Conoscete i Giardini Vaticani? Sono un piccolo gioiello non per tutti, nel senso che poterli visitare è un privilegio che richiede attesa e crismi particolari. Io ho avuto la fortuna di visitarli, nel gennaio 2024, grazie a una visita guidata organizzata da Aicg - Associazione italiana centri giardinaggio, e cercherò di trasmettervi le mie sensazioni, nonché i dati di fatto, storici, artistici, naturalistici e agronomici appresi durante la visita.
Una visita emozionante
Posso dirvi innanzitutto che è stato emozionante camminare laddove numerosissimi Papi hanno passeggiato per ristorare la mente. Varcare la soglia dei Giardini Vaticani, 23 ettari adagiati sul Colle Vaticano (Città del Vaticano assomma 44 ettari in tutto), non lascia indifferenti... Qua e là tra la ricca vegetazione occhieggiano statue, tabernacoli ed edicole di ogni epoca, omaggi ai diversi Pontefici, e poi palazzine in vari stili, con stucchi o veri e propri mosaici, torrioni difensivi a completamento delle mura storiche, e ben 100 fontane. Perché i Giardini Vaticani sono un inimitabile connubio fra natura, arte e storia.
Fu Papa Niccolò III nel 1279 a riportare la residenza papale dal Laterano al Vaticano, facendo realizzare un edificio solenne sul Colle Vaticano, dietro la basilica di San Pietro, dove poi si trasferì, ben protetto da una nuova cinta muraria. Qui fece realizzare un frutteto (pomarium), un prato (pratellum) e un giardino (viridarium), i primi nuclei dei futuri Giardini Vaticani.
Acqua, fonte di vita
Costantemente vegliati dalla maestosa cupola di San Pietro, poco oltre l’ingresso si sosta a riflettere davanti a un pezzo del Muro di Berlino, donato a Papa Giovanni Paolo II, come riconoscimento al suo ruolo morale nell’abbattimento di quella innaturale divisione del continente europeo in due blocchi.
Scendendo attraverso un tunnel di allori (Laurus nobilis) e pittosfori (Pittosporum tobira) si raggiunge la Casina di Pio IV, caratterizzata dai pregiatissimi mosaici botanici e faunistici, impreziosita dal ninfeo (una vasca con fontana, arricchita da nicchie e statue) e fiancheggiata da due pini (Pinus pinaster) che hanno 600 anni di vita.
Poco più sopra l’imponente Fontana dell’Aquilone – sormontata da un’aquila gigante, stemma della Famiglia Borghese che espresse Papa Paolo V, eletto nel 1605, e numerosi cardinali – è un capolavoro dello stile rustico in voga nel XVII secolo. Di gusto tipicamente barocco, è costituita da un ampio e profondo bacino di forma ellittica in travertino e da una serie di incavi e nicchie, realizzati da roccaglie e tufi spugnosi, ricoperti di muschio e piante amanti dell’umidità e dell’ombra. Alcune cascatelle alimentano la grande vasca centrale, dalla quale emergono, in corrispondenza dei due fuochi dell’ellisse, le teste delle due ninfe, il cui corpo risulta interamente ricoperto dalle acque. Realizzata a partire dal 1611 da Jan van Santen (italianizzato in Vasanzio), Carlo Maderno e Martino Ferrabosco per volere di Paolo V, si approvvigionò d’acqua inizialmente mediante il ripristino dell’acquedotto di Traiano (Aqua traiana, poi divenuta Aqua Paola), ma in seguito dovette passare all’alimentazione, come per tutte le altre fontane dei Giardini, dal lago di Bracciano a 48 km da Roma.
Ma dopo la prima grande siccità estiva, nel 2017, che prosciugò quasi tutto il lago a nord della Capitale, tutte le fontane dei Giardini Vaticani (e anche dell’Urbe) sono state allacciate all’acquedotto comunale della città di Roma. Con la conseguenza che, se l’acqua del lago di Bracciano era priva di cloro e altri elementi aggiunti, mentre quella dell’acquedotto è clorata, le piante dei Giardini sono divenute più vulnerabili alle malattie fungine.
Tutta l’irrigazione dei Giardini viene gestita da un impianto automatizzato attraverso un software che eroga quantità corrette per ogni settore e segnala eventuali rotture, perdite ecc. in modo da porvi tempestivo rimedio.
Torrioni, grotte, statue e olivi
A monte della Fontana dell’Aquilone sorveglia i Giardini la Mater Ecclesiae, la casa ove si ritirò il Papa emerito, Benedetto XVI. Attualmente ospita sei monache benedettine argentine, riprendendo il suo scopo originario: essere un luogo di contemplazione, voluto da Giovanni Paolo II.
Dopo una salita che costeggia l’eliporto, si raggiunge il primo dei due torrioni, alla sommità dei Giardini Vaticani (76 m slm). Queste imponenti torri furono fatte erigere da Alessandro VI a seguito del sacco di Roma (1523) da parte dei Lanzichenecchi, ed erano collegate fra loro dalle Mura Leonine. Oggi ospitano il primo la direzione di Radio Vaticana (donde il nome di Torre della Radio) e il secondo (Torre San Giovanni, residenza dei Pontefici durante lavori di manutenzione nel Palazzo Apostolico) eventuali ospiti illustri, per es. Bush senior qualche decennio fa. Nei pressi della Torre della Radio si stende il vialetto – attualmente in fase di manutenzione – che ospita in grandi vasi di terracotta le piante citate nella Bibbia e nelle Sacre Scritture, dagli olivi ai limoni.
Non distante dalla Torre San Giovanni si apre la copia fedele della grotta di Massabielle a Lourdes donata nel 1902 a papa Leone XIII, con l’altare originale del santuario mariano: ora è meta di numerose processioni durante i mesi primaverili e ogni 31 maggio, al termine della cerimonia in chiusura del mese mariano, il Papa la raggiunge per celebrare la messa.
Fra la Torre e la Grotta, due glicini quasi centenari si contorcono sui resti della cinta muraria restaurata da Niccolò V, fra i due torrioni discontinua perché abbattuta in tempi remoti: in aprile i due rampicanti offrono uno spettacolo mozzafiato color lilla.
Quasi di fronte, la scultura che celebra la Madonna di Fatima è attorniata dagli olivi, simbolo di pace che punteggia costantemente tutti i Giardini: provengono dalla Puglia, da Israele e da altre parti del mondo, donati ai diversi Pontefici dai visitatori illustri che non si presentano mai a mani vuote.
Scendendo verso est, la campana in bronzo, donata a Giovanni Paolo II dalla Fonderia Marinelli (ora Patrimonio Unesco) di Agnone (Cb) per il Giubileo del 2000, sottolinea anche una delle più particolari vedute, poco lontano, della cupola di San Pietro, che pare quasi di toccare con la mano.
All’inglese, alla francese e all’italiana
I Giardini Vaticani sono tanti giardini nei Giardini. Vi trovano spazio i giardini all’inglese, dov’è la natura, guidata impercettibilmente dai giardinieri (46 sono i dipendenti dei Giardini, fra cui anche personale amministrativo e operai), a mantenere se stessa, in una mescolanza di elementi naturali e artificiali come grotte, ruscelli, alberi, arbusti, pagode, pergole, templi e rovine. Poi i giardini alla francese, manieristici ma fioriti accanto al vialetto della Bibbia, con statue e giochi d’acqua. Infine i giardini all’italiana con un maiuscolo parterre rettangolare di bossi (Buxus sempervirens) bassi e labirintici, incorniciato da pini e cedri del Libano (Cedrus libani): il labirinto della vita si sublima nella fontana centrale che rappresenta la vita stessa (ma anche l’opulenza delle famiglie papali).
300 specie diverse
All’interno dei Giardini si privilegiano le specie autoctone: olivi (Olea europaea), numerosissimi in quanto simbolo di pace – due di essi furono donati dalla Regione Puglia a Papa Giovanni Paolo II in occasione della domenica delle Palme del 2000: hanno quasi mille anni di vita; uno invece è arrivato da Israele nel 1993 per celebrare l’inizio delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede –, pini (anche Pinus pinea) e lecci (Quercus ilex).
Ma ci sono anche cedri (qualcuno ha 400 anni), palme (Phoenix canariensis, Trachycarpus fortunei, Syagrus romanzoffiana, Chamaerops humilis – detta anche “palma di San Pietro” –, Cycas revoluta ecc.), e poi esemplari particolari come l’albero del corallo (Erythrina caffra, dall’incredibile rosso fuoco in fioritura), le sequoie (Sequoia sempervirens), le metasequoie (Metasequoia glyptostroboides) ecc. In totale si contano 2500 alberi, 400 arbusti, 15 km di siepi di bosso, 300 specie vegetali, tutti favoriti dal dolce clima romano.
Manutenzione ecosostenibile
I Giardini vengono gestiti con tecniche di agricoltura biologica, sull’onda dell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco (2015): la difesa viene attuata con prodotti biologici e insetti ausiliari, al limite con endoterapia (per es. contro la cocciniglia Toumeyella parvicornis che ha colpito i pini, e contro il punteruolo rosso, Ryncophorus ferrugineus, che ha aggredito le palme).
Le piante vengono riprodotte per talea in modo da essere autosufficienti ed ecosostenibili; fanno eccezione solo i fiori del periodo pasquale, importati dai Paesi Bassi. Per il resto dell’anno tutto il materiale vegetale, verde o fiorito, utilizzato nelle cerimonie della Città del Vaticano viene autoprodotto dai giardinieri interni.
E i giardinieri vaticani sono virtuosi anche nel riciclo: tutta la risulta di potature, le foglie secche, gli sfalci dei prati e gli scarti verdi vengono raccolti e trasportati a Santa Maria di Galéria dove vengono compostati per trasformarli in un ricco terriccio da utilizzare nei Giardini Vaticani.
Ultima abilità dei giardinieri vaticani: la realizzazione dello stemma papale, diverso per ogni Pontefice, mediante fiori e piante che vengono riallestiti due volte l’anno. Quando viene eletto un nuovo Papa, i giardinieri attendono il disegno dello stemma con i colori, dopodiché preparano le sagome e i fondi con le tinte prescelte. Per Papa Francesco c’è un fondo blu di agerato (Ageratum) in primavera estate e pensée (Viola cornuta) di colore celeste; l’emblema dell’ordine della Compagnia di Gesù – un sole con le lettere IHS, monogramma di Cristo –, la stella e il fiore di nardo sono dati da Euonymus pulchella sagomato in forma; le lettere del monogramma sono ottenute con Ophiopogon planiscapus.
Molta fauna selvatica
La gestione biologica favorisce anche la fauna selvatica che trova nei Giardini Vaticani un’oasi accogliente di pace nel caos della Città Eterna. Regnano su tutti i pappagalli (parrocchetto monaco, Myiopsitta monachus, e parrocchetto dal collare, Psittacula krameri) che vivono a centinaia fra i pini, le querce e le palme dei Giardini, tenendo compagnia ai passanti con il loro chiacchiericcio e nidificando in abbondanza fra i rami. Per limitarne la proliferazione, ed evitare anche possibili incidenti visto che i nidi abitati sono molto pesanti (soprattutto sulle esili foglie delle alte palme), gli addetti dei Giardini tolgono i nidi quando sono privi di uova per disincentivare la deposizione (i pappagalli prima allestiscono il nido e, solo dopo che è pronto, avviano i processi di ovideposizione). Si dice che potrebbero essere i lontani discendenti degli esemplari allevati nello zoo voluto da Leone XIII, ma è assai più probabile che si tratti di progenie di volatili scappati dalle gabbie di privati cittadini romani in tempi ben più recenti.
I gabbiani (Larus michahellis) sono invece molto più fastidiosi (e potenzialmente pericolosi, in caso di incursioni sui passanti) dei pappagalli: per loro ci sono i dissuasori acustici che li allontanano dai Giardini Vaticani.
Fra gli uccelli selvatici può capitare di intravedere le upupe (Upupa epops) o di sentire battere i picchi (picchio muratore, Sitta europaea, picchio rosso maggiore, Dendrocopos major) in cerca di insetti nei tronchi.
Poi ci sono parecchi scoiattoli (Sciurus vulgaris), orbettini, tritoni, rane, raganelle e rospi, nonché tartarughe (Emys orbicularis) nel Ninfeo e nella Fontana dell’Aquilone, facilmente ammirabili dai visitatori mentre si riposano sui manufatti emersi dalle acque.
Conforto per i Pontefici
Tutti i Papi hanno amato i Giardini Vaticani, a partire da Niccolò V, il primo “Papa giardiniere”, arrivando a Leone XIII – il “Papa prigioniero” perché fu il primo Santo Padre della storia a non mettere mai piede fuori da San Pietro (guidò la Chiesa dal 1878 al 1903) – che ampliò i Giardini inserendo anche uno zoo con specie esotiche come le antilopi: non uscendo dalla Città del Vaticano, cercò di ricrearsi al suo interno. In tempi più recenti, Giovanni XXIII frequentava la Pagoda Cinese, dono della comunità cattolica dell’Estremo Oriente: era il suo luogo preferito per la meditazione quotidiana, quando gli impegni glielo consentivano. Giovanni Paolo II, che tanto apprezzava la montagna e la natura, amava passeggiare per gli ampi viali. Benedetto XVI si ritirò dal soglio pontificio nella Mater Ecclesiae che sormonta la Fontana dell’Aquilone e, finché il fisico glielo consentì, apprezzò una passeggiata quotidiana nei Giardini. Così come ha fatto sino a pochi anni fa Papa Francesco, fino a che le ginocchia non dolevano troppo. Non per niente i Giardini Vaticani sono aperti alle visite solo la mattina, proprio per lasciare ai Papi la libertà di fruirne.
Poterli vedere, com’è capitato a me e altri colleghi attraverso una visita guidata esclusiva, è un enorme privilegio. Ma anche e soprattutto un grandissimo turbamento: la bellezza della flora che li abita, così ricca di grandi esemplari arborei che hanno letteralmente “vissuto tantissimi Papi”, si accompagna inscindibilmente al pensiero dei Pontefici che hanno abitato i diversi edifici, passeggiato per i lunghi viali, meditato al cospetto delle varie statue sacre, pregato davanti alle diverse edicole, annusato le molte rose del roseto, ammirato l’imponenza della cupola di San Pietro… Impossibile non riempirsi gli occhi e il cuore, e non uscirne, a fine visita, diversi da quando si è entrati…
Info utili
- Possibilità di visitare i Giardini Vaticani solo su prenotazione e solo con accompagnamento di una guida autorizzata, con un costo extra.
- Visite solo di mattina, tranne la domenica.
- Mesi consigliati: novembre, gennaio, febbraio (negli altri mesi è alta stagione ed è difficile riuscire a prenotare ingresso e guida).
- Durata: circa 2 ore.
- Non accessibile per persone in sedia a rotelle o con difficoltà di deambulazione.
- Ingresso: 25 €.