Ho piantato una patata dolce sul grande mucchio del compost: la rapidità nello svilupparsi è stata impressionante. Tanto che a un certo punto ho dovuto mettere un limite e intervenire tagliando tutti i getti che continuavano ad allungarsi, altrimenti mi avrebbe occupato una parte del vivaio.
Non è una patata, non sono parenti, neanche amici: l’Ipomoea batatas è un convolvolo. In comune hanno la provenienza, tutte e due arrivano dall’America.
Spesso, quando si parla della patata americana occorre perdere un po’ di tempo per spiegare la differenza rispetto alla patata più diffusa (Solanum tuberosum).
Fino a qualche anno fa della patata americana, chiamata anche batata o patata dolce, sui mercati si trovava solo quella “bianca”, bianca soprattutto la polpa. A me, già da bambino, piaceva, subivo l’attrazione di tutto quel che aveva un vago sapore esotico e il suo gusto – bollita, meglio ancora cotta al forno – aveva un qualcosa di gradevolmente dolce.
Provai a piantarne un paio, sotto la guida di mio papà che, non so come, già 60-65 anni fa le conosceva, al punto di dirmi: "È troppo avanti la stagione, non farà in tempo a fare le patate".
Ricordo il mio entusiasmo di bambino (potevo avere 6-7 anni) nel vedere la pianta crescere velocemente, allargandosi di un paio di metri dal punto dove le avevo piantate: si sviluppava molto più di una patata tradizionale. Ma… aveva ragione lui, all’arrivo del freddo provai a sradicarle pensando di trovare i tuberi, ma non trovai nulla, solo radici esili e lunghe.
Le varietà di patata dolce
Da “grande” ho riprovato, ottenendo anche 2-3 cassette di tuberi per ogni pianta.
In realtà la patata dolce che noi mangiamo non è un tubero ma una radice ingrossata.
Poi vennero quelle con la buccia e la polpa di colore arancio. Dopo quelle dalla buccia violetto intenso e dalla polpa bianca. Ma io cercavo quella dalla polpa viola. Avevo visto una foto su internet ma non riuscivo a trovarla. Pareva ci fosse in Giappone.
Poi, l’anno scorso, in una delle 2-3 visite all’anno che faccio a un venditore vietnamita finalmente la scopro! Per inciso non è proprio quella che cercavo io.
Patata dolce, come coltivarla
Ne ho piantata una sul grande mucchio del “tarò” (in piemontese), nient’altro che il tanto celebrato compost, un cumulo in decomposizione continua di ogni tipo di sostanza organica che ogni contadino vicino a casa probabilmente aveva già da prima del Medioevo.
Lo sviluppo è stato impressionante. Mi ha occupato uno spazio di 80-100 metri quadrati! A un certo punto ho deciso di non lasciarla più crescere e continuamente tagliavo tutta la vegetazione che avrebbe continuato ad allargarsi, altrimenti mi avrebbe occupato una parte del vivaio.
Finalmente le cavai. Partendo dall’esterno, per 2-3 metri trovavo solo lunghe radici violette, poi iniziarono le prime patate, dapprima esili, grosse come un dito, poi, man mano che mi avvicinavo al centro sempre più grandi. Non erano solo grosse, ma anche lunghe, fino a mezzo metro! Riempii 8 cassette. Mi chiedo in un paese tropicale, dove non arriva il freddo e le piante continuano a crescere, cosa potrebbe produrre una sola pianta!
Oltre alle diverse varietà che producono le radici-tubero mangerecce, negli ultimi anni sono comparse sul mercato numerose cultivar ornamentali. La bellezza sta nelle foglie, di colore violetto oppure di un bel giallo luminoso: crescono rapidamente formando delle belle macchie di colore. In tutte le varietà i fiori campanulati sono belli ma un po’ nascosti dalle foglie.