Fra le piante del Novecento ce n’è una che, giustamente, sta tornando prepotentemente di modo: è il semprevivo o elicriso lucido o fiore di carta. Giustamente perché è una specie poco assetata, perlomeno se coltivata in piena terra in giardino. Inoltre se ne ricavano le infiorescenze che durano anche per 10 anni, essiccate, in composizioni fra le pareti domestiche (donde il nome di “semprevivo”, che si riferisce appunto ai fiori e non alla pianta, annuale).
Com’è fatto il semprevivo
Il semprevivo (Bracteantha bracteata = Helichrysum bracteatum), appartenente alla famiglia delle Asteracee o Composite, è un’erbacea annuale di origine australiana, che produce un cespo basale molto foglioso, con lamine lanceolate e lunghe fino a 12 cm, di colore verde-grigio, scabre al tatto. Da maggio a ottobre produce continuamente numerose infiorescenze a capolino, dallo stelo più o meno lungo (30-80 cm), classicamente gialle o arancioni, ma anche rosse, bianche, rosa e quasi marroni. I “petali” che le formano hanno la caratteristica consistenza cartacea, da cui il nome di “fiore di carta” o “di paglia”, anche quando le infiorescenze sono appena sbocciate, perfettamente fresche e non ancora essiccate.
Come coltivarlo in giardino
Desidera il pieno sole, dove fiorisce molto di più rispetto alla mezz’ombra, mentre in ombra cessa presto la produzione di boccioli. Ama il caldo, anche quello torrido, il vento arroventato e perfino quello salmastro; viceversa detesta il freddo (10 °C sono la temperatura limite che può sopportare senza annerirsi), anche sotto forma di correnti d’aria.
Si può utilizzare in aiuola, in bordura mista o monospecifica, nel giardino roccioso e anche in vaso.
In giardino il terreno deve essere leggero e con un ottimo drenaggio, quindi anche un suolo sassoso va benissimo. Le annaffiature in piena estate si possono ridurre a una sola a settimana (3 litri per pianta), sempre evitando i ristagni idrici letali, ed è bene aggiungere ogni 15 giorni una dose di concime liquido per piante da fiore.
Coltivarlo in vaso
Per la coltivazione in vaso, si può partire da seme (in febbraio in semenzaio al caldo o in aprile in vasetti all’esterno) oppure dalla pianta acquistata in aprile nei garden center. Nel primo caso il vaso di coltivazione finale deve misurare almeno 18 cm di diametro per una sola pianta, mentre quella acquistata andrà subito rinvasata in un contenitore di 2 misure in più rispetto al vaso da vivaio. Sul fondo servono 3 cm di ghiaia di drenaggio, e gli spazi vanno riempiti con un terzo di terriccio per piante da fiore e due terzi per piante grasse.
In vaso è necessario annaffiare con regolarità, anche ogni 2-3 giorni in piena estate, ma senza mettere il sottovaso. La concimazione si effettua ogni 10 giorni circa.
Semprevivo a lunga fioritura
Per prolungare la fioritura, bisogna eliminare subito i capolini sfioriti. In alternativa, dopo 5-6 giorni dall’apertura, si possono prelevare tagliando lo stelo alla base e mettere a essiccare a testa in giù in un luogo aerato e ombroso (se c’è luce, il colore impallidisce) per almeno 2 settimane.
Naturalmente, essendo un’annuale, non servono precauzioni per l’inverno: la pianta si esaurisce a fine ottobre nel Nord Italia e a fine novembre nel Sud.
La pianta del curry
È sempre un elicriso, ma è spontaneo nelle zone costiere italiane, dove predilige i terreni poveri, aridi, assolati e sassosi o sabbiosi, tanto da vivere bene anche sulle scogliere bagnate dal mare: l’elicriso italico (Helichrysum italicum) è la “pianta del curry”, grazie all’odore che sprigionano le foglie se vengono sfregate con le mani. È un piccolo arbusto (alto fino a 50 cm) a foglia stretta, color grigio argento, pelosa, quasi aghiforme ma morbida al tatto. Dalla fine di giugno si riempie di infiorescenze giallo dorato a corimbo che durano molto a lungo (viene chiamata anche semprevivo, o perpetuini): se le raccogliete a metà fioritura, facendole seccare a testa in giù in un luogo ombroso e aerato, vi dureranno per anni nelle composizioni in casa.
Vive bene anche in vaso, con un ottimo drenaggio sul fondo e un terriccio leggero, non torboso: metà terra da giardino e metà sabbia con una manciata di perlite. Non richiede cure particolari, salvo irrigazioni costanti nei primi 4-5 mesi dall’impianto e poi qualche annaffiatura estiva ma solo se è coltivato in contenitore.
È assai versatile nell’uso: come bordura delle aiuole o come protagonista nell’aiuola e perfino come siepe bassa o come bordo del vialetto d’ingresso. Ma anche in cima a un muretto a secco o lungo la scalinata in pietra che porta in spiaggia, e perfino in due vasi trionfanti all’apice dei pilastri che ornano il cancello d’ingresso.
Va potato dimezzandone l’altezza una volta terminata la fioritura, ossia quando le infiorescenze prendono il triste color bronzo della fine.