La primavera è spesso associata ai colori pastello dei fiori del sottobosco, ma non c’è nulla di più primaverile di una pennellata di primule per dare al giardino il fascino della rinascita della bella stagione.
Non a caso il nome del genere Primula deriva dal latino “primus”, per indicare il primo fiore che sboccia dopo la neve. Fino al Rinascimento questo termine indicava indifferentemente qualsiasi fiore si schiudesse subito dopo l’inverno; in seguito il significato si è ristretto, arrivando a indicare solo le piante che oggi chiamiamo primule.
Le primule botaniche nel mondo
Allo stato selvatico esistono più di 450 specie appartenenti al genere Primula.
Inizialmente, questo gruppo si originò sulle vette dell’Himalaya e nelle regioni limitrofe della Cina occidentale, dove sono ancora oggi largamente rappresentate, racchiudendo oltre i tre quarti delle specie di primule spontanee esistenti sul pianeta.
Successivamente, pur rimanendo piante con preferenza per climi montani, le primule sono scese dalle vette himalayane per diffondersi attraverso l’Asia, il Giappone, l’Europa e il Nord America. Esiste inoltre un'unica specie, endemica del Sud America: la Primula magellanica dai bei fiori che vanno dal bianco al rosa tenue.
Tra il XIX e il XX secolo vennero introdotte in Europa molte primule originarie della Cina, allo scopo di creare nuovi ibridi per soddisfare le esigenze dei collezionisti, sempre in cerca di nuove varietà provenienti da paesi esotici.
Nel 1842 ebbe gran fortuna l’introduzione, da parte del botanico inglese John Forbes Royle, di alcuni semi di Primula denticulata. Ancora oggi gli ibridi che vennero prodotti, riconoscibili per la caratteristica disposizione delle infiorescenze a forma di sfera, sono tra le varietà di primula più ampiamente coltivate in Europa.
Le primule botaniche in Italia
Anche in Italia le primule crescono allo stato spontaneo, con ben 26 specie, che vanno dalla più piccola Primula minima, alta pochi millimetri e vegetante tra le insenature delle rocce del Friuli e del Trentino, fino alla primula maggiore (Primula elatior), che con i suoi steli fiorali può raggiungere anche il mezzo metro di altezza.
Sono tutte piante che crescono tra il sottobosco ombroso, gli anfratti delle rocce e i pascoli di alta quota.
L’unica eccezione è rappresentata dalla rarissima primula di Palinuro (Primula palinuri), che trova il suo habitat tra le scogliere calcaree a picco sul mare, tra Campania e Calabria. Questo raro endemismo, anche se perfettamente adattato alle condizioni in cui vive, ci ricorda, con le sue richieste ecologiche, la sua origine da una flora montana.
Tra le specie nostrane che risultano di facile coltivazione vanno sicuramente menzionate: la Primula acaulis, diffusa in tutte le regioni d’Italia, viene comunemente chiamata occhio di civetta, per il centro del fiore che presenta una tonalità di giallo più intenso; la Primula auricola con foglie carnose di un verde glauco e fiori gialli; e la già citata Primula elatior.
Pur non appartenendo alla nostra flora spontanea, la Primula denticulata si merita di essere citata per la facilità con cui ci regala ogni anno un’eccezionale e scenografica fioritura, dalla caratteristica forma tondeggiante, con tonalità che vanno dal bianco al lilla.
Tutte le primule rendono molto bene soprattutto nel giardino roccioso, oltre che in giardino nel sottobosco.