A partire dagli 800 m di quota sulle Alpi e dai 1.200 m sull'Appennino, le latifoglie (letteralmente “piante a foglia larga”) vengono progressivamente sostituite dalle aghifoglie, vale a dire abeti, pini, ginepri e larici (le Conifere), che all’opposto si potrebbero anche definire “piante a foglia stretta”. Infatti, gli aghi sono foglie per così dire "concentrate", a causa della fortissima riduzione della lamina fogliare, non più piatta e ampia, bensì stretta e triangolare o cilindrica. Sapete anche il perchè?
È stato proprio l’ambiente inclemente in cui si sono evolute le aghifoglie a determinare questa vistosa trasformazione del fogliame: gli aghi, larghi 1-2 mm e lunghi da 1 a 12 cm, flessuosi ma robusti, rappresentano la superficie più idonea a sopportare il peso della neve. Consentono infatti accumuli minuscoli, si piegano senza spezzarsi sotto il peso dei fiocchi e infine si raddrizzano all’improvviso elasticamente, dopo essersi liberati da una soma divenuta eccessiva per il minuscolo ago. Esso rappresenta così l’unica forma fogliare in grado di resistere tutto l’anno sui rami di piante esposte con regolarità, durante l’inverno, alla bianca coltre.
Essere sempreverdi, infatti, per le Conifere costituisce un grande vantaggio: significa poter sfruttare ogni minimo raggio di sole, anche durante l’inverno (a condizione che l’acqua nel suolo non sia gelata: se la terra è coperta di neve, la sua temperatura non scende sotto lo zero), per svolgere all’interno degli gli aghi la fotosintesi clorofilliana, operazione indispensabile alla vita dei vegetali.
Viceversa, essere sempreverdi con foglie larghe e orizzontali sarebbe stato un grosso handicap: la neve accumulata su di esse avrebbe potuto con il suo peso spezzare facilmente i rami, indebolendo l’albero.
Piccolo capolavoro della Natura, l’ago è anche dotato di una cuticola ispessita rispetto alle normali latifoglie, in modo da isolare maggiormente dal freddo i tessuti interni e da conferirgli la rigidità necessaria per riprendere la disposizione originaria dopo essersi liberato del mucchietto di neve a cui dava appoggio. Inoltre, l’ago è cutinizzato, cioè rivestito da una sostanza cerosa che fa scivolare subito via l’acqua piovana.
Gli aghi rimangono sulla pianta per 3-4 anni, dopodiché, durante la bella stagione, vengono progressivamente sostituiti, proprio come i nostri capelli. Fanno eccezione solo quelli dei larici, che cadono ogni anno perché questa specie si spinge ad altitudini superiori, dove anche l’efficientissimo ago potrebbe costituire un pericolo per la sopravvivenza dell’albero e va quindi eliminato ogni autunno.
(tratto da "Perché le conifere hanno gli aghi e non le foglie?", di E.Tibiletti, n.12, 2011)