È decisamente una pianta spettacolare, come tutte le Bromeliacee: la vriesea (Vriesea splendens) regala la “spiga” fiorale a fine estate, in un colore sgargiante che dura per parecchie settimane (anche 2 mesi). Dalle grandi rosette di foglie nastriformi, lunghe 50 cm e appiattite, scaturisce questa lunga (fino a 60 cm) infiorescenza simile a una spiga, costituita da squame (sono brattee, cioè foglie modificate) compatte, arancione carico o rosso scarlatto, alla cui ascella compaiono i fiori gialli e minuscoli: ci regala un pezzetto di foresta venezuelana e caraibica in casa.
Dove mettere la Vriesea
Generalmente la acquistiamo già fiorita, proprio perché è bellissima. In casa, mettiamola in una stanza luminosa ma lontano dai raggi del sole (è pianta di sottobosco) e al riparo dalle correnti d’aria fredda d’inverno. Dalla fine di aprile alla metà di settembre gradisce stare all’aperto: se abitiamo nel Sud possiamo tenerla fuori, sotto un albero che la ombreggi, anche adesso e fino a metà ottobre, mentre nel Nord Italia è meglio non rischiare e tenerla fin da subito in appartamento. Soffre infatti sotto i 15 °C, perché la sua temperatura ideale è compresa fra 20 e 28 °C.
Come coltivarla
Annaffiamola in modo che il substrato rimanga sempre leggermente umido. Dobbiamo andare con mano leggera, all’incirca con mezzo bicchiere ogni 3-4 giorni fintanto che è in fiore, distribuito sul terriccio non vicinissimo al piede della pianta. Sarebbe preferibile utilizzare acqua piovana ma, se non l’abbiamo, va bene anche quella del rubinetto fatta riposare per almeno 24 ore. Aggiungiamo anche mezza dose di concime liquido per piante da fiore una volta al mese, sempre finché c’è l’infiorescenza. Gradisce anche la vaporizzazione quotidiana del fogliame, con acqua demineralizzata (quella del ferro da stiro o del condizionatore).
Quando la vriesea termina la fioritura
Quando poi l’infiorescenza si seccherà, accadrà anche un fatto ineluttabile: la pianta madre si seccherà progressivamente, ma nel frattempo dovrebbe aver prodotto le piante figlie (polloni basali) tutt’intorno a sé. Alla fine vita dell’infiorescenza, tagliamola il più in basso possibile e continuiamo a bagnare ampliando la frequenza (mezzo bicchiere ogni 7-10 giorni); sospendiamo naturalmente la concimazione.
Quando la pianta madre sarà praticamente secca, è il momento di staccare i polloni. Prepariamo tanti vasetti di plastica quanti sono i figli, del diametro di 14 cm. Sul fondo mettiamo 2 cm di argilla espansa e riempiamo con una miscela di torba con una manciata di corteccia (bark per orchidee) e una di sabbia di fiume per alleggerirla. Annaffiamo con estrema moderazione (un quarto di bicchiere), stavolta nell’incavo della rosetta di foglie. Rinvaseremo ogni primavera in una misura in più fino alla fioritura. Naturalmente la quantità d’acqua aumenterà durante la bella stagione, sempre nella rosetta, e da marzo a settembre aggiungeremo anche la mezza dose di concime (con l’acqua concimata si annaffia sul terriccio, non nella rosetta!). In inverno invece riduciamo le annaffiature a un quarto di bicchiere ogni 15 giorni.
Se saremo stati accurati nelle pochissime attenzioni, dopo 3-5 anni otterremo anche noi l’infiorescenza nata a casa nostra! Dopodiché il ciclo di morte-vita ricomincerà…
Attenzione: a differenza di altre Bromeliacee, la vriesea deve vivere nel terriccio, perché nelle foreste sudamericane le sue radici affondano nel sottobosco.
Non va soggetta a particolari nemici. Facciamo solo attenzione a rispettare le vaporizzazioni giornaliere soprattutto in inverno, perché il caldo secco dell’ambiente domestico può scatenare il ragnetto rosso, da combattere aumentando appunto l’umidità e, a mali estremi, con un acaricida chimico.
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