L'abelia deve il nome a quello del suo scopritore, il medico diplomatico Abel Clark, che nel 1816, in Cina, si trovò di fronte a un esemplare di Abelia chinensis, la specie tuttora più conosciuta. Sono circa una ventina le specie conosciute, e molto più numerosi gli ibridi. Si tratta di un genere, appartenente alla famiglia delle Caprifoliacee, che trova la sua area di diffusione tra il Giappone, la Cina, l’Himalaya e il Messico.
Viene spesso coltivata in macchie o nelle bordure miste insieme con piante erbacee, ma è piacevole da vedere anche isolata oppure in vaso. Non teme le polveri sottili e si presta quindi alla coltivazione in città anche molto inquinate. I fiori, con la tipica corolla tubolare o a forma di campana, alla sfioritura cadono, lasciando invece il calice attaccato alla pianta.
Le specie
Abelia chinensis (Cina): si presenta con forma non compatta e tende ad allargarsi considerevolmente. Spesso supera i 4 m di altezza. I fiori sono di un bel bianco rosato ed emanano un piacevole profumo.
Abelia grandiflora: è in assoluto la specie più coltivata in Italia, dove è spesso confusa con A. chinensis. Presenta il vantaggio di essere più resistente delle altre specie, perché più rustica. Si tratta di un arbusto caducifoglio, alto fino a 1,8 m e largo fino a 1,2 m, con fusti ramificati e crescita rapida e vigorosa, rami sottili, con una forma leggermente ad arco; foglie di colore verde scuro, variegate in alcune varietà; fiori semplici, piccoli, molto numerosi, di colore bianco-rosato, in giugno-settembre.
Abulia floribunda (Messico): la specie forse più graziosa, ma anche delicata. Arbusto sempreverde nel Sud, caducifoglio nel Nord, alto fino a 1,5 m e largo fino a 1,2 m, con fusti ramificati e crescita abbastanza rapida e vigorosa; foglie di colore verde intenso; fiori semplici, di media grandezza, molto numerosi, di colore rosa carico-cremisi, in maggio-luglio.
Come si coltiva l'abelia
Resiste al gelo e al caldo afoso (A. floribunda però non ama il caldo afoso, che indebolisce la pianta), all’aperto tutto l’anno, posizionata al sole nel Nord e a mezz’ombra nel Sud. Nelle zone alpine, invece, è necessario coltivarla in vaso, da riparare durante l’inverno in serra fredda; in Val Padana gli esemplari in piena terra, se battuti dal vento, vanno coperti con un telo di non tessuto.
Preferisce un terreno fresco e profondo, ricco di humus, ben drenato, ma A. grandiflora si adatta ad altri tipi, mentre A. floribunda non resiste in suoli aridi, assolati e sassosi.
A. grandiflora richiede molta acqua in primavera-estate; negli altri mesi bastano annaffiature medio-scarse. A. floribunda vuole acqua media in primavera-estate se non piove per un lungo periodo; negli altri mesi bastano annaffiature molto diradate. In vaso occorre somministrare acqua appena il terriccio si è asciugato.
Si concima in primavera e autunno, con un prodotto universale a lenta cessione in granuli.
Per contenere lo sviluppo di A. grandiflora, che può essere esuberante, si pota in inverno in luna calante dopo la completa caduta delle foglie. Se si desidera contenere lo sviluppo di A. floribunda, potare subito dopo la fioritura i rami troppo espansi.
Si moltiplica tramite semina (in primavera) o talea semilegnosa (in luglio).
Si utilizza in giardino o in vaso (diametro min 50 cm), come esemplare singolo, in macchia di più esemplari o per creare siepi dense e fiorite. Abelia grandiflora si può abbinare a bulbose primaverili ed estive di piccola taglia e con cespugli che fioriscono in estate, come lagerstroemia, buddleia, caryopteris ecc. A. floribunda si abbina a sempreverdi da siepe, conifere da siepe, cespugli che fioriscono in maggio-giugno, come deutzia, spirea, weigela, ginestre ecc.