Dominata dall’Etna, la costa ionica della Sicilia ha dovuto fare spesso i conti con la furia delle eruzioni. Una delle più devastanti risale al 1669, quando il magma incandescente raggiunse Catania e il mare. Le colate disegnano ancora oggi, in modo inconfondibile, il paesaggio intorno al vulcano e nella lava sono scolpiti i fiori, i putti e i festoni delle chiese e dei palazzi barocchi di Catania e Aci Castello.
Fu proprio su questi lidi che approdarono, nel 734 a.C., i coloni greci che fondarono Naxos, la prima di una serie di potenti enclavi elleniche in terra sicula, segnando l’inizio di un periodo di prosperità. Purtroppo terremoti ed eruzioni non hanno lasciato traccia della ricchezza e dello splendore di queste città: con l’unica eccezione dell’impareggiabile teatro antico di Taormina (peraltro ricostruito in epoca romana).
La posizione panoramica, la bellezza assoluta della natura, il clima mite, la ricchezza architettonica hanno fatto della costa che da Taormina si snoda fino a Catania una delle mete preferite dai turisti. Fin dal tempo in cui, nel Settecento, a viaggiare erano i nobili e i letterati che approdavano dall’Europa del nord nell’isola calda di sole alla fine del loro Grand Tour. Da Goethe a Dumas, fino a Guglielmo II di Germania furono in moltissimi a dedicare versi ispirati al “paesaggio in cui si trova – parola di Guy de Maupassant – tutto ciò che sembra creato sulla terra per sedurre gli occhi, la mente e la fantasia”.
Taormina, cosa vedere
Si parte da Taormina, situata su un terrazzo a strapiombo sul mare ai piedi del monte Tauro, singolarmente unica per posizione e per la sua forma urbana che si apre ad ali di farfalla. Avvolta da una rigogliosa vegetazione subtropicale, resa ancora più intensa dalla luce cristallina, diventa assolutamente irresistibile all’inizio della primavera quando l’aria profuma di zagare, i giardini sono in piena fioritura e la cima dell’Etna è ancora incappucciata di bianco.
Taormina conserva un impianto urbanistico prettamente medievale, nonostante la sua origine sicula e le successive dominazioni greche e romane. A conoscerla si inizia rigorosamente da Corso Umberto I. Su di esso – che un tempo, quando non esisteva la statale 114, era l’unica via fino a Catania – si affacciano oggi i negozi, le pasticcerie e i bar che fecero (e ancora fanno) la “bella vita”, come il Wünederbar dove provare i cocktail che facevano impazzire Liz Taylor e il burrascoso consorte Richard Burton.
Dal corso si dipartono scalinate e stradine laterali che portano ad angoli tranquilli: una di queste conduce alle Naumachie, imponente edificio termale in mattoni di epoca romana imperiale, di cui si conserva un muro con nicchie.
Senza dimenticare – e come si potrebbe – quel capolavoro assoluto di bellezza e perizia architettonica che è il Teatro Greco di Taormina: su questo luogo basterebbe spendere poche parole e lasciare che le emozioni si esprimano al momento della visita. Secondo per dimensioni in Sicilia solo a quello di Siracusa, il teatro si apre “a volo d’uccello” su un panorama mozzafiato.
Se Palazzo Corvaja, affacciato sulla centralissima piazza Vittorio Emanuele, è il più importante della città, non può mancare una visita ai giardini della Villa Comunale. Dedicati al duca Colonna di Cesarò, sono il lascito di una ricca nobildonna inglese, Florence Trevelyan, innamoratasi della città. Affacciati su uno strapiombo che sembra precipitare in mare, offrono una vegetazione mediterranea e tropicale, con fioriture di strelizie e rose. Caratteristica la torretta arabescata simile a una pagoda cinese che veniva usata dalla proprietaria, appassionata ornitologa, per l’osservazione dei volatili.
Il nostro viaggio continua.