricomi permettono alle bromelie di captare l’umidità atmosferica; disponendosi in alcuni casi secondo disegni e strisce che donano al fogliame ulteriore bellezza. Sarà dunque ottimale innaffiare le vostre Bromeliacee sia direttamente sulle radici che attraverso delle regolari vaporizzazioni delle foglie.
L’altra caratteristica che permette a queste piante di vivere attaccate sul tronco dei grossi alberi, senza che le radici siano a diretto contatto con il suolo, è la disposizione delle foglie: di norma distribuite a rosetta concentrica per formare una specie di contenitore che tende a riempirsi di acqua piovana, creando dei veri e propri serbatoi.
Le Bromeliacee non sono le uniche ad approfittare dell’accumulo di acqua che viene immagazzinata tra le loro foglie, infatti, all’interno di queste piccole pozze vivono e si riproducono insetti, anfibi come rane e salamandre, fino ad arrivare, come in Giamaica, a un granchietto rosso che ha fatto di queste “piscine” all’interno delle bromelie il suo habitat ideale.
Le dimensioni delle Bromeliacee
Tra le bromelie di maggiori dimensioni vi è la Puya raimondii, originaria delle montagne del Perù: può crescere fino a 3-4 metri di altezza, con un’infiorescenza a forma di pannocchia che supera anche i dieci metri.
Rientrano nella famiglia delle Bromeliacee anche le piccole Tillandsie. Queste bizzarre piante utilizzano le radici solo per ancorarsi a un substrato, mentre la funzione di assorbimento dell’acqua e dei nutrienti è totalmente demandata ai tricomi.
Anche le tillandsie possono essere cresciute in casa, necessitando però di una maggiore attenzione alle innaffiature che dovranno essere effettuate con regolarità o per vaporizzazione o per completa immersione della pianta in acqua. Da tenere presente però che acque troppo ricche in calcare o sali minerali potrebbero formare calcificazioni sui tricomi, facendogli perdere la loro capacità assorbente. Sarebbe, dunque, sempre meglio innaffiarle con acqua piovana.
La storia delle Bromeliacee
Gli Aztechi, i Maya e gli Inca le impiegavano per le utilità più disparate: ne hanno fatto cibo, fibre, medicinali o decorazioni per le cerimonie sacre.
L’interesse nei loro confronti sorse invece in Europa solo al ritorno di Cristoforo Colombo, quando dal Nuovo Mondo venne riportata quella che ancora oggi è forse la Bromeliacea più famosa e utilizzata: l’ananas (Ananas comosus). Nei viaggi successivi vennero riportate a scopo ornamentale anche Guzmania ligulata, Aechmea fasciata e Vriesea splendens, che sono a tutt’oggi tra le Bromeliacee più diffuse e utilizzate per la loro bellezza e originalità di forme e colori.
Tra i frutti sempre presenti nei ristoranti italiani l’ananas serve a concludere il pasto. Tale abitudine deriva dalle proprietà digestive che questo frutto possiede: al suo interno infatti è stata individuata una sostanza che digerisce le proteine, chiamata bromelina. La bromelina viene impiegata, grazie a queste sue proprietà, per la lavorazione della carne in scatola, per aumentarne la morbidezza.
Il valore ornamentale
Queste piante sono disponibili in una sorprendente gamma di colori; anche escludendo le loro appariscenti fioriture, le Bromeliacee hanno un bellissimo fogliame con striature, bande e macchie dalle tonalità rosso, verde, viola, arancione, giallo, che si mescolano tra loro per creare ogni volta combinazioni differenti e fantasiose.
I fiori inoltre possono variare enormemente nella forma e nelle dimensioni: disponendosi su un asse centrale o adagiandosi su lunghi steli ramificati dall’aspetto flessuoso; le infiorescenze possono raggiungere anche i dieci metri di altezza o rimanere in alcuni casi più piccole di un fagiolo.
A seconda della specie i fiori possono mantenersi quasi del tutto inalterati nella forma e nel colore per un periodo di due settimane fino addirittura ad arrivare a dodici mesi: risultano dunque tra le piante d’appartamento quelle con il periodo di fioritura tra i più lunghi.
6 consigli per coltivare le Bromeliacee
- Le Bromeliacee in natura condividono lo stesso ambiente di molte orchidee epifite, anche se rispetto a queste ultime risultano molto più tolleranti agli sbalzi di temperatura, alla carenza d’acqua e più in generale a tutte le dimenticanze colturali che spesso le piante d’appartamento si trovano a dover fronteggiare.
- Per quanto riguarda la quantità di luce da offrire alle vostre piante, le esigenze possono variare molto da specie a specie. Come regola generale potrete posizionare i vasi in prossimità di una grossa finestra, magari esposta a est, evitando così le bruciature causate dai forti raggi solari del pomeriggio.
- Le temperature ottimali perché una Bromeliacea possa prosperare sono intorno ai 20-25 °C, ricordando che se le temperature dovessero salire la pianta necessiterebbe di una maggiore umidità atmosferica: in tal caso una o due nebulizzazioni al giorno sarebbero l’ideale.
- Le Bromeliacee in natura possono essere veramente molto resistenti alla carenza d’acqua; non a caso una delle maggiori cause di morte di queste piante nei nostri appartamenti è dovuta a un eccesso nelle innaffiature. Un’abbondante irrigazione una volta a settimana sarà sufficiente per mantenerle in un buono stato di salute. Potrete versare l’acqua anche direttamente dentro la coppa formata dalla base delle foglie, stando attenti però a che non si creino dei marciumi che rovinerebbero irrimediabilmente la pianta.
- Per il terriccio di coltivazione potrete scegliere sia la comune corteccia di conifere utilizzate per le orchidee, sia una terra mediamente ricca di nutrienti che mescolerete con un po’ di sabbia per migliorarne il drenaggio.
- Le Bromeliacee sono per la maggior parte piante monocarpiche, che significa che fioriscono una sola volta nella vita prima di morire. Non disperate però per questo: infatti, se la pianta è in buone condizioni di salute, produrrà dalla base numerosi nuovi getti che potrete delicatamente staccare dalla pianta madre. Per fare ciò aspettate che si sia formata la caratteristica forma a coppa al centro della pianta e che siano state prodotte delle piccole radichette che faciliteranno l’attecchimento.