Pantelleria, in provincia di Trapani, cuore verde del Mediterraneo. Un po' Italia, un po' Africa. Sorvolando l’isola a bassa quota, come avviene quando si arriva per via aerea, si rimane colpiti dalle tinte forti: verde scuro, della macchia mediterranea che ricopre buona parte dell’isola; nero, delle rocce di origine vulcanica; blu oltremare che sfuma in acquamarina; bianco immacolato, dei dammusi, le tipiche abitazioni pantesche; fucsia e arancio, di bougainvillee e bignonie, ornamento dei dammusi.
Il contrasto cromatico fa parte delle sensazioni intense che si provano man mano che si entra nell’isola: nei suoi 83 kmq d’estensione, Pantelleria muta continuamente, e al tempo stesso rimane fedele a se stessa, aspra e selvatica espressione di forze della natura oggi sopite ma percepibili in ogni pietra, in ogni pianta, in ogni esalazione della terra.
Che cosa offre Pantelleria
Pantelleria non è un’isola “facile”. Non è spiaggia sabbiosa, facile da raggiungere, dove stendersi comodamente al sole e passeggiare. Pantelleria è un’isola per fachiri, con i suoi scogli movimentati anche quando sembrano pianeggianti (Bue Marino, Karusc
ia e Kattibugal, a nord-ovest; Balata dei Turchi, a sud-est), con fazzoletti di pietra dove appollaiarsi in un’unica posizione obbligata, e pazienza se poi il sole si prende di sbieco, la vista di una cala mozzafiato (Arco dell’Elefante, a nord-est; Martingana, a est) compensa decisamente la scomodità.
Pantelleria non è casa-mare-casa-discoteca: la vita tipicamente “da vacanza” è molto riduttiva per la ricchezza dell’isola: Pantelleria non è solo mare.
La natura vulcanica la rende intrisa di acque e vapori termali (Specchio di Venere, Gadir, Sataria, Khazen, Benikhulà, Favara Grande), che accarezzano dolcemente la pelle provata dai grigiori invernali, o le
ossa arrugginite dagli anni che incalzano.
Le vestigia dei primi abitanti insulari rimangono evidenti nei magici Sesi, traforati da cunicoli disposti a catturare i raggi solari nel momento di massima energia e si manifestano nelle scarne tombe bizantine di Ghirlanda.
L’industriosità dei panteschi, lontani progenitori degli attuali abitanti, risalta nei fitti terrazzamenti con muretti a secco che ospitano striscianti vitigni di zibibbo e ordinati cespugli di capperi, nei dammusi frutto dell’ingegno contadino, vere oasi termiche in estate e in inverno, nei giardini di eredità araba che racchiudono aranci e limoni protetti dalla tramontana, nelle semplici trecce di pomodori appese a seccare davanti a ogni dammuso.
La gola viene solleticata da una cucina semplice ma assai saporita, dove il pesce si mescola alle gustose verdure locali, accompagnate dai capperi sotto sale; a chiudere il convivio, un bicchiere di passito, vino liquoroso dolce, nettare celestiale, distillato di sole.
La flora di Pantelleria
Pantelleria non è Sicilia: è verde anche in estate, grazie alla fitta pineta che ricopre la Montagna Grande (836 m) e il Monte Gibele fino a Dietro Isola, in una stretta mescolanza di pino d’Aleppo (Pinus halepensis), pino domestico (Pinus pinaster) e leccio (Quercus ilex) dove, alle prime piogge autunnali, i cercatori di funghi raccolgono boleti (Boletus granulatus) e sanguinelli (Lactarius deliciosus, L. sanguifluus).
Scendendo, il sottobosco della pineta si ricopre di sempreverdi della macchia mediterranea, come mirto (Myrtus communis), corbezzolo (Arbutus unedo, i cui frutti fermentati fornivano un tempo una sorta di liquore), erica (Erica multiflora), lentisco (Pistacia lentiscus), e ancora alloro (Laurus nobilis) e ginestra (Genista aspalathoides). Gli arbusti s’insinuano tenaci tra gli enormi massi lavici di Punta Spadillo, a mo’ di grossi cuscini modellati da tramontana e maestrale, oppure si adagiano mollemente lungo le pendici insulari a Balata dei Turchi, digradando fino alla linea di costa.
Nei pressi del mare, un’odorosa gariga a rosmarino (Rosmarinus officinalis), finocchio selvatico (Foeniculum vulgare), ferula (Ferula communis) e origano (Origanum officinale, dall’aroma diverso dal resto del Mediterraneo) sostituisce i sempreverdi. I terreni più degradati dal clima e dall’uomo sono rivestiti da praterie steppiche, tanto riarse e disseccate in estate quanto vitali e multicolori in primavera.
Lo spettacolo offerto dalle colture pantesche completa la meraviglia del turista che per la prima volta si reca sull’isola: i terrazzamenti a perdita d’occhio, su pendenze percorribili solo delle capre, delimitano strette lingue di terra quasi tutte ordinatamente ricoperte di curatissime viti basse dai carnosi grappoli biondi. Alla fine di agosto i chicchi verranno stesi al sole e, dopo un paio di settimane di essiccazione, saranno pronti per essere spremuti, ricavandone il dolcissimo moscato passito, vanto locale.
Dove il terreno è più povero, alla vite si sostituisce il cappero, rustico arbusto ricadente, i cui bottoni fiorali raccolti all’alba diverranno, sotto l’azione del sale marino, pregiati capperi Igp. I boccioli sfuggiti alla mano dell’uomo si liberano in vistosi e profumatissimi fiori bianco-rosati dai lunghi stami viola, spettacolari testimoni della perfezione della natura.
L’occhio del visitatore si sofferma poi sugli olivi “bonsai”, alberi che vengono preservati dalla bruciatura dei fiori causata dal vento mediante un paziente lavoro di coercizione in forme basse e distese sul terreno. Ne deriva un’abbondante produzione di olive mignon, utili per la conservazione e la spremitura.
Ed è sempre il freddo vento invernale che ha indotto la costruzione dei giardini, in torrioni di pietra lavica nera, all’interno dei quali si allevano due o tre piante di agrumi, sufficienti per il consumo familiare. Tra aprile e ottobre si aggiungono le colture di pomodori, zucchine, cipolle, il cui sviluppo (conigli selvatici permettendo, data la loro quantità e la voracità) è assicurato dalla sola umidità risalente dal terreno durante la notte.
L'itinerario consigliato a Pantelleria
La prima volta a Pantelleria è all'insegna dell'imbarazzo della scelta: mare o monti? Escursione via terra o gita in barca? Circuito termale o archeologico? Senza incorrere in sdoppiamenti corporei o cercare affannosamente un avatar, si consiglia di assaggiare tutte le meraviglie offerte dall'isola.
Il mare: procedendo in senso orario, dal capoluogo le spiagge (di scogli) più suggestive si raggiungono scendendo a Cala Cinque Denti, Punta Spadillo, Arco dell'Elefante, Martingana, Balata dei Turchi. I fondali sono profondi e, per la soddisfazione dei subacquei, ricchissimi di flora e fauna marina: attinie, pomodori di mare, ricci, meduse, stelle marine, polpi, seppie, calamari, murene e pesci di ogni tipo.
I monti: dalla vetta della boscosa Montagna Grande, nei giorni più tersi, si gode la vista di Capo Bon e Capo Mustafà, in piena terra africana. Quando la calura si fa intensa, in alternativa a un tuffo nel mare blu si può ascendere ’a Muntagna, come viene denominata nel dialetto locale, per trovare un sicuro refrigerio all’ombra degli odorosi pini.
Le terme: le misteriose acque dello Specchio di Venere, grazioso lago di origine vulcanica, celano un basso fondale fangoso ricco di zolfo. Il rito prevede di cospargersi interamente con un sottile strato di fango nero e, così dipinti, passeggiare sul bagnasciuga fino a divenire statue imbiancate: ci s’immerge nel lago per ripulirsi e si ripete nei due giorni successivi, per ottenere una pelle di velluto e capelli di seta (ma attenzione: l’abbronzatura faticosamente conquistata si attenua sotto l’azione degli impacchi di fango). A Gadir e Sataria si abbinano i bagni in mare a quelli in vasca d'acqua calda, a base di carbonato di potassio: scacciano i reumatismi e la cervicale. Da Sibà un breve sentiero affacciato sulla coltivatissima piana di Monastero porta alla sauna naturale di Benikhulà, suggestiva e fumosa grotta satura di caldi vapori esalati direttamente dal terreno.
L'archeologia: oltre ai Sesi neolitici, originariamente inglobati in un villaggio difeso da mura, si ammirano le Acropoli fenicia e romana, e la Necropoli. A Pantelleria paese, il Castello (ex carcere) presidia maestoso il porto: al suo interno vengono organizzati per tutta l’estate eventi, mostre, concerti ecc.
In barca: solo via mare si apprezza la mutevolezza delle coste pantesche, ora digradanti verso il mare, ora tagliate con una gigantesca accetta, ora scolpite dalle onde, ora stratificate in fasce di tufo e di ossidiana. Si può fare il bagno nelle calette più minuscole, di roccia o di ghiaia, entrare nelle innumerevoli grotte, dove l'acqua diviene blu neon, scoprire altre insospettabili fonti di acque calde. Si può affittare un gommone o una barca se si è pratici di guida nautica, altrimenti meglio affidarsi ai barcaioli locali che provvederanno a portarvi nelle baie più belle.
Pantelleria non è per tutti, ma chi vibrerà sulla stessa lunghezza d'onda, amandola a prima vista, la porterà per sempre nel cuore, con un intenso desiderio di rivederla.
(Di Elena Tibiletti - Pubblicato su Giardinaggio 6/2010)