Domanda
Vorrei informazioni sulla coltivazione del bambù gigante o altre varietà per coltivazioni sviluppi industriali.
Risposta
Phillostachys pubescens, comunemente detto moso o madake o bambù gigante, è la specie più adatta al clima italiano; preferibilmente, tuttavia, è meglio coltivarlo dal Centro Italia in giù.
Predilige un terreno fresco, sciolto, preferibilmente umido e ben drenato; si adatta però anche ad altri suoli, come quelli poveri, sassosi o scoscesi (dove però va irrigato). A scopo industriale non si parte dal seme, perché l’attecchimento non è garantito ed è comunque molto lento, bensì da piantine, micropropagate o da rizoma, di un anno.
Le piante vanno poste a dimora in primavera avanzata, al riparo dalle gelate tardive, ad almeno 1 metro l’una dall’altra, su file distanti 1,5 metri; l’ideale però è con sesto d’impianto di 4 metri tra le file e 4 metri sulla fila.
Nelle zone meno piovose è bene prevedere un impianto d’irrigazione a goccia, da utilizzare soprattutto fra giugno e settembre. L’impianto a goccia si utilizza anche per la fertirrigazione, privilegiando una soluzione azotata.
I primi germogli (a scopo alimentare) si raccolgono dopo 3-4 anni dalla messa a dimora e i primi culmi (fusti) dopo 5 anni. A partire dal decimo anno si potranno raccogliere i culmi di diametro maggiore ( a condizione naturalmente di averli lasciati crescere negli anni precedenti).
È preferibile infatti tagliare ogni anno culmi che siano cresciuti per almeno 3 anni. In un bambuseto a regime si può raccogliere ogni anno il 25% dei culmi senza compromettere la densità arborea e il numero di tronchi per ettaro.
Un bambuseto di Phillostachys pubescens può durare anche 100 anni.
La raccolta va effettuata manualmente, con l’utilizzo di un machete: non può essere automatizzata perché le canne crescono in posizione casuale.
Per intraprendere una coltivazione a scopo industriale, si consiglia di valutare con attenzione la reperibilità di sbocchi d’acquisto in Italia o la possibilità di vendere/lavorare direttamente i germogli e i culmi.
Attualmente, infatti, tutti i prodotti derivati dal bambù (germogli a uso alimentare, fusti per tessuti e legname) commercializzati in Italia provengono dalla Cina, e non risulta essere in atto una filiera (dall’agricoltore al dettaglio) organizzata nel nostro Paese.
In caso di coltivazione per bonifica di siti inquinati, i culmi possono infine essere utilizzati come biomassa combustibile, di valore molto ridotto perché si tratta di biomassa molto erbacea e con elevato tenore di ceneri.
Ho un terreno in Puglia e questa primavera desidero cominciare.
Può fornirmi il contatto di un consulente per ricevere un preventivo e al quale chiedere per l’acquisto di 500 piante.
Contatti www.bambutigre.it oppure www.almabamboo.com
Sono due aziende serie che potranno aiutarla ad avviare la coltura.
Elena Tibiletti