Tutto ebbe inizio nel 1956, quando il marchese Federico Gallarati Scotti e sua moglie, Lavinia Taverna, decisero di acquistare, a un’asta giudiziaria, una proprietà rurale situata nei pressi di Ardea, sulla costa laziale, a poche decine di chilometri dalla città di Roma: la proprietà fu chiamata la Landriana, in omaggio al castello di Landriano, appartenuto alla famiglia Taverna.
Al momento dell’acquisto, però, il terreno era completamente spoglio, non vi erano alberi né arbusti ed era ancora infestato dalle mine e dalle bombe, residui di quella tragica guerra che in questa zona, in occasione dello sbarco di Anzio, aveva conosciuto uno dei suoi momenti più cruciali e decisivi.
Un giardino per caso
Il giardino nacque quasi per caso: l’intenzione originale fu quella di piantare alberi, soprattutto pini ed eucalipti, per fare un po’ di ombra al casale e per frenare i venti che, fortissimi, soffiavano dal mare che dista solo 4 km. In seguito, tuttavia, un’amica di famiglia donò a Lavinia Taverna una bustina di semi e la marchesa, quasi per gioco, provò a seminarli. Il risultato dell’esperimento fu sensazionale: nacquero molte piantine e con esse una passione destinata a lasciare un segno profondo sulla ormai brulla proprietà.
Lavinia iniziò ad avvicinarsi al giardinaggio con grande ardore, dedicandosi con estrema cura alla semina e allevando con amore le centinaia di piante nate grazie al suo attento lavoro. Infine, le collocò nell’area che circondava la casa senza seguire uno schema preciso.
Da campo catalogo a Giardino
Questa fase di entusiasmo neofita proseguì per diversi anni, fino a quando Lavinia non si rese conto che il suo non era un giardino, ma un insieme di piante privo di una struttura e di uno specifico disegno. La marchesa aveva bisogno di aiuto per creare un vero giardino.
Fu allora che il conte Donato Sanminiatelli, amico di famiglia e amante del giardinaggio, le suggerì di chiamare Russell Page, il famoso architetto paesaggista inglese, che proprio in quel periodo, si stava occupando del giardino dei Sanminiatelli a San Liberato (Bracciano, Roma).
L’apporto di Russel Page
Russell Page arrivò alla Landriana nel 1967 e comprese subito che avrebbe dovuto dare al giardino una struttura molto forte e ben disegnata, in modo che potesse accogliere le centinaia di specie e varietà già presenti. Page suddivise il grande giardino in spazi circoscritti dal disegno fortemente geometrico sottolineato da siepi e vialetti. Poco più in là progettò un roseto formale (oggi Giardino degli Aranci), un giardino per le collezioni (oggi Giardino degli Ulivi) e un rock garden.
Tornato qualche anno dopo, Page scoprì che Lavinia, nel frattempo, non aveva cessato di coltivare nuove piante al di fuori delle aree da lui disegnate e comprese che il suo schema iniziale avrebbe dovuto essere rivisto e giocato su una scala più ampia. Seguendo il consiglio di Page, la marchesa disegnò lungo il fianco della collina una scalinata rettilinea (l’attuale Viale Bianco) che scendesse nella zona inferiore, creò un lago artificiale, continuò a disegnare giardini che nel senso delle proporzioni, nell’equilibrio e nell’uso dello spazio risentono fortemente della lezione di Page.
L’apertura al pubblico
La fase più recente della vita del giardino risale a pochi anni fa ed è caratterizzata dalla volontà di proiettarsi verso l’esterno, sia in senso metaforico, con l’apertura dei giardini al pubblico e l’organizzazione della fiera di giardinaggio, sia in senso letterale. Infatti, a metà degli anni Novanta, la bordura grigia di Page, ormai soffocata dai pini sovrastanti che erano cresciuti moltissimo, languiva. Con il suo tipico coraggio Lavinia decise di trasferirla oltre la recinzione del giardino, in un’area completamente dedicata a un vecchio frutteto. Nacque così il capolavoro del nuovo giardino grigio che, insieme al Prato blu e al Grande prato delle mostre “Primavera e Autunno alla Landriana”, segna un ritorno al mondo assolato del Mediterraneo, nel resto del giardino ormai filtrato, e quasi esorcizzato, dall’ombra dei grandi alberi.
I giardini nel Giardino
Lavinia Taverna aveva progettato altri giardini nelle vicinanze del lago. Tra di essi, alcuni furono solo accennati, con le prime piante, altri appena sognati su carta. La scomparsa della marchesa, avvenuta nel 1997, provocò una momentanea stasi in questo incessante sbocciare di nuovi giardini che, soprattutto negli ultimi anni, aveva rappresentato il tratto più caratteristico della Landriana.
I progetti della marchesa, tuttavia, non sono stati dimenticati: Lavinia ha lasciato a disposizione del pubblico l’inestimabile patrimonio di un giardino moderno e unico in Italia, nel quale non solo è possibile godere di un ambiente incantato, ma anche imparare qualcosa di quel personalissimo stile di grande giardiniera che Lavinia ha dimostrato. La sua firma inconfondibile è fatta di attente giustapposizioni di masse create grazie ad accurate potature, di tappezzanti che non permettono di vedere la terra nuda, di viali e camminamenti lastricati o in erba, di schemi di colori armoniosi.
Una visita alla Landriana
Oggi, la Landriana costituisce uno stimolo e una fonte di ispirazione preziosa per chiunque intenda avvicinarsi al giardinaggio, sia con un approccio poetico e riflessivo, sia con un’attitudine più concreta e scientifica. Non dimentichiamo però che, oltre al giardino, sopravvive anche un’eredità di affetti, di sogni, di idee che, come la prima bustina di semi che diede origine al giardino, è destinata a sbocciare e a crescere nel tempo: chi si accosterà al Giardino della Landriana con questo spirito, ne uscirà enormemente arricchito.
Stanze e zone del Giardino
- Cortile del Carrubo
- Viale delle Rose ‘Bonica’
- Giardino delle Eriche
- Giardino degli Aranci
- Viale dei Cipressi
- Giardino degli Ulivi
- Viale bianco
- Valle delle Rose Antiche
- Angolo delle Magnolie e Belvedere
- Piccoli Giardini
- Giardino all’Italiana
- Vasca Spagnola
- Giardino dei Meli
- Canfori e Camelie
- Lago dei Taxodium
- Bosco delle Querce
- Prato dei Prunus
- Valle delle Rosae mutabilis
- Giardino della Quercia
- Collezione delle Ortensie
- Prato blu
- Giardino Grigio
- Prato degli Ulivi
- Prato dei Cipressi
Info utili per la Landriana
- I Giardini della Landriana sono in Via Campo di Carne 51 a Tor San Lorenzo Ardea (Rm), www.landriana.com.
- Sono aperti da aprile al 1° novembre di ogni anno, e sono visitabili con visita guidata da prenotarsi nelle giornate di apertura scrivendo a visite@landriana.com o telefonando al 333/2266855 (anche Whatsapp e SMS); sono possibili anche visite di gruppo o per scolaresche.
- Alla Landriana si realizzano infine eventi e cerimonie su misura per i committenti: info@landriana.com, 039/5155607.
Acero tridente, autunno a colori
L’acero tridente (Acer buergerianum) deriva il nome dalle foglie piccole con tre lobi, a differenza delle altre Aceracee che ne hanno cinque, sette in alcuni casi. Ha crescita eretta da giovane, per poi aprire la chioma e formare un fusto ornamentale, con un bel piede alla base e la corteccia che si sfalda a placche marrone-arancio e grigio. Il fogliame in autunno passa dal verde brillante al rosso porpora, attraverso tutte le sfumature dell’arancio e giallo.
Albero dei tulipani, che spettacolo!
Chiamato albero dei tulipani per i fiori simili ai tulipani, è un grande albero (Liriodendron tulipifera) dal fusto diritto e ramificato, con corteccia grigio verde e chioma arrotondato-oblunga. Le foglie, caduche, hanno caratteristica forma quadrata lobata con apici, verde lucido che diventa giallo crema in autunno. I fiori, in primavera sugli esemplari adulti, hanno petali giallo-verdi e, dentro, una vistosa macchia arancione centrale fra gli stami bianco-giallini.
Ludwigia, il giallo da laghetto
Ludwigia grandiflora è un’Onagracea perenne che vive in acque stagnanti e a corrente lenta e nei prati molto umidi. Molto vigorosa, crea tappeti densi e impenetrabili ed è considerata infestante in alcuni Paesi, che ne vietano la riproduzione e il trasporto sul proprio territorio. Le foglie sono lanceolate, verde scuro e la fioritura, da giugno a settembre, è generosa di fiori gialli, aranciati nella parte centrale, di 3-4 cm di diametro, semplici, a cinque petali.
Delavayi, la magnolia più bella
Probabilmente è la più appariscente e imponente tra le magnolie sempreverdi: Magnolia delavayi può raggiungere un’altezza di 15 m, ha un fusto bruno-giallastro e foglie oblungo-ovate lunghe 10-20 cm e larghe 5-10. I fiori, che si aprono in estate, sono semplici e a coppa, con un diametro di 25 cm e sono intensamente profumati. È una pianta molto rustica, che si adatta anche a terreni calcarei, purché profondi e ben drenati.
Albero dei rosari, la leggerezza
Chiamata anche albero dei rosari, Melia azedarach è un albero deciduo dalla bella chioma globosa di foglie lunghe, composte, verde brillante e può raggiungere i 15 m d’altezza. Alla fioritura primaverile, con infiorescenze molto appariscenti e profumate, di colore viola chiaro o lilla, seguono le piccole bacche riunite in grappoli, prima verdi, poi giallo chiaro, e bianchi e grinzosi a maturazione, persistenti in inverno. Attenzione: è molto tossica per l’uomo.
Metasequoia, il fossile vivente
Unico rappresentante vivente del genere Metasequoia, la glyptostroboides fino al 1945 era nota per i resti fossili e ritenuta estinta. Ne fu poi ritrovato un centinaio di esemplari nelle province cinesi del Sichuan e dello Hubei. Resta una pianta molto rara, con una diffusione molto limitata. È una splendida conifera, tra le pochissime spoglianti, con portamento piramidale, aghi piatti lunghi 2-3 cm, corteccia bruno rossastra; può raggiungere un’altezza di 40 metri.
Pavonia, simile all’ibisco
Pavonia hastata è un grazioso cespuglio sempreverde che raggiunge in breve tempo un diametro di circa 1,5 m. Sempre molto ramificato dalla base, ha fusti erbacei in alto e lignificati in basso, foglie alterne, ovato-cordate, verde scuro. Da estate inoltrata e fino all'inizio dell'autunno, produce numerosi fiori, di 5 cm di diametro, di colore rosa pallido con vistosa macchia rosso scuro nel centro: durano un solo giorno, ma vengono prodotti in abbondanza.
Cipresso calvo, per il laghetto
Il cipresso calvo (Taxodium distichum) è una delle pochissime conifere che perdono le foglie in autunno ed è tipica dei luoghi paludosi e umidi. Per garantirsi l’ossigenazione, impossibile con le radici che affondano in terreni molto umidi se non completamente allagati, possiede caratteristici tubercoli radicali esterni, chiamati pneumatofori. Può raggiungere notevoli dimensioni, con un fusto massiccio che assume alla base la classica forma a “zampa di elefante”.