Un momento cruciale, quello del rientro, perché dalle cure giuste dipende la sopravvivenza ottimale delle piante d’appartamento durante la lunga brutta stagione, che è sempre un periodo poco felice per loro.
Annaffiature: il periodo è molto delicato e le annaffiature devono essere ben calibrate per evitare di aggiungere stress a stress. Vale adesso più che mai il consiglio di inserire la punta del mignolo sino alla seconda falange nel terriccio del vaso per capire se è asciutto anche in profondità o no, e di conseguenza capire se bagnare o meno. In genere, reduci dall’ambiente esterno ventilato e tiepido, e senza ancora riscaldamento acceso, le piante d’appartamento adesso si rivelano più parche del solito nella richiesta d’acqua: tenetene conto!
Bonsai: chissà perché, si tende a considerare i bonsai come piante d’appartamento... Effettivamente alcuni (Carmona, Serissa, Ficus retusa, Sagerethia, Zelkova nire, Pepper Tree, Portulacaria ecc.) sono piantine tropicali da trattare alla stregua di filodendri, dieffenbachie e potos, e quindi devono tornare fra le mura domestiche già in settembre, ma molti altri (Fagus, Ulmus, Pinus, Olea ecc.) sono da esterni e in casa soffrono terribilmente: questi vanno lasciati all’aperto finché le temperature non toccano i 5 °C, quando basterà porli in un locale luminoso ma freddo.
Cocciniglie: il nemico numero uno sulle piante d’appartamento quando trascorrono l’estate all’aperto. Piccoli fiocchetti bianchi (cocciniglie cotonose), leggerissimi, arrivano portati dal vento e si insediano in genere sul retro delle foglie o alla base dei fusti, seminascosti nel terriccio. Il cambiamento di posizione, che stressa la pianta, favorisce la loro diffusione e, se non si è accorti al momento del rientro, si corre il rischio di trovarsi dopo un paio di settimane alle prese con un’infestazione maiuscola! Quando sono poche, si possono individuare e schiacciare con le pinzette da ciglia, ma se aumentano oltre la ventina di esemplari, meglio ricorrere a un prodotto anticocciniglia, spruzzandolo anche al piede della pianta.
Coprivaso: tra le mura domestiche i vasi in plastica da vivaio sono veramente orrendi! Due sono le soluzioni: rinvasare l’esemplare in un bel contenitore (ce ne sono di molto eleganti in vendita nei garden center più forniti), ovviamente munito di fori di drenaggio (e quindi utilizzando poi un sottovaso per non sgocciolare), oppure inserire il vaso originario in un bel coprivaso. Ne esistono di tutti i tipi: in tutti i colori, anche decorati, in diversi materiali dalla ceramica alla plastica passando per legno e midollino, di ogni dimensione (da 8 a 40 e più cm di diametro), per ogni tasca (i più economici sono in cartoncino o in plastica). Se ve ne avvalete, ricordatevi almeno una volta al mese (meglio due) di estrarre il vaso per controllare se rimane un ristagno d’acqua: se sì, svuotate il portavaso e poi riducete la quantità d’acqua fornita, che è evidentemente inutile…
Difesa: in appartamento, per via dell’aria forzata, del riscaldamento e dell’ambiente non ideale, è facile che si manifestino quasi subito parassiti e anche qualche marciume fungino. Tenete a portata di mano un anticrittogamico generico (ad ampio spettro, contro ticchiolatura, muffa grigia e altre malattie fungine ecc.), un anticocciniglia e un insetticida acaricida (contro il ragnetto rosso). Preferite quelli pronto-uso, con pompetta (trigger) incorporata, perché in bagno o in cucina non è il caso di trafficare con misurini e polverine varie. Potete utilizzare numerosi prodotti biologici, oltre ai tradizionali chimici di sintesi.
Dimensioni: capita spesso che il beniamino messo all’aperto in maggio quando era alto 50 cm e largo 30, adesso sia raddoppiato, e con lui molte altre specie domestiche che si sono trovate particolarmente bene vellicate dall’aria libera e vaporizzate dalle piogge. A questo punto, per rimetterle in casa si impongono due operazioni: la prima consiste nel rinvaso ed è obbligatoria; la seconda si impone solo se non esiste più uno spazio sufficiente ad accoglierle dentro casa, e si tratta della potatura, che si effettua in genere non in altezza (difficilmente la posizione della pianta può essere già a 2 m da terra) bensì in larghezza. Prima però di affrontare una pratica così invasiva e drammatica, provate a inserire alcuni tutori nel vaso e a legare con il filo di plastica morbida verde i rami o le grandi foglie, per contenerne al massimo le dimensioni (ma non fate diventare la pianta una salsiccia!). Se non basta, rimangono solo le cesoie, ma l’esemplare, di qualunque specie sia, non gradirà affatto… Prima di tagliare, valutate anche l’opzione di regalarlo a chi ha più spazio di voi…
Freddo: qual è la temperatura minima sopportabile dalle piante d’appartamento? Naturalmente dipende dalla specie, ma in genere si fissa nei 15 °C. Questo non vuol dire che la prima notte settembrina in cui produciamo la nuvoletta di respiro stermini di colpo tutte le piante tropicali: se l’abbassamento non è repentino (da 30 a 15 °C in 6 ore), tutti i vegetali si abituano gradatamente alla discesa termica e per qualche giorno tollerano perfino temperature inferiori (fino a 12 °C). Diverso è il discorso “all’andata”, in maggio, quando vengono da stanze a 20 °C o più e non riescono certo ad adattarsi in mezza giornata ai 12-15 °C dell’esterno.
Giorno libero: poiché le operazioni di rientro non sono istantanee (e la fretta è sempre cattiva consigliera), se potete scegliete un momento di calma, in cui dedicare loro almeno un’oretta (ma anche mezza o un’intera giornata se sono veramente tante) in modo da poterle osservare, ripulire, trattare e posizionare senza il cronometro in mano. Ne va della loro sopravvivenza nei prossimi mesi.
Grasse: le piante succulente sono di solito più resistenti rispetto a quelle tropicali in fatto di basse temperature, perché moltissime provengono da zone desertiche con forte escursione termica: anche tra 45 e 5 °C tra il giorno e la notte. Per loro l’ora del rientro scatta, in Val Padana, verso la fine di ottobre, quando non sono rare minime notturne che sfiorano lo zero, temperatura alla quale resistono se il substrato è perfettamente asciutto. Anche se tollerano benissimo le stanze asciutte e riscaldate negli inverni italiani, sarebbe meglio posizionarle in un locale interno ma privo di riscaldamento: tenendo presente che sopportano fino a 5 °C, fioriranno nella prossima bella stagione solo se la massima non supera i 15 °C. Le Cactacee dalla forma globosa (“a palla”) possono anche svernare al freddo e al buio: senz’acqua vanno in completo riposo senza alcun danno. Le succulente conservate a meno di 15 °C non vanno nemmeno bagnate, sia perché non ne hanno bisogno, sia per stimolare la successiva fioritura. Quelle invece che trascorrono l’inverno in ambienti riscaldati entrano in un semi-letargo, insufficiente per fiorire ma bastevole per riposarsi un po’, e vanno bagnate con un dito d’acqua una volta al mese.
Ingiallimento: il “segno di protesta” più frequente che emettono le piante quando vengono rimesse in casa è un ingiallimento più o meno esteso del fogliame. È del tutto normale! Preoccupatevi solo se riguarda più del 60% delle foglie oppure dura più di un mese senza che appaiano nuove foglioline. In entrambi i casi non è più solo stress fisiologico, ma c’è qualcosa che non va: la posizione sgradita, un eccesso o carenza d’acqua o di luce, le correnti d’aria, il riscaldamento se l’avete già acceso… Individuate e correggete il fattore di disturbo al più presto.
Luce: la maggior parte delle piante d’appartamento viene da zone tropicali dove vive più o meno nel sottobosco. Gradisce quindi la presenza della luce in quantità variabile, ma sempre meglio di meno che di più. Quelle che possono stare in ombra sono la sansevieria, i ficus (non il beniamino), la monstera, la schefflera, i filodendri, le felci e, al limite, anche il potos (che perde le variegature). La posizione deve tener conto delle loro esigenze d’illuminazione. Se l’appartamento riceve veramente poca luce (finestre piccole con esposizione a nord), potete utilizzare le apposite lampade per piante, in vendita nei garden center meglio forniti.
Momento giusto: per il rientro delle amiche verdi il momento giusto è quando la temperatura notturna scende per più di tre notti consecutive sotto i 15 °C (ma entro i 12 °C). Quindi, dal quarto giorno lo spostamento diventa obbligatorio e urgente. Non tergiversate troppo: il riambientamento in casa deve avvenire con riscaldamento spento, altrimenti lo stress sarebbe tale da portare a morte certa i vegetali. La temperatura diurna (che si presuppone superiore) è invece ininfluente.
Osservazione: ogni pianta va osservata con cura, prima di rimetterla in casa. Controllate il terriccio, che non deve recare tracce di muffe, muschi o marciume, né deve “puzzare di marcio”, né deve presentare parassiti (larve nella terra o insettini svolazzanti). Esaminate la base del fusto alla ricerca di cocciniglie o altri parassiti, e poi salite lungo il fusto e i rami. Guardate le foglie, anche sulla pagina inferiore, sempre intenti nella stessa ricerca. Se trovate qualcosa di anomalo, eliminatelo manualmente se possibile, altrimenti effettuando subito un trattamento con fitofarmaci.
Pulizia: contestualmente all’osservazione, svolgete una buona pulizia levando foglie secche e altri residui dalla superficie del terriccio, pulendo con una spugnetta l’esterno del vaso e con un’altra nuova e inumidita le singole foglie se sono grandi (sostenetele con una mano per evitare che si spezzino). Non utilizzate il lucidante fogliare: in questo momento di stress non le aiuta, rimandate l’operazione di un mesetto. Eliminate la polvere con il phon ad aria fredda sulle piante a foglie piccole e sulle succulente glabre, con un pennello pulito sulle succulente pelose. Potate anche eventuali parti secche, come foglie, rametti, fiori appassiti ecc.
Posizione: fattore cruciale al momento del rientro, perché deve già essere quella definitiva per i prossimi sei mesi (no agli spostamenti continui in base alle vostre esigenze: le piante non li amano affatto!). Deve essere luminosa, priva di raggi solari, lontana da fonti di riscaldamento anche se adesso sono ancora spente (termosifoni, termoconvettori, serpentine radianti, stufe e caminetti, cucine a gas ecc.). E al tempo stesso lontana da correnti d’aria (apertura di porte e finestre) e preferibilmente umida (bagno). E anche al di fuori del passaggio, perché i vegetali detestano essere urtati, ma anche solo sfiorati di continuo. La soluzione più semplice consiste nel rimetterle nello stesso posto che occupavano in primavera, a meno che non siano talmente cresciute da non starci più, nel qual caso si gira per casa con il vaso in mano a mo’ di rabdomanti cercando il posto giusto: meglio fare diverse prove in un solo giorno che assistere a un deperimento e spostarle poi dopo 2-3 settimane, e poi ancora dopo altre 2 e altre 2, senza pace né risultati…
Riscaldamento: vera iattura, qualunque fonte di riscaldamento è nociva per i vegetali, perché asciuga il terriccio e soprattutto l’aria, creando le condizioni ideali per i parassiti come il ragnetto rosso. Nessuna pianta può resistere a meno di 3 m di distanza da termosifoni & co.: le foglie ingialliscono senza tregua e appassiscono, e poi subentrano i parassiti a dare il colpo di grazia… Nessuna eccezione, nemmeno per la mensola di marmo posta sopra al termo installato sotto la finestra: il fresco che viene dai vetri non controbilancia a sufficienza l’aria calda che viene dal radiatore sottostante! E ricordate che l’ideale, anche per le piante tropicali, sarebbe una stanza dentro casa ma con il riscaldamento spento: 15-18 °C sono i gradi perfetti per tutte.
Ragnetto rosso: nemico pubblico numero uno subito dopo il rientro tra le mura domestiche, il ragnetto rosso è subdolo perché invisibile. In genere le microscopiche uova arrivano quando l’esemplare è ancora all’aperto ma, vista la sua ottima salute e l’ambiente adatto, non trovano una condizione favorevole alla schiusa. Viceversa accade con l’ingresso in casa: lo stress che coglie la pianta, l’aria stagnante, spesso la minore umidità incentivano lo sviluppo dei parassiti, che vengono poi “benedetti” dall’accensione del riscaldamento e conseguenti calore e secchezza dell’aria. Si riconosce dallo scolorimento delle foglie, che appaiono finemente puntinate di giallo, e poi dalle sottili ragnatele che avvolgono le lamine. Si combatte aumentando l’umidità dell’aria e trattando subito con un insetticida acaricida.
Sole: il benefico astro diventa un avversario delle piante d’appartamento se i suoi raggi caldi toccano le loro foglie. Il problema è che, con il progredire dell’anno, i raggi si inclinano sempre più e penetrano in profondità nelle stanze, raggiungendo anche i 2 m di distanza dalla finestra. È vero che, così inclinati, sono più deboli, però il vetro determina un “effetto-lente” che moltiplica il calore e potrebbe ugualmente ustionare il fogliame. Se potete, mettete una tenda leggera, chiara, per schermare i raggi ma non la luce.
Stress: non solo noi, al cambio di casa, ci stressiamo, ma anche le piante! Abbandonano l’aria libera, fresca o tiepida, le benefiche piogge, la ristorante umidità, il riflesso luminoso dei raggi solari per venire rinchiuse nell’aria stagnante o, peggio, tra le correnti, al caldo sempre più secco, nella penombra, magari sul passaggio che smuove di continuo le foglie… Un vero inferno, per loro! Abbiate pazienza se la loro reazione iniziale (già 3-4 giorni dopo il rientro) non è delle più felici: foglie ingiallite, che cadono in abbondanza, aspetto “triste”, un po’ appassito, ben lontano dalla floridezza che esprimevano all’aperto. In genere è un fenomeno transitorio, che dura 3-4 settimane, giusto il tempo di assestarsi nel nuovo sito (che magari è lo stesso dello scorso inverno, in cui poi si erano trovate benissimo). Le più sensibili sono il Ficus benjamina, la kenzia, la dracena, le felci, il croton, la dieffenbachia, lo spatifillo, la stella di Natale e la schefflera. In generale sono più a rischio gli esemplari di età inferiore ai tre anni, mentre le piante adulte reggono meglio i cambiamenti anche rispetto a quelle anziane.
Trattamenti: se notate un problema fungino o parassitario, non tergiversate nell’intervento, perché tra le mura domestiche non può far altro che peggiorare, se non fate nulla. Nel caso, trattate anche in contemporanea al momento del rientro. Scegliete il prodotto adatto all’avversità e usatelo prima che l’infezione o infestazione diventi massiccia: risparmierete tempo (un solo intervento), soldi (meno prodotto consumato) e beneficerete l’ambiente (erogherete infatti meno sostanze chimiche nell’aria). Effettuate comunque il trattamento allontanando bambini e animali domestici e, se potete, in un locale normalmente non utilizzato, oppure nella vasca da bagno lavandola subito dopo e arieggiando la stanza. Dopo, ponete la pianta “in quarantena”, fuori della portata dei cuccioli e lontano da altre piante per almeno 3 giorni. Controllatela quotidianamente e, se notate che il problema non è del tutto risolto, svolgete un secondo trattamento con le stesse modalità.
Umidità: un elemento cruciale nella vita delle piante, soprattutto quelle d’appartamento, che provengono dai Tropici dove l’umidità sfiora anche il 90%. L’aria secca delle nostre case, specialmente quando si accende il riscaldamento, è decisamente nociva, perché compromette l’equilibrio dell’evapotraspirazione fogliare. Ne discende che la pianta incomincia a “lavorare male”, indebolendosi e aprendo il fianco all’attacco di parassiti come il ragnetto rosso, che “va a nozze” con l’aria secca e le piante debilitate… Aumentate l’umidità dell’aria in casa (anche per il benessere degli umani e dei quattrozampe che vi abitano) ponendo sui termosifoni gli umidificatori sempre pieni d’acqua. Incrementate l’umidità vicino alle piante ponendo nei sottovasi un dito di ghiaia grossa sempre coperto da un velo d’acqua, oppure disponendo spugnette pulite e sempre inumidite sulla superficie del terriccio, o anche vaporizzando il fogliame con regolarità.
Vaporizzazione: si effettua con acqua non calcarea (distillata) o perlomeno riposata 24 ore, attraverso l’apposito nebulizzatore, spruzzando uniformemente il fogliame (ma non i fiori, se ci sono) senza che arrivi a sgocciolare. Per evitare di inondare mobili e suppellettili, potete usare allo scopo un cartoncino (tipo quello del dorso dei blocchi grandi da disegno) da tenere con una mano dietro al fogliame, e con l’altra azionare la pompetta. Con il riscaldamento acceso, le vaporizzazioni devono essere quotidiane. Non nebulizzate mai le piante a foglia pelosa: potrebbero anche marcire.