Viene dall’Australia la banksia, una Proteacea che si declina in numerosissime (170) specie arbustive o arboree (alte fino a 30 m nella Terra d’origine), tutte caratterizzate da una bassa richiesta d’acqua, una buona sopportazione delle alte temperature e dei venti sahariani o anche salmastri, la capacità di rigenerarsi dopo un incendio, e una spettacolare e insolita fioritura autunno-invernale.
Come si coltiva
- Resiste perfino a temperature relativamente basse: fino a 0 °C non ha problemi, e nemmeno per pochi giorni a –4 °C. Non ama in compenso il vento gelido invernale: va posta in posizione riparata e in pieno sole, su un terreno preferibilmente sabbioso, comunque sempre molto sciolto e ben drenato, leggermente acido.
- La fioritura, fra ottobre e gennaio, si compone di grandi infiorescenze a pannocchia, erette sui rami e alte fino a 30 cm, vagamente simili alle spugne chiamate “luffa”, di colore giallo o arancione o rosso secondo la specie, a cui seguono i frutti, una sorta di pigne dure, di colore verde.
- Il fogliame sempreverde (o meglio, “sempre grigio”, visto che la tonalità è un verde glauco, spesso con peluria sulla pagina inferiore), varia per dimensioni a seconda della specie: da grande e allungato a quasi aghiforme, sempre comunque coriaceo.
- Le cure sono veramente minime: annaffiatura moderata dopo che la terra si è perfettamente asciugata, concimazione una volta al mese, con un prodotto per acidofile da fiore. Fine!
Le specie di banksia
Le specie disponibili in Italia sono 4: Banksia integrifolia, B. ericifolia, B. serrata, B. spinulosa ‘Compacta’, la prima delle quali ha portamento arboreo (da noi fino a 5-7 m d’altezza) mentre le altre sono cespugli alti e larghi al massimo 2 m, coltivabili anche in vaso purché grande (diametro min 30 cm). Si possono utilizzare come esemplari singoli, in macchie o anche come siepe.