Il potos (Scindapsus aureus, della famiglia delle Aracee) tutti lo conoscono: non esiste appartamento (o ufficio, o negozio) nel quale, prima o poi, non abbia fatto bella mostra di sé in almeno un esemplare. Per esempio, in un angolo del soggiorno, folto e rigoglioso a nascondere il tutore, sembrando quasi una pianta cespugliosa. Oppure sulla mensola alta del bagno, ricadente e fluido a incorniciare la specchiera. O ancora nel cestino pensile appeso in veranda, a mo' di verde fontana. E in ufficio, sul ripiano più alto dello scaffale, con i lunghi tralci fissati in orizzontale e in verticale come fosse un sipario tutt'attorno alle pratiche commerciali.
La sua plasticità, unita alla grande adattabilità, ne fanno una delle piante da interni più comune, e al tempo stesso una delle più diverse per aspetto, da un esemplare all'altro, a seconda delle modalità d'allevamento.
Comunissimi da reperire nei garden center, gli esemplari in basket costano meno, quelli tutorati un po’ di più: scegliete in questo caso un soggetto che non abbia del tutto raggiunto l’apice del tutore, perché la crescita è sempre molto rapida. Non necessita di grandi attenzioni ma, se ben trattato, può accompagnarvi per 15-20 anni in ottima forma.
Com’è fatto il potos
Il potos è una pianta erbacea sempreverde dai lunghi (fino a 5 m) rami rampicanti, che producono ai nodi le radici aeree con le quali si attacca ai supporti.
Ha foglie elegantemente cuoriformi, con una profonda scanalatura al centro che le divide quasi in due parti, lunghe 6-10 cm, sostenute da un picciolo di 5 cm; quando si formano, sono avvolte da lunghe guaine che si srotolano man mano che le lamine fogliari si distendono; lucide, consistenti e appena carnose, hanno un colore verde brillante variegato o screziato in verde pallido, giallo o bianco, al centro o lungo i margini.
La fioritura è un evento raro nelle piante coltivate in vaso: si tratta di piccoli spadici di fiori, ridotti e biancastri, circondati da brattee bianco-giallastre.
11 consigli per coltivarlo
- Proviene dalle foreste tropicali di Asia, Australia e Madagascar e da noi si alleva in un vaso in plastica, di diametro di 18 cm per una pianta alta o lunga 40 cm, o in ciotole o in basket da appendere.
- Si rinvasa solo se la massa fogliare lo richiede in un contenitore di una misura in più, tra aprile e giugno, utilizzando metà torba e metà terra da giardino, oppure una parte di terriccio da fiori, una di torba e una di sabbia; se necessario si adatta anche al terriccio universale. È indispensabile un buon drenaggio sul fondo del vaso.
- Desidera un’illuminazione media (lontano dai raggi diretti che bruciano le foglie), ma tollera anche l’ombra (perfino in stanze senza finestre, purché ben illuminate artificialmente per almeno 12 ore al giorno). Se la luce non è ottimale, le foglie perdono la variegatura, ritornando verdi.
- La sua temperatura ottimale è di 18-25 °C, ma resiste fino a 10 e oltre i 30 °C. Da aprile a settembre gradisce vivere all’aperto, a mezz’ombra o in ombra. In inverno deve stare in casa ben lontano dai termosifoni.
- L’acqua va somministrata direttamente nel terriccio, dopo che si è asciugato, con moderazione (poco ma spesso), per tutto l’anno. Tollera un paio di settimane senz’acqua, anche in estate e preferisce patire un po' di sete, piuttosto che essere "annegato", con il rischio di asfissia radicale e conseguente marciume.
- Va concimato da marzo a ottobre, ogni mese nell’acqua d’irrigazione, con un prodotto per piante verdi.
- La potatura si può effettuare quando i tralci si allungano troppo: tagliate quelli che escono dalla sagoma o che ingombrano; sono riutilizzabili come talee, che vanno poste in acqua a radicare, tra marzo e settembre.
- Il tutore del potos deve rimanere costantemente umido; le forme ricadenti vanno vaporizzate sul fogliame con cadenza almeno settimanale (più frequenti con il riscaldamento acceso e in piena estate).
- I tralci possono essere fissati al tutore con legacci oppure a mensole e travi con scotch o fermagli.
- Può essere coltivato anche in idrocoltura, fermando il vaso al supporto quando i rami cominciano a essere lunghi e pesanti.
- Attenzione alle correnti d'aria, assolutamente sgradite, e alle escursioni termiche pronunciate.
Malattie e parassiti del potos
- Se le foglie sbiadiscono uniformemente, perdendo il colore verde e striandosi di giallo e bianco, pur rimanendo vitali, è un eccesso di luce.
- Se le foglie diventano uniformemente verdi, perdendo tutte le striature chiare, è la mancanza di luce.
- Se le foglie scolorano a chiazze e sulla pagina inferiore compaiono fini ragnatele, è il ragnetto rosso.
- Se il fogliame si macchia di nero e le macchie sono secche, è una bruciatura da sole; se le macchie sono umide, è un eccesso d’acqua o di freddo.
Come riprodurlo
Il potos è facilissimo da riprodurre, per ricavare da un esemplare madre tante piante figlie, senza che la prima risenta del trattamento.
Tagliate con una lametta o un cutter (non le forbici, che schiacciano i tessuti) l’apice di un tralcio, ed eventualmente anche altri pezzetti, lunghi almeno 15 cm, avendo cura in questo caso di orientarli per riconoscere la punta e la base.
Infilate le talee in un vasetto riempito con un terriccio costituito per metà da terra per piante verdi e metà di sabbia. Bagnate abbondantemente il substrato, lasciando scorrere via l’acqua in eccesso. Coprite il vasetto con un sacchetto di plastica leggera trasparente (tipo quello per i congelati) che fermerete con un elastico subito sotto il bordo del vaso. Posizionate il vaso in un luogo caldo, luminoso, riparato da correnti d’aria.
Dopo 10-15 giorni le talee dovrebbero emettere nuove foglioline. È il momento di dividerle, trapiantandole in vasi singoli con terriccio per piante d’appartamento. Subito dopo il rinvaso, bagnate bene. Ora potete trattare ogni piantina come un esemplare adulto.