Ha molti nomi: quello scientifico è Schlumbergera truncata (sin. Zygocactus truncatus), quelli comuni sono cactus di Natale oppure natalina, ovviamente perché ha la piacevole abitudine di fiorire da novembre fino a febbraio e quindi – con scarsa fantasia ma molto senso pratico – è stata battezzata volgarmente con il periodo della sua espressione più vistosa. “Cactus” non perché abbia spine, completamente assenti, ma perché appartiene alla famiglia delle Cactacee.
La troviamo nei garden center e pure nei supermercati da metà novembre fino a metà gennaio, graziosa e ricoperta di colorati (bianchi, rosa, rossi, porpora) fiori dall’architettura rococò. Costa poco ed è poco ingombrante. Come pianta grassa, il pensiero è che sia anche facilissima da tenere, e in effetti è un’idea corretta, ma… è facilissima se si rispettano alcune condizioni inderogabili. Se si sbaglia, la natalina non perdona: si libera dei bocci alla velocità della luce e, a volte, si accartoccia miseramente…
Ecco i 9 errori da evitare come la peste!
- Rinvasarla. È in piena fioritura e, con l’eccezione delle piante erbacee annuali da fiore da balcone che effettivamente vanno subito rinvasate, tutte le piante in fioritura non vanno MAI rinvasate, pena la perdita dei boccioli e quindi l’interruzione della fioritura. Ci penserete a fine fioritura, in marzo. Adesso lasciatela in pace con i suoi boccioli!
- Metterla al caldo. Erroneamente si pensa che, essendo una pianta grassa, ami il caldo. E così la si posiziona in casa, magari come centrotavola se è un esemplare grande (fino a 40 cm di diametro dei rami ricadenti) oppure su tavolini e mensole, a una temperatura da 20 °C in su. Sbagliatissimo: la natalina sta bene a 15 °C, temperatura che le consente di fiorire e rifiorire l’anno successivo. Al massimo può tollerare 18 °C. Da 19 °C in su appassirà velocemente i fiori già aperti e seccherà altrettanto rapidamente i bocciolini che cadranno tutt’intorno. Quindi serve una stanza, o una posizione, fresca, per esempio vicino a una finestra, ma ovviamente lontano dal termosifone (e da qualsiasi altra fonte di calore).
- Metterla in esterni. A pochi viene in mente di tenere una natalina sul balcone, perlomeno nel Nord Italia. A beneficio di chi lo pensasse, sappiate che la schlumbergera tollera fino a 8 °C (e fino a 5 °C se non sta fiorendo ed è perfettamente asciutta). Quindi potrebbe stare sul davanzale nel Sud più mite, ma assolutamente non dall’Emilia-Romagna compresa in su.
- Metterla al sole. Sempre fuorviati dal fatto che sia una pianta grassa, si può pensare che un posto al sole sia il migliore. Sbagliatissimo: se va benissimo il davanzale di una finestra che non abbia il termo al di sotto o vicino, la suddetta finestra deve essere esposta a nord, ossia i raggi del sole non devono arrivarci. La natalina è originaria delle foreste tropicali del Brasile dove vive nel sottobosco, ben ombreggiata… Al sole i boccioli cadono e i fusti si accartocciano…
- Bagnarla troppo. In questo caso ricordatevi che è una pianta grassa, quindi vuole poca acqua e sempre nel sottovaso, svuotando quella rimasta dopo 10 minuti dalla somministrazione. Indicativamente, per una natalina in vaso da 8 cm di diametro, serve mezzo bicchiere d’acqua nel sottovaso ogni 7 giorni.
- Bagnarla con terriccio ancora umido. Vale per molte piante: prima di annaffiare, accertatevi che il substrato non sia ancora bagnato. Basta tastarlo col dito, se gli occhi non vi bastano.
- Bagnarla sul terriccio. In generale, anche questa è una pratica poco corretta per tutte le piante, ma per le succulente può essere letale. Il colletto (la base) delle grasse è molto delicato e sensibile ai ristagni idrici. Quindi se annaffiate direttamente sul terriccio, è più facile che il colletto marcisca (annerisce e rammollisce). Annaffiate sempre nel sottovaso.
- Bagnarla troppo poco. È vero che è una pianta grassa, ma sta fiorendo, e soprattutto in vivaio era abituata a essere bagnata con regolarità. Quindi vale quanto detto al punto 4: mezzo bicchiere a settimana, svuotando il sottovaso se non assorbe entro 10 minuti. In ogni caso, il terriccio NON deve arrivare a staccarsi dalla parete del vaso per la siccità, altrimenti i bocci cadranno e gli steli si accartocceranno.
- Inserirla nel portavaso. Siamo tutti d’accordo: i vasetti da vivaio sono molto spesso orrendi, neri o banalmente color terracotta, quindi viene immediata la tentazione di occultarli dentro a un bel portavaso decorato e in linea con l’arredamento di casa propria. Sbagliatissimo, soprattutto per le succulente: il portavaso – a meno che non sia in legno, vimini, bambù – trattiene un’umidità mostruosa, di cui la natalina non ha il minimo bisogno. Se proprio non potete fare a meno del portavaso, e non vi piacciono quelli in materiali naturali intrecciati, sceglietelo di 2-3 misure in più del vaso, in modo che l’aria circoli almeno un minimo intorno al pane di terra. E quando annaffiate nel portavaso, ricordatevi di svuotarlo bene dopo 10 minuti.
Soluzione per la natalina dopo gli errori
Se avete sbagliato qualcosa e i bocci sono caduti, ma i fusti sono ancora verdi e distesi, lasciatela in un punto fresco, diradando le annaffiature (ogni 10-15 giorni). La rinvaserete in marzo, la terrete all’esterno all’ombra da aprile a ottobre aggiungendo all’irrigazione una dose di concime liquido per piante grasse per tutto il periodo di “vacanza”: rifiorirà per natale prossimo.
Se invece si sono accartocciati i fusti, e magari si stanno disarticolando e cadendo, utilizzateli come talee, da infilare in un vasetto di metà sabbia e metà torba, da trattare come appena detto. La pianta madre, invece, probabilmente è in via di dipartita per somma di errori…