Bonsai di faggio: come curarlo

Il bonsai di faggio, nostrano o orientale, va tenuto all'esterno e non richiede particolari cure, salvo quelle normali per tutti i bonsai

Il faggio, largamente diffuso nell'emisfero Nord, appartiene alla famiglia delle Fagacee, di cui fanno parte anche il castagno e le querce.

È un albero molto robusto, dalla chioma arrotondata, che può raggiungere altezze di 30-40 metri quando cresce come esemplare singolo e isolato ma può anche costituire grandi boschi, dette faggete, dove cresce fitto e slanciato. Nei pascoli montani in zone battute dal vento, frequentate da animali da pascolo, rimane ad altezza di arbusto perché è costantemente brucato da questi ultimi.

Il suo habitat è tipicamente montano, ama i suoli freschi e l'aria umida. Tipica e appariscente è la colorazione delle foglie in autunno quando si tingono di giallo, di arancione e di rosso in tutte le gradazioni.

Il faggio bonsai

Le varietà normalmente usate per farne bonsai sono due: il Fagus sylvatica, che è quello comune europeo, e il Fagus crenata, che si trova in Giappone e che si differenzia da quello europeo per la corteccia quasi argentata, più chiara, con foglie dalle dimensioni molto piccole.

Al fine della coltivazione a bonsai, le lievi diversità morfologiche non richiedono cure diverse. Le caratteristiche della specie consentono una buona adattabilità delle radici all'interno del vaso, o anche su di una lastra, dove il terreno, per ovvie ragioni, non può essere molto profondo. Queste sue peculiarità lo rendono particolarmente interessante per la costruzione di boschetti (yose-ue).

Riproduzione

Contrariamente ad altre piante, il faggio non si riproduce per talea: meglio ottenerlo da seme, raccolto in natura (attenzione ai vincoli di legge!) o da margotta, oppure acquistarlo in vivaio.

Se si vuole seminare, vanno raccolti i semi in autunno quando cadono dall'albero dopo avere completato la maturazione; vanno conservati a una temperatura di circa 4° C per tutto l'inverno e poi vanno fatti germinare in vasi con una miscela composta da 50% di sabbia, 20% di pozzolana, 30% di torba. Prima della germinazione dovranno essere protetti dalle condizioni climatiche più avverse, meglio se posti in serra fredda, e poi a germinazione avvenuta dovranno essere regolarmente annaffiati mantenendo il substrato costantemente umido ma non fradicio. Usare un fungicida per evitare attacchi fungini al colletto poiché in questa fase le giovani piantine sono facilmente aggredibili. Trascorso un anno dalla germinazione, andranno rinvasate singolarmente in vasi da coltivazione, previo trattamento delle radici con taglio del fittone e accorciamento delle radici laterali.

L'altro metodo più rapido e consigliabile è la margotta aerea a scortecciamento anulare. Il periodo migliore per eseguire la margotta di questa pianta è giugno. Il tempo di emissione delle nuove radici è abbastanza lungo (circa un anno) e quindi non è consigliabile effettuare la separazione dalla pianta madre prima di questo periodo.

Esposizione

Considerato il suo habitat naturale, il faggio va tenuto costantemente all'esterno, ma ciò non toglie che gli si debbano delle attenzioni perché le sue radici non amano gli eccessi di caldo, di freddo e la siccità; di conseguenza nei mesi più caldi va collocato in zona fresca e ventilata, nei mesi freddi va riparato in serra fredda.

Potatura

La potatura dei rametti si fa dopo l'agostatura, ossia in autunno dopo che saranno diventati legnosi, oppure a primavera prima del risveglio vegetativo. Il faggio sopporta anche le potature drastiche (operazione da fare durante il riposo vegetativo) ma attenzione perché tende a fare grossi calli di rimarginatura. Chiudere in ogni caso le ferite con pasta cicatrizzante.

Pinzatura

Quando a primavera le gemme si apriranno, dopo che avranno sviluppato 5-6 foglioline, si pinzeranno quelle terminali e si lasceranno solo le prime due. Non si potrà rimandare oltre l'operazione pena un eccessivo allungamento degli internodi; in questo modo si evita la defogliazione dal momento che il faggio emette una sola vegetazione l'anno.

Rinvaso

Il rinvaso si può fare indifferentemente in due periodi diversi: all'inizio della primavera, prima del risveglio vegetativo, oppure all'inizio dell'autunno anche se ha ancora le foglie verdi. In questo caso il bonsai dovrà essere collocato in serra fredda durante l'inverno.

Rinvasare significa anche potare e accorciare le radici da un 30% a un 50% a seconda della maturità della pianta. Il faggio ha una buona capacità di formare nuove radici anche in prossimità dei tagli, tuttavia è bene che questi siano protetti da pasta cicatrizzante per evitare la penetrazione di funghi e/o batteri dannosi.

Il rinvaso si fa mediamente ogni due anni ma se la pianta è molto matura e ben formata si può fare anche dopo tre anni.

Se il nostro bonsai di faggio è una pianta giovane, si userà akadama, pomice e ghiaietta di fiume in egual misura. Se al contrario si tratta di un faggio in avanzata fase di coltivazione, si userà una miscela composta di 2/3 di akadama e 1/3 di ghiaietta di fiume.

Innaffiatura e concimazione

Il faggio ama terreni freschi e ben drenati per cui le innaffiature devono tener conto di queste esigenze ambientali: un eccesso di acqua farà ingrandire le dimensioni delle foglie e una carenza farà seccare i bordi delle foglie per disidratazione.

La specie non ha bisogno di forti concimazioni che si effettueranno in modo leggero in primavera e fino inizio estate. Poi sarà sospesa nei mesi più caldi (luglio e agosto) e poi si riprenderà a settembre e ottobre. Usare sempre concime organico.

(di Vivai Ghellere, GD10/2014)

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