Nelle sale d’aspetto degli studi medici o negli atri delle banche un filodendro non manca mai: vi siete mai chiesti perché? Perché sono piante facili, che si adattano alla mancanza di luce e di acqua, al caldo secco degli ambienti riscaldati in inverno, a temperature estive superiori ai 30 °C e all’aria condizionata, a un terriccio rinnovato solo ogni 2-3 anni, annaffiato ogni 3-4 settimane e magari senza nessuna concimazione. Nonostante le condizioni proibitive, riescono anche a crescere. Tutte le specie sono infatti accomunate dalla resistenza a quasi tutti gli accidenti possibili.
Avvaletevene per tutti gli angoli più infelici: stanze poco frequentate o di passaggio, pianerottoli anche male illuminati (unica conseguenza: la produzione di foglie intere nelle specie che alla luce le hanno incise), androni ecc., purché siano ambienti interni.
Praticamente indistruttibili, possono accompagnarvi per 30 e più anni, a patto di riuscire a contenerne le dimensioni o di fornire lo spazio che richiedono, fissandone i tralci lungo le pareti; la crescita media è di 40 cm l’anno e per controllarne lo sviluppo potete piegare gli apici verso il basso attaccandovi un peso per una settimana; in extremis, tagliate gli apici.
Com'è fatto il filodendro
In natura i filodendri, come tutte le Aracee tropicali, diventano grandi cespugli (fino a 4-5 m di diametro e 5-6 m d’altezza) o piccoli alberi; in vaso possono arrivare fino a 2 m d’altezza e 1,5 m di diametro.
In genere producono lunghi tralci che vanno indirizzati attorno a un tutore di muschio posto al centro del vaso, in modo da formare una colonna verde. Hanno foglie grandi cuoriformi-lanceolate, di colore verde scuro.
Philodendron scandens ha foglie non molto grandi (al massimo 10 cm di lunghezza) a forma di picca delle carte da gioco.
Philodendron rubens ha grandi foglie (fino a 40 cm di lunghezza) con la pagina inferiore e il picciolo di color porpora.
Philodendron selloum, detto “orecchia d’elefante”, è specie cespugliosa e vigorosa, con foglie larghe a margini incisi.
12 suggerimenti per coltivarlo
- Nativi delle foreste tropicali dell’Estremo Oriente, da noi vivono in vaso in plastica di diametro di 24 cm per una pianta alta 40 cm.
- Ogni 1-2 anni vanno trapiantati in un contenitore di almeno una misura in più, ma il rinvaso si può eseguire agevolmente fino a 1,5 m d’altezza della pianta; dopo basta rinnovare solo il terriccio superficiale.
- Il substrato deve essere costituito da una parte di torba e una di humus, oppure una di terriccio universale e una di torba. Fornite un buon drenaggio sul fondo del vaso.
- Non sopportano i raggi del sole che bruciano le foglie (queste hanno una durata molto lunga, anche di 4-5 anni); la posizione ideale è all’ombra luminosa tutto l’anno; resistono bene anche in ombra.
- È perfetta una temperatura fra 16 e 24 °C, ma tollerano fino a 6 e oltre 30 °C. Possono vivere all’aperto da aprile a ottobre, in posizione ombrosa; nei restanti mesi in casa.
- In inverno basta un apporto d’acqua ogni 10 giorni, in estate due volte a settimana, quando il terriccio è ancora leggermente umido.
- Il concime va fornito da aprile a settembre, ogni 30 giorni, sotto forma di un prodotto per piante verdi nell’acqua d’irrigazione.
- Se ben concimati e annaffiati con regolarità manifestano notevole vitalità e rapidità nella crescita, per cui richiedono potature frequenti degli apici (riutilizzabili per talee) nel periodo estivo.
- Data la crescita rapida e l’incapacità a sostenersi, necessitano del tutore muschiato al centro del vaso.
- Sono utili le vaporizzazioni della chioma, soprattutto in estate, quando devono essere giornaliere, mentre nelle altre stagioni possono essere a giorni alterni.
- Gradiscono la pulizia delle grandi foglie una volta al mese con una spugnetta inumidita.
- Vengono molto raramente colpiti dal ragnetto rosso che forma sottili ragnatele tra le foglie in caso di eccessiva secchezza dell’aria.