L’inzaffardatura è un’operazione che riguarda in generale le piante arboree (alberi, inclusi quelli da frutto, e arbusti, compresi i rosai) a radice nuda.
Si effettua subito prima della piantagione nella piena terra del giardino o frutteto.
Ha lo scopo di rivitalizzare in tempi rapidissimi le radici disidratate dal prolungato contatto con l’aria, formare una sorta di velo protettivo attorno a esse, e fornire sostanze nutritive “di pronto impiego”, utili nella fase di attecchimento. Non va confusa con la concimazione, che infatti rimane da compiere al momento della piantagione.
Inzaffardatura delle radici: come farla
Al momento della piantagione, prendete un secchio o un mastello (a seconda delle dimensioni dell’apparato radicale della pianta da mettere a dimora) e riempitelo con acqua, terra fertile e fine, e letame bovino fresco in parti uguali (1:1:1), mescolando bene. Se non avete il letame, componete la miscela con sola acqua e buona terra fertile, sempre 1:1: sarà meno efficace, ma è meglio di niente. Se avete letame bovino maturo, va ugualmente bene, mentre letami di altre specie animali sono troppo forti e potrebbero bruciare le radici. Il contenitore deve essere pieno fino a 3/4 della capienza e deve essere appoggiato vicino alla buca d’impianto.
Quindi prendete l’astone o l’arbusto a radice nuda e accorciate leggermente le radici, tagliando con un potatoio a lama ben affilata quelle troppo lunghe, danneggiate, marcite, ammuffite o lesionate. Immergete subito le radici nella miscela e lasciatevele per almeno 30 minuti (ma non oltre 60). Controllate che l’astone non si rovesci, capovolgendosi con le radici all’aria.
Scaduto il tempo, estraete la pianta e mettetela subito a dimora nella buca, senza assolutamente scuotere le radici, che devono rimanere avvolte dalla patina terrosa.