Il Giardino di Ninfa (www.giardinodininfa.eu) è un luogo magico, tra i giardini più belli d’Europa: le ampie distese ricche di fioriture in ogni stagione sono dominate da alberi maestosi, alcuni plurisecolari, che regalano al visitatore tutta l’emozione della storia che ha visto passeggiare su questi prati anche numerosi pontefici. E poi ci sono le acque: scorrono in torrenti, zampillano nelle fontane, sobbollono placide nei laghetti, contornando gioiosamente la ricca vegetazione alla quale danno perenne nutrimento, anche nelle estati più torride. Un consiglio: per la visita, la primavera è la stagione più bella, più generosa di colori, mentre l’autunno dona spettacoli mozzafiato grazie al sontuoso foliage multicromatico. Ma qualunque stagione sceglierete, uscirete soddisfatti dalla vostra passeggiata, con un unico desiderio: tornare di nuovo al Giardino di Ninfa.

Dalla gloria all’abbandono
Il nome “Ninfa” deriva da un tempio di epoca romana costruito nei pressi dell’attuale giardino e dedicato alle divinità delle acque sorgive, inserito in un più vasto territorio che andava da Campagna a Marittima. Nel VIII secolo Ninfa entrò a far parte dell’amministrazione pontificia perché era territorio strategico grazie alla Via Pedemontana, che permetteva di recarsi al Sud evitando la Via Appia spesso impaludata.
Dall’XI secolo Ninfa assunse il ruolo di città e fu governata da varie famiglie nobiliari come i Tuscolo e i Frangipane, sotto i quali fiorì l’architettura urbana e crebbe l’importanza economica e politica della città: nel 1159 il cardinale Rolando Bandinelli fu incoronato pontefice Alessandro III nella chiesa di Santa Maria Maggiore, i ruderi della quale sono ancora oggi visibili. Poi Ninfa fu possedimento dei Conti, della famiglia Colonna e infine dei Caetani. Nel 1298 infatti, Benedetto Caetani, l’assai noto Papa Bonifacio VIII, acquistò Ninfa e territori limitrofi per suo nipote Pietro II Caetani, segnando l’inizio della presenza dei Caetani nel territorio pontino e lepino.
Ma nel 1382 Ninfa fu saccheggiata e distrutta da parte delle truppe sostenitrici dell’antipapa nel Grande Scisma. La città non fu più ricostruita, anche a causa della malaria che infestava la vicina pianura: i pochi abitanti rimasti se ne andarono lasciandosi alle spalle i resti di una città fantasma; gli stessi Caetani si spostarono a Roma e altrove.
Le chiese continuarono a essere frequentate dagli abitanti delle vicine colline per tutto il XV e parte del XVI secolo, per poi essere abbandonate. Oggi rimangono i ruderi di cinque chiese, i cui affreschi furono distaccati nel 1971 per essere conservati nel castello Caetani di Sermoneta: san Giovanni, san Biagio, san Pietro fuori le mura, san Salvatore e santa Maria Maggiore.

Il giardino delle delizie e il Rock Garden
Nel XVI secolo, finalmente, il cardinale Nicolò III Caetani, amante della botanica, volle creare a Ninfa un “giardino delle delizie”: fece realizzare, accanto alla rocca medievale, un hortus conclusus, cioè un giardino delimitato da mura con impianto regolare, coltivandovi pregiate varietà di agrumi, fra cui il Citrus cajetani.
Nel XVII anche il Duca Francesco IV, “buono al governo dei fiori”, si occupò dell’hortus conclusus, ma ben presto la malaria costrinse anche lui ad abbandonare Ninfa. Della sua opera rimangono le polle d’acqua e le fontane.
Alla fine dell’Ottocento i Caetani ritornarono sui possedimenti da tempo abbandonati. Ada Bootle Wilbraham, la moglie inglese di Onoraro Caetani, con due dei suoi sei figli, Gelasio e Roffredo, si occupò di Ninfa creandovi un giardino in stile anglosassone. Bonificarono le paludi, estirparono gran parte delle infestanti che ricoprivano i ruderi, piantarono i primi cipressi, lecci, faggi – oggi maestosi –, rose in gran numero, e restaurarono alcune rovine, fra cui il palazzo baronale (municipio), che divenne la casa di campagna della famiglia, oggi sede di alcuni uffici della Fondazione Roffredo Caetani. La realizzazione del giardino fu guidata soprattutto da sensibilità e sentimento, seguendo un indirizzo libero, spontaneo, informale, senza una geometria stabilita.

Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani, introdusse nuove specie di arbusti e rose, ma soprattutto, negli anni Trenta del Novecento, aprì le porte del giardino al circolo di letterati e artisti legato alle riviste letterarie da lei fondate, “Commerce” e “Botteghe Oscure”.
L’ultima erede e giardiniera fu Lelia, figlia di Roffredo Caetani. Donna sensibile e delicata, curò il giardino come un grande quadro – essendo lei una pittrice –, accostando colori e assecondando il naturale sviluppo delle piante, senza forzature, ed evitando l’uso di sostanze inquinanti. Insieme alla madre Marguerite, introdusse numerose magnolie, Prunus, rose rampicanti, e realizzò il rock garden, chiamato anche “colletto”. Donna Lelia istituì la Fondazione Roffredo Caetani nel 1972, cinque anni prima della sua morte, al fine di tutelare la memoria del Casato Caetani, e di preservare il giardino di Ninfa e il castello di Sermoneta.

Vocazione culturale
Arte e cultura hanno rappresentato per la famiglia Caetani, soprattutto nel secolo scorso, gli elementi per costruire un ponte tra la terra laziale e il mondo: il giardino di Ninfa e le sue meraviglie sono lo strumento più importante per realizzare l’opera. Seguendo il solco tracciato dalla famiglia Caetani, la Fondazione avvia ogni anno una nuova stagione di attività e collaborazioni.
Riprenderà la stagione dei Parchi Letterari con le visite animate dagli attori della compagnia del Fellini di Pontinia; è confermata la ormai consolidata partnership con la Scuola Holden e quella storica con il Campus Internazionale di Musica. In collaborazione con la Fondazione Camillo Caetani sono attivi i progetti relativi alle summer school di importanti università che saranno ospitate al Castello di Sermoneta e che, ovviamente, interesseranno anche il Giardino di Ninfa. La Fondazione sta inoltre puntando moltissimo sul Parco Pantanello, che ricade nell’area del Monumento naturale del Giardino di Ninfa, e che, grazie anche alla partnership con la Lipu, è al centro di iniziative straordinarie che la Fondazione Caetani svelerà nei prossimi mesi.

Tante migliorie con il Pnrr
Il giardino di Ninfa sta attuando da qualche tempo i lavori del progetto finanziato per 2,2 milioni di Euro dai fondi del Pnrr, con il contributo della Fondazione Roffredo Caetani di Sermoneta Onlus. Il progetto “Giardino di Ninfa: dalla memoria del passato alla nuova resilienza e sostenibilità” prevede di ottenere una gestione più intelligente della risorsa idrica, e recuperare e valorizzare alcune aree di grande interesse a oggi inaccessibili al pubblico poiché escluse dal circuito delle visite.
Il progetto si inserisce nel quadro di una transizione del tutto naturale per l’area di Ninfa. Fin dall’antichità, infatti, negli stessi luoghi in cui dal 1920 Gelasio Caetani prima immaginò e poi diede alla luce il Giardino per come lo conosciamo oggi, si produce energia da fonti rinnovabili. E proprio le aree dell’antica centrale idroelettrica e quella del mulino medievale presente sulla diga, saranno al centro degli interventi.

Accanto al tema del miglioramento energetico e della riduzione dell’impatto ambientale, in coerenza con i dettami dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il progetto prevede inoltre una serie di interventi in una terza area del Giardino, quella dell’Hortus conclusus. Considerato il “giardino nel Giardino”, è un’area rinascimentale riconducibile all’archetipo “giardino segreto”, arricchito da fontane, vasche, ninfei e da un agrumeto. Qui si procederà a una serie di interventi di manutenzione della componente botanica e paesaggistica, oltre che al restauro conservativo delle sue componenti storiche e architettoniche. Misure che rispondono anche queste alla volontà di valorizzare il patrimonio di bellezza, storico e culturale del Giardino di Ninfa da offrire alla meraviglia dei visitatori. Al termine degli interventi, infatti, tutte le aree interessate dai cantieri, ciascuna secondo la propria specificità e le proprie caratteristiche, saranno visitabili.
Così, Ninfa si sta rigenerando sulla via dell’acqua perché nasce da questo elemento e perché questo elemento ha caratterizzato fortemente tutta la sua storia: un luogo dove si produce energia da fonte rinnovabile da ormai mille anni che è, da sempre, un esempio straordinario di sostenibilità ambientale.