Si fa risalire la comparsa della quercia, albero tanto maestoso da essere consacrato a Zeus nell’antichità e talmente robusto da far nascere il detto “duro come una quercia”, al periodo del Cretaceo (circa 90 milioni di anni fa). Le querce rappresentano gli alberi più importanti delle foreste temperate raggiungendo in alcuni casi dimensioni monumentali.
Le specie di quercia più comuni
Il genere Quercus è ampio e diversificato, e conta circa 600 specie distribuite su tutto l'emisfero settentrionale, di cui 27 solo in Europa.
Tra le specie presenti in Italia coltivate a bonsai, a foglia caduca, citiamo Quercus cerris (cerro), Quercus petraea (rovere) e Quercus pubescens (roverella).
Il cerro e la rovere sono alberi che possono raggiungere in natura un’altezza di 35-40 m con portamento espanso e slanciato verso l’alto. Affascina il tronco con corteccia grigio cenere (cerro) e grigio-brunastra (rovere), rugosa e solcata. I frutti, le ghiande, si producono, come in tutte la varietà di Quercus, da infiorescenze maschili e femminili presenti sullo stesso albero e impollinate dal vento.
La quercia più comune in Italia è la roverella, simile alla rovere ma con foglie leggermente più piccole e più riccamente lobate. È un albero che può raggiungere i 20 m d’altezza, ma spesso si comporta da arbusto più o meno contorto e cespuglioso, dalla chioma disordinata e arrotondata. Il tronco e i rami sono rivestiti da una corteccia grigio-bruna o nerastra, molto rugosa e fessurata in piccole placche.
Le varietà sempreverdi coltivate a bonsai sono Quercus ilex (leccio) e Quercus suber (sughera). Sono alberi alti fino a 20-25 m, tipici della macchia mediterranea. Il leccio presenta una chioma ovale-espansa e una corteccia grigio brunastra screpolata in placchette. La sughera è simile al leccio ma con chioma più disordinata. La corteccia è molto caratteristica, spessa parecchi centimetri, tende a staccarsi in blocchi. A ogni distacco la nuova scorza sottostante si presenta di colore rosso-brunastro, a volte rosso cannella, quasi arancione.
La quercia coltivata a bonsai
La maestosità della quercia, che affascina chiunque, non passa certo inosservata ai bonsaisti.
I bonsai delle specie di Quercus sono maggiormente coltivati dai bonsaisti europei, che ne apprezzano la longevità e la robustezza, la bellezza naturale delle radici e del tronco conico e vetusto con la bellissima corteccia e lo stupendo colore delle foglie in autunno delle specie decidue. Capita spesso che le foglie di quest’ultime, invece di cadere in autunno, rimangano per un certo periodo appassite sull’albero. A volte rimangono fino alla primavera successiva, quando compaiono i nuovi germogli (è il caso del cerro le cui foglie sono semidecidue). In climi miti e temperati si comportano addirittura da sempreverdi.
Se, ammirando la nostra quercia bonsai con la sua caratteristica corteccia rugosa e solcata, riusciamo a provare quel senso di maestosità e imponenza che proviamo di fronte all’albero in natura, abbiamo raggiunto uno dei fini dell’arte bonsai: avvicinare il nostro spirito alla natura. Il desiderio di vedere un giorno i fiori e i frutti resta la sfida di tutti gli appassionati del settore.
Posizione
Le querce vanno posizionate sempre, tutto l’anno, all’esterno. Le varietà decidue sopportano senza problemi temperature anche sotto lo zero. Soltanto in caso di gelo intenso si dovranno proteggere le radici coprendo il vaso con specifiche protezioni oppure posizionando il bonsai in una serra fredda, mai in un interno riscaldato. In piena estate vanno tenute in penombra, per evitare colpi di sete dovuti al sole diretto che asciuga troppo velocemente il terriccio.
Annaffiatura
Per l’annaffiatura ci si regola, come per tutti i bonsai, controllando il substrato: va annaffiato ogniqualvolta questo si presenta asciutto. La frequenza dipende da svariati fattori: la regione in cui si abita, le dimensioni del vaso e le condizioni della terra in esso contenuta, le stagioni (in estate il ritmo delle annaffiature è giornaliero; attenzione alle giornate calde delle primavere e degli autunni; in inverno ricordarsi di controllare comunque la terra: si asciuga nonostante il freddo e l’umidità).
Trapianto e concimazione
Il trapianto va effettuato ogni due anni per le piante più giovani e ogni 3-4 anni per quelle più vecchie. Si interviene al momento della ripresa vegetativa, tra febbraio e marzo. Il terriccio è specifico per bonsai (una miscela di terra drenante mista a un 20% di sabbia e torba). Si prediligono vasi profondi marroni (soprattutto gres), verdi, grigi o color crema in sintonia con la forza e la robustezza delle querce.
La concimazione si effettua soprattutto in primavera e più leggera in autunno, mai durante l’inverno quando le piante entrano in riposo vegetativo.
Potatura di mantenimento
Le querce germogliano con generosità. Per mantenere la forma della chioma, si interviene potando i nuovi germogli nel periodo vegetativo (dalla primavera in poi).
Nel caso di bonsai già formati si interviene quando i germogli sono ancora piccoli. Quando presentano circa 6-8 paia di foglie si taglia lasciando 1 o 2 foglie nuove. In questo modo si eviterà l’ingrossamento dei rametti e si ridurrà la dimensione delle foglie.
Potatura di formazione
In caso di bonsai in formazione, i nuovi germogli si lasciano invece allungare parecchio al fine di aumentare la circonferenza dei successivi futuri rametti che saranno mantenuti per creare la struttura. La cimatura costante dei nuovi germogli rende superflua la defogliazione che viene effettuata per ridurre la dimensione delle foglie, ma per la sua rischiosità è meglio evitarla.
Per dare la forma alla struttura dei bonsai in formazione, in inverno, quando la pianta è in riposo, si interviene con la potatura dei rami alla quale le querce reagiscono con una buona cicatrizzazione e una produzione generosa di nuovi germogli. Grazie a tale generosità, se si ha pazienza di aspettare un po’ di anni, si può ricavare un bel bonsai anche dalla base di un piccolo albero tagliato all’altezza di circa 15 cm. Nella formazione della struttura vanno sempre tagliati i rami opposti, quelli che crescono verso l’alto o verso il basso, i succhioni e i polloni vicino al piede dell’albero.
I rami più grossi andrebbero tagliati in due fasi distinte. Il taglio provoca la produzione di tanti nuovi germogli che se lasciati crescere formerebbero tanti rametti indesiderati con il conseguente indebolimento dei rami che, invece, si vogliono mantenere per formare la struttura primaria del bonsai.
È bene, quindi, decidere subito quali rami conservare ed eliminare immediatamente i germogli che non andranno a far parte della struttura.
Modellatura
Per mezzo del filo specifico si possono indirizzare i rami nella posizione desiderata. L’applicazione può essere effettuata tutto l’anno. Per ovvi motivi, nel caso delle caducifoglie, è meglio eseguirla in inverno, quando le piante sono spoglie.
I rami più vecchi mantengono con più difficoltà la posizione, rendendo più lunga l’operazione di posizionamento e indirizzamento. I rami giovani si piegano con facilità. Essendo teneri è meglio proteggerli con appositi accorgimenti (ad esempio carta crespata o rafia) per evitare che restino segnati. Al primo segno di intaccamento della corteccia è meglio togliere o spostare il filo in una posizione parallela alla precedente. Un eventuale segno non danneggia in ogni caso l’estetica della pianta perché si confonde con la rugosità caratteristica della corteccia delle querce.
Gli stili più adatti sono l’eretto informale, l’inclinato o il prostrato perché sono quelli che rispecchiano al meglio l’idea di forza e imponenza degli esemplari di querce in natura.
(Ringraziamo per la consulenza Tina Condrò di Frediani Bonsai)