Immaginate di essere nati e cresciuti in un luogo dove il caldo è letteralmente insopportabile, dove il sole batte a picco per almeno 300 giorni l’anno, dove non c’è un filo d’ombra per ripararsi né una bella piscina dove rinfrescarsi né un condizionatore da accendere al massimo… Come prima cosa vi spogliereste di tutto ciò che è superfluo, a partire dai vestiti!
Ecco, anche le piante grasse hanno fatto proprio così: in tempi remotissimi, durante la loro evoluzione, le piante che si sono sviluppate nelle zone desertiche molto calde e assolate si sono liberate delle foglie che, più che fare loro caldo, erano pericolose perché disperdevano nell’ambiente la poca acqua disponibile.
Infatti, le foglie sono l’organo in cui si svolge la fotosintesi clorofilliana, un processo indispensabile alla vita dei vegetali il quale, tra le varie operazioni che annovera, prevede anche la liberazione da parte della lamina fogliare di una certa quantità d’acqua (è la cosiddetta “evapotraspirazione”), come prodotto di scarto dei processi fisiologici. Ovvio che nel deserto anche una sola goccia in meno può compromettere gravemente la sopravvivenza della pianta. Dunque, la soluzione è stata quella di eliminare il fogliame e spostare la funzione fotosintetica all’interno del fusto, che infatti è di colore verde, perché dotato di clorofilla, anziché marrone come nelle altre piante.
Ma non basta: le foglie rappresentavano anche una parte troppo esposta ai raggi solari. Parallele al suolo come in genere sono, correvano il rischio, nelle zone tropicali dove i raggi cadono tutto l’anno a 90° sulla superficie terrestre, di finire rapidamente bruciate dalla forza ustionante del sole. Ed ecco un altro valido motivo per farle sparire.
In realtà, non sono proprio del tutto scomparse, perché in natura si ricicla tutto ciò che può essere utile: una struttura che già esiste, più che svanire si trasforma. Nel caso in questione, ogni foglia si è tramutata in spina, un oggetto indispensabile per la difesa della pianta dalle aggressioni da parte degli animali del deserto, disposti a tutto pur di nutrirsi, ma non a farsi forare il naso, le labbra o il palato…