Presso i non-appassionati le piante carnivore evocano subito scene trucide, fomentate anche dalla fantasia di fumettisti e sceneggiatori cinematografici che le raffigurano gigantesche e intente a divorare gatti e uomini di passaggio. Niente di più sbagliato: le carnivore sono piante sovente di ridotta taglia e il loro “accanimento venatorio” colpisce esclusivamente gli insetti, senza troppa pubblicità alla cattura e successiva digestione. Nessuna paura quindi, anzi, conosciamole meglio con l’aiuto di Furio Ersetti, presidente dell’Aipc (Associazione italiana piante carnivore) e titolare del vivaio Piante esotiche Marsure.
1 Quali sono le più facili da coltivare?
Non sono molte le piante carnivore difficili da coltivare. I progressi nelle tecniche colturali conseguiti negli ultimi anni permettono di avere ottimi risultati di coltivazione con un gran numero di specie. Comunque le piante più adatte ai principianti sono senza dubbio Drosera capensis, Dionaea muscipula e tutte le Sarracenia, sia botaniche sia ibridi. Le piante carnivore più adatte agli esperti sono certamente le Heliamphora, le Nepenthes botaniche (gli ibridi di Nepenthes sono più “trattabili” e si possono coltivare agevolmente anche in casa), le Drosera africane a vegetazione invernale e in genere tutte le piante con abitudini climatiche e ambientali difficilmente riproducibili al di fuori del loro habitat naturale. È evidente che è facile riscaldare d’inverno, ma è più difficile raffreddare d’estate. Per aumentare le ore di luce d’inverno ci vogliono le lampade adatte, per mantenere un’umidità elevata ci vuole la serra o il terrario in casa ecc. Per certe piante carnivore alle volte non basta essere esperti, ma ci vuole anche un’attrezzatura adeguata. Per fortuna sono disponibili anche per i principianti centinaia di specie di piante carnivore di sicura riuscita anche in casa e terrazzo.
Giova anche ricordare che è fondamentale per avere successo che si inizi con piante sane, possibilmente adulte o quasi, cresciute in terriccio adatto e adattate al clima in cui verranno coltivate. Piante troppo giovani, appena uscite dalle fiasche di riproduzione in vitro e non sufficientemente ambientate al mondo esterno sono spesso destinate a una breve esistenza anche se affidate a coltivatori esperti. Quindi, secondo me, conviene iniziare con piante adulte abituate al nostro clima o, per chi ha pazienza, partire direttamente dal seme.
2 Che dimensioni hanno?
Le dimensioni variano da specie a specie. Le piante evitano gli sprechi e le fatiche inutili ai loro scopi. La Dionaea muscipula o “Venere pigliamosche” ha le foglie-trappola con la funzione di catturare una sola mosca alla volta, quindi le trappole difficilmente superano i 2 cm di ampiezza. Sarebbe inutile una maggiore dimensione. La Dionaea rimane appiattita al suolo, si accestisce formando nuove piante attorno ma non si eleva. Le Sarracenia di alcune specie hanno gli ascidi (foglie a imbuto con la funzione di trappola per gli insetti) alti anche 1 m che, all’inizio dell’inverno, quando finisce la “stagione di caccia”, possono contenere i resti già assimilati di un centinaio di prede catturate durante la bella stagione. Le Nepenthes sono spesso rampicanti e possono superare i 2-3 m d’altezza con gli ascidi di diverse misure secondo la specie di appartenenza. Di sicuro nessuna pianta carnivora è così grande da costituire un pericolo per bambini, animali domestici, parenti ecc.
3 Producono fiori?
Tutte le piante carnivore fioriscono. Le Sarracenia e molte Utricularia epifite producono fiori che possono rivaleggiare per la loro bellezza con le orchidee. Tra le Drosera pigmee dell’Australia – che difficilmente superano il centimetro di diametro – ci sono alcune specie che generano un solo fiore alla volta ma più grande della pianta stessa! Bellissimi fiori piuttosto grandi vengono prodotti dalle Heliamphora, da Drosophyllum lusitanicum e da Darlingtonia californica. Fiori più piccoli, ma sempre molto belli, caratterizzano i generi Drosera, Pinguicula, Utricularia (terrestri e acquatiche), Genlisea e Byblis. Meno appariscenti i fiori bianchi di Dionaea muscipula e Cephalotus follicularis. Decisamente modesti i racemi delle Nepenthes.
È facilissimo ottenere la fioritura delle piante carnivore, ma devono essere adulte e sane. L’età matura viene raggiunta, partendo dalla semina, in pochi mesi per Drosera capensis, in sei-sette anni dalle Sarracenia. Le altre specie hanno tempi variabili per giungere alla maturità, ma comunque sono tutte destinate a fiorire. Dobbiamo però dire che i fiori delle piante carnivore sono un regalo in più che ci fa la natura. Queste piante molto spesso non hanno bisogno di esibire i fiori per farsi apprezzare. Sono già incantevoli così come sono…
4 Si coltivano solo in vaso? Come?
Di solito si coltivano in vaso ma con due eccezioni: il terrario e la torbiera da giardino. Il terrario si può definire un acquario senza acqua, bastano pochi centimetri sul fondo. Le piante carnivore si possono mettere a dimora direttamente nel substrato, sistemate in modo “naturale” come a rappresentare uno scorcio di natura. La torbiera da giardino può essere un’alternativa inusuale del più frequente laghetto con le ninfee e i pesci rossi oppure un’integrazione molto decorativa dello stagno artificiale. Molte piante carnivore vivono benissimo all’aperto tutto l’anno anche nel Nord Italia.
I vasi più usati sono di materiale plastico – come per le orchidee –, sono meno belli dei vasi in terracotta o altri materiali ma hanno dei notevoli vantaggi. Sono più igienici, meno sottoposti alle contaminazioni di parassiti, funghi ecc. Rimangono puliti rispetto ai vasi di coccio che in breve tempo si coprono di alghe e muschi. E si risparmia acqua – elemento molto importante per le piante carnivore – perché non trasudano dalle pareti. Se il soggetto da ammirare è la pianta, è bene che il vaso non “appaia” troppo. Io ho sempre adoperato vasi in plastica di colore nero e di forma quadrata (occupano meno spazio). Una scelta che è stata molto apprezzata da tanti. Infatti molti collezionisti coltivano le loro piante carnivore in vasi quadrati di plastica nera. Esattamente come faccio io da 15 anni.
Come per tutte le altre categorie di piante, i vasi devono essere di ampiezza adeguata alla dimensione della pianta: qualche centimetro di spazio tra la pianta e i bordi del vaso. I vasi troppo grandi di solito non rendono la crescita più veloce, ma creano problemi di marcescenza del terriccio. Ci sono alcune eccezioni: ad esempio Darlingtonia californica preferisce le radici in ambiente fresco e quindi va coltivata in vaso piuttosto ampio per evitare il surriscaldamento solare. La maggior parte delle piante carnivore si possono considerare piante acquatiche o palustri, non hanno bisogno di drenaggio ma di una costante presenza di acqua nel sottovaso. Salvo eccezioni, i vasi si tengono in vassoi o sottovasi con una costante presenza di acqua che verrà assorbita dalla pianta per capillarità.
5 Che tipi di substrato sono adatti?
Qui le scuole di pensiero sono infinite… Pressoché ogni coltivatore ha la sua miscela esclusiva. Ma ci sono dei punti fermi imprescindibili: il terriccio deve essere a base di torba di sfagno non fertilizzata (la comune torba che si trova in commercio, più o meno “buona”) miscelata con un materiale inerte con la funzione di arieggiare il composto. I materiali inerti più usati per lo scopo sono agriperlite, sabbia silicea e graniglia di quarzo. L’agriperlite si trova nei magazzini fornitori di prodotti agrari, la sabbia e la graniglia nei negozi d’acquari. Un buon substrato adatto al 95% delle piante carnivore si ottiene miscelando 2/3 in volume di torba con 1/3 di agriperlite o sabbia. Da evitare assolutamente il terriccio universale che si adopera comunemente per le altre piante di casa, la sabbia per l’edilizia, la sabbia del mare e comunque ogni materiale che contenga calcare o che ceda sostanze non inerti. Ma come sempre ci sono le eccezioni anche per ciò che riguarda il composto. Le Nepenthes, ad esempio, vanno coltivate in un substrato più leggero, permeabile e drenato, ma sempre usando materiali inerti, non calcarei. Le Pinguicula di origine messicana amano i terricci con diversi materiali miscelati e anche un po’ di terra calcarea. Darlingtonia californica preferisce affondare le radici nello sfagno vegetante (il muschio di torbiera).
6 Che tipo di acqua utilizzare per l'irrigazione?
L’acqua non deve contenere minerali e calcare. Va bene l’acqua piovana, l’acqua distillata o l’acqua prodotta per osmosi inversa che si usa comunemente negli acquari tropicali. La piovana si raccoglie dalle grondaie, la distillata si trova anche nei supermercati e l’acqua demineralizzata per gli acquari si compra nei negozi specializzati. Non vanno bene le acque d’acquedotto, di fiume, lago, sorgente ecc. che di solito sono calcaree e, a lungo andare, inibiscono la crescita e danneggiano la salute delle piante carnivore. Quasi tutte queste piante vivono, in natura, in ambienti palustri e hanno quindi bisogno di moltissima acqua alle radici.
Il metodo più razionale per fornire l’acqua funziona così: i vasi si collocano in sottovasi con qualche centimetro d’acqua sempre presente durante la stagione di crescita (primavera-estate-autunno). Durante il periodo di riposo invernale è sufficiente mantenere umido il substrato con pochi millimetri d’acqua nel vassoio. Non si bagnano dall’alto come le altre piante coltivate in casa. Per le piante carnivore non acquatiche (Nepenthes, Drosophyllum, Cephalotus e Utricularie epifite) è sufficiente mantenere sempre umido il terriccio senza ristagno d’acqua.
7 Vanno concimate?
Sono piante che hanno acquisito la “sindrome carnivora” proprio perché, vivendo in terreni poveri di elementi nutritivi, hanno dovuto integrare la dieta con l’assimilazione delle proteine animali delle loro prede. Non sono perciò abituate ai terreni fertili e ricchi di minerali. Il concime è un elemento estraneo alla loro fisiologia ed è quindi nocivo.
8 Quando e come deve avvenire il rinvaso?
Le piante carnivore si rinvasano (se occorre) nel periodo che precede la ripresa primaverile dell’attività vegetativa. Il procedimento di rinvasatura non è diverso da quello delle altre piante che coltiviamo comunemente in casa o terrazzo. Con cautela, evitando di danneggiare troppo le radici, si tolgono dal vaso vecchio e si trasferiscono in un vaso nuovo di qualche centimetro più grande, riempiendo gli spazi vuoti con l’adeguato terriccio fresco.
9 Dove collocarle in estate e dove in inverno?
Sono piante che stanno bene all’aperto in posizioni molto illuminate. Molte piante carnivore apprezzano la luce solare diretta (Sarracenia, Drosera, Dionaea e altre), altre preferiscono una buona luce diffusa ma senza l’esposizione diretta ai raggi solari (Nepenthes, Pinguicula, Utricularia e altre). Durante le stagioni calde tutte queste piante possono stare all’aperto in ogni regione d’Italia. In inverno si tengono all’aperto anche al Nord Italia le Sarracenia, la Dionaea muscipula, le Drosera e le Pinguicula originarie dei climi temperati e continentali.
10 Vengono attaccate da parassiti o funghi?
Sono piante che, è intuibile, si difendono meglio di altre dai parassiti animali. Gli afidi e le cocciniglie che si appoggiano sulle foglie appiccicose di Drosera e Pinguicula vengono catturati e assimilati dalla pianta. Tuttavia non tutte le parti che compongono le piante carnivore sono attive e adatte alla cattura degli insetti, quindi se questi emitteri attaccano i piccioli delle foglie o i germogli in formazione ancora immaturi possono arrecare danno e rallentare la crescita delle piante carnivore. È consigliabile osservare con regolarità le piante e rimuovere manualmente i parassiti con un bastoncino di cotone. Solo in caso di forte infestazione si dovrà ricorrere ai comuni antiparassitari in commercio. Le piante carnivore non sono più delicate delle altre piante ornamentali. Sarà sufficiente seguire le istruzioni in etichetta per risolvere il problema. Alle volte si possono manifestare muffe o funghi (principalmente muffa grigia e oidio), ma anche in questi casi si potrà ricorrere ai prodotti commerciali specifici e curare le piante.