Tralasciando l’irrigazione e la concimazione, qual è l’operazione che ogni pollice verde compie più di frequente sulle proprie amate piante? Senza dubbio, il trapianto o il rinvaso. In genere, dopo aver acquistato un nuovo esemplare, 9 volte su 10 è necessario provvedere subito, appena arrivati a casa, a trasferirlo in un vaso più capiente, adatto ad accogliere il futuro sviluppo della pianta. Oppure il nuovo arrivo è destinato all’impianto in giardino, o ancora si tratta di numerose piante da disporre nelle aiuole o per comporre una fioriera. In tutti i casi è necessario un buon terriccio nuovo, che sia idoneo alle specie acquistate o a quelle da rinvasare.
Come scegliere la terra
I sacchi di terriccio – in genere non di marca – sono reperibili anche negli ipermercati, e spesso ci si fa attrarre dal prezzo di vendita, che è concorrenziale rispetto a quello della rivendita specializzata. In realtà, è più consigliabile acquistare terricci di marca, prodotti da aziende rinomate e da lungo tempo nel settore, piuttosto che prodotti anonimi anche se convenienti.
Infatti, bisogna abituarsi a valutare, già dal sacco, il livello qualitativo del prodotto. Un contenitore di plastica sottile, magari già danneggiato o in parte strappato, con gli angoli che cedono per il peso del contenuto o degli altri sacchi impilati sopra, è indice di un prodotto di “primo prezzo”, molto economico se paragonato con articoli di gamma più elevata. E quasi certamente di qualità inferiore. Perché un sacco di bassa qualità che si strappa con facilità espone il contenuto all’umidità o all’inaridimento prima ancora che giunga a casa. Nel primo caso si possono anche formare muffe dannose, ricettacolo di virus e batteri nocivi per le piante. Dagli squarci si possono infilare nel terriccio insetti e parassiti animali o vegetali. Se poi il terriccio si asciuga completamente, perderà quasi del tutto la sua importante componente “viva”, cioè la preziosa percentuale di materia organica. Senza contare poi la composizione del contenuto: i sacchi “primo prezzo” di solito non contengono materiali pregiati, né selezionati o trattati con procedure che li rendono sani e stabili.
Terriccio universale o specifico?
Orientarsi nell’ampia gamma dell’offerta di terra può non essere semplice. Si può optare per i terricci universali oppure scegliere quelli per piante fiorite per dare alloggio a gerani, petunie e tageti. Ma quando l’esemplare acquistato è molto specifico, per esempio un rododendro o un epifillo, è consigliabile il substrato appositamente preparato per queste categorie di piante, rispettivamente acidofile e grasse.
Ma cosa può succedere usando, ad esempio, un terriccio per gerani nel vaso destinato ad accogliere un’azalea o una pianta verde tropicale? È un’evenienza che può capitare: si possiede un residuo inutilizzato di substrato che, se è ancora abbastanza umido (non fradicio) e se conserva il suo tipico e gradevole odore di terra fresca di bosco, può essere usato, ma con qualche accorgimento.
Un substrato per acidofile, se viene impiegato in una fioriera di gerani, va reso più ricco e pesante con l’aggiunta di un po’ di terra da giardino, che possa apportare una componente argillosa. Un terriccio universale va integrato con torba pura se è destinato ad accogliere ad esempio azalee o felci, amanti del suolo leggero con pH decisamente acido. È indicata un’aggiunta di sabbia silicea nel caso di succulente, mentre le piante che amano il terreno calcareo (gigli bianchi, quasi tutte le rose, aromatiche come timo, lavanda e rosmarino) gradiscono un substrato più pesante e argilloso, con minore presenza di torba. Aggiungendo normale terra da giardino, è consigliabile ripulirla bene dai residui vegetali e setacciarla o sbriciolarla con cura prima di miscelarla in un’ampia tinozza con il contenuto del sacco, anch’esso con le zolle grossolanamente sbriciolate.
Tutte queste operazioni non sono sempre immediate da compiere, né semplici da ricordare. Per questi motivi risulta molto più facile acquistare il substrato specifico per le piante prescelte, senza lasciarsi tentare da soluzioni più economiche che non sempre valgono la fatica.
Che cos’è la torba?
La torba è una sostanza organica derivata dalla decomposizione di alcuni tipi di muschi, in particolare dallo sfagno (Sphagnum). Quando il muschio muore, le fibre che lo compongono si accumulano formando, nei secoli, letti di torba alti parecchie decine di metri. A seconda delle condizioni di accumulo esistono torbe giovani, vecchie, più o meno decomposte, e con diversi pH; a seconda della provenienza ci sono torbe irlandesi, canadesi, lituane ecc.
La torba è in vendita in sacchi da 20 a 500 l in consorzi agrari, garden center e vivai, con diversi nomi commerciali: la torba migliore in genere è la “Torba acida di sfagno” o “Torba bionda acida di sfagno”. Per capire se il prodotto che state per acquistare è di buona qualità, leggete l’etichetta, e in particolare alcune voci importanti.
Nella scheda tecnica controllate il valore del pH: una buona torba è acida per eccellenza, quindi meglio un pH 5 o inferiore che un pH 6 (tendente alla neutralità). Poi verificate l’indice di Von Post, dato da H seguito da un numero che indica lo stato di decomposizione della torba contenuta: le migliori hanno valori compresi fra H1 e H3, le peggiori superiori a H6. Infine, il valore delle ceneri deve essere inferiore a 5%, quello della sostanza organica superiore a 90%.
Ultimamente è facile trovare in vendita terricci "Privi di torba": poiché questo materiale non è inesauribile (o meglio, lo sarebbe, ma il processo di formazione è infinitamente più lento di quello di prelievo) e sta diminuendo in maniera veloce, il florovivaismo e la ricerca stanno cercando il modo di risparmiarlo e limitarne l'uso ai casi veramente indispensabili. Ecco allora che nei terricci la torba è stata sostituita da altre fibre (es. quella di cocco) a grande disponibilità, aventi caratteristiche di leggerezza, aerazione, assorbimento d'acqua pari o superiori a quelle della torba. Sono senz'altro prodotti da preferire per tutte le piante, tranne alcune d'appartamento che necessitano proprio della torba.