I Vivai Gambetta di Pietra Ligure hanno fatto la storia della coltivazione dell’oleandro: fu Pietro Gambetta all'inizio del '900 a selezionare le prime varietà, a cominciare dalla celebre ‘grandiflorum’, a fiore semplice, grande, rosa intenso. Fra gli eredi del “papà” degli oleandri c’è Giacomo Gambetta, al quale abbiamo chiesto di rivelare i segreti riguardanti questa eccezionale pianta.
Quali sono le varietà storiche di oleandro più belle?
Per semplicità, meglio elencarle divise per colore: nella gamma dei rossi consiglio il vellutato ‘Altini’, a fiore semplice, così come ‘Emile Shaut’, rosso carico vellutato; se cercate anche il caratteristico profumo puntate su ‘Italia’, rosso corallo, e soprattutto su ‘Geant des Batailles’, dalla corolla doppia, rosso carico striato di bianco, che spande il dolcissimo odore anche sotto il sole cocente. Tra le varietà a fiore rosa è sempre valida la ‘grandiflorum’ e l’analoga ‘Maresciallo Graziani’, mentre ‘Alassio’ è color rosa carico; per un tocco insolito provate invece ‘splendens’, con fiori doppi e foglie variegate di giallo; tutte emettono un tenue sentore, più percepibile nelle ore del tramonto.
Bellissime le tonalità dell’arancio: color salmone rosato chiaro sono i fiori semplici di ‘Dottor Ragionieri’, albicocca le grandi corolle di ‘Madame Leon Blum’, e salmone intenso a corolla semidoppia i fiori di ‘Professor Planchon’. Fra i gialli, è avorio ‘Angiolo Pucci’ e giallo chiaro ‘luteum plenum’, semidoppio. Le tinte del sole, purtroppo, non si associano alla profumazione, come in genere nemmeno il bianco, con l’eccezione di ‘Mont Blanc’, mentre sono appunto inodori ‘album maximum’, semidoppio, e ‘Alsace’, semplice bianco rosato.
Tra le moderne quali consiglia?
La rossa ‘Papà Gambetta’, dai grandi fiori semplici color rosso ciliegia; ‘Rosa Bartolini’, di un rosa luminoso in grandi corolle semplici, e la simile ‘Pietra Ligure’ rosa intenso; ‘Isola di Capri’ che schiude 5 petali di un giallo luminoso; ‘Maria Gambetta’ dai grandi fiori semplici in un giallo purissimo.
In quali zone d’Italia coltivarlo in piena terra?
Sicuramente l’habitat ideale per questa pianta amante del caldo e del sole è rappresentato dalle aree costiere del Mediterraneo, con maggior predilezione per quelle tirreniche e basso adriatiche. Verso Nord si spinge senza problemi fino ai grandi laghi del Settentrione, avendo l’accortezza di scegliere posizioni riparate che, da sole, permettono di superare la stagione fredda senza altri accorgimenti. In Pianura Padana può resistere, soprattutto se si tratta di esemplari ormai adulti e di notevoli dimensioni, preferibilmente proteggendolo durante l’inverno.
Quali le norme per un impianto corretto dell'oleandro?
In piena terra vanno poste piante che abbiano già raggiunto una certa età e, conseguentemente, determinate dimensioni: si può partire da esemplari alti almeno 1 m, coltivati in vaso del diametro dai 24 cm in su. Il momento migliore per la messa a dimora è l’inizio della primavera (metà marzo-prima decade di aprile), avendo l’accortezza di scegliere una posizione soleggiata per gran parte della giornata: a mezz’ombra la fioritura si ridurrebbe e in ombra non avverrebbe quasi del tutto. È una specie adattabile a buona parte dei terreni (non a quelli acidi), a patto di curare con attenzione il drenaggio, che deve essere sempre ottimale. Per questo consiglio di scavare una buca di almeno 50 x 50 cm (per un esemplare delle dimensioni appena indicate), sul fondo della quale porre 5-6 cm di ghiaia. Su di essa è bene posizionare una palata di concime organico (tipo letame essiccato), da coprire con uno strato di terra, onde evitare che le radici vengano a stretto contatto con il fertilizzante (che potrebbe bruciarle). Indi posizionate la pianta e colmate la buca con il terriccio rimanente, pressando bene e bagnando in abbondanza subito dopo.
Quali le cure di mantenimento?
L’oleandro è una pianta veramente robusta: nel primo anno dall’impianto fornite con regolarità l’apporto d’acqua durante l’estate. In seguito sarà in grado di resistere da solo alla siccità, limitando le irrigazioni a qualcuna nei momenti più caldi e asciutti. Naturalmente, una maggiore irrigazione si tradurrà anche in una più abbondante e duratura fioritura, ma state attenti a non esagerare: è pur sempre una specie mediterranea, ben adattata al risparmio idrico.
La concimazione è necessaria?
È senza dubbio preferibile: come nel caso dell’irrigazione, a una buona fertilizzazione corrisponderà una migliore fioritura. Intervenite verso la fine dell’inverno (tra febbraio e marzo) somministrando una dose di concime organico (stallatico, guano, cornunghia, compost ecc.), e alla ripresa vegetativa (fine marzo-inizio aprile) con un prodotto chimico a lenta cessione per arbusti da fiore.
Potatura: va praticata?
Non è indispensabile al benessere della pianta, con l’eccezione dell’eliminazione di rami secchi, spezzati o malati, che si tagliano in qualunque momento. Tuttavia, se serve un contenimento delle dimensioni del cespuglio o se desiderate conferire una forma ordinata, ogni due anni, all’inizio della primavera prima che la pianta incominci a produrre la nuova vegetazione, potete accorciare i rami più robusti, donando all’esemplare una forma ovaleggiante e aggraziata.
Come si coltiva l'oleandro in vaso?
Il contenitore è l’unica soluzione per chi desidera oleandri in zone dagli inverni troppo rigidi (lungo l’arco alpino e sull’Alto Appennino, in molte zone della Val Padana), sul terrazzo e per le nuove piante ricavate da talea o seme. Le sue dimensioni devono essere adeguate all’altezza della pianta: si parte da 16 cm per una piantina di 20-25 cm fino ad arrivare, attraverso graduali e successivi rinvasi, mastelli o vasche di 80-100 cm per esemplari che toccano i 2 m, adatti ai grandi giardini.
Curate in particolar modo il drenaggio sul fondo, da effettuarsi con uno strato consistente di argilla espansa, e utilizzate un terriccio di medio impasto (che però potrebbe appesantire molto il contenitore, se posto su un terrazzo). Collocatelo in pieno sole; irrigate, durante la bella stagione, 2-3 volte a settimana, secondo l’andamento meteorologico. Effettuate una concimazione a fine inverno con un prodotto chimico a lenta cessione, che copra nel complesso l’arco di circa 9 mesi.
Si ammala facilmente?
È una specie abbastanza resistente, che però ha i suoi punti deboli. Fra le malattie, la più temibile è sicuramente il cancro, da combattere eliminando i rami colpiti. Fra i parassiti animali, difficilmente sfugge ad afidi e acari (ragnetto rosso), contro i quali non c’è che l’impiego di aficidi e acaricidi chimici o biologici.
Come si riproduce?
Il sistema più utilizzato è quello della talea, da prelevare nel mese di giugno: consente, oltre a una riduzione dei tempi di fioritura della nuova pianta, di scegliere la varietà desiderata. In alternativa, si possono prelevare i semi dalle capsule ormai mature (quando si aprono lasciando sfuggire una sorta di lanugine), ma si otterrà una varietà… “a sorpresa”.