annaffiare
Annaffiare balconi e terrazzi in giugno-luglio è un'arte da imparare.
In estate annaffiare è fondamentale per la vita delle piante: impariamo a fornire acqua nel modo corretto e conosciamo i sistemi e i mezzi utili a bagnare

L’estate mette a dura prova le nostre amiche verdi coltivate in esterni: negli spazi esposti al sole i raggi battono cocenti, mentre in tutte le esposizioni la temperatura elevata rischia costantemente di arrostirle, soprattutto se il pane di terra è dentro un vaso in resina (la terracotta scambia il calore con l’esterno, la plastica no): bisogna annaffiare! Noi possiamo aiutarle a sopportare questo inferno di calore annaffiandole correttamente. Ma il problema diventa: abbiamo la costanza di bagnarle ogniqualvolta serve? Il che significa, in giugno-luglio, anche due volte al giorno? Ma andiamo con ordine.

Come annaffiare le piante

Si annaffia il pane di terra, in superficie, con un annaffiatoio o con la canna munita di lancia con getto a doccia (Shower), in questo secondo caso cercando di non bagnare il fogliame. L’orario migliore per bagnare è la mattina fra le 7 e le 10, in modo che l’acqua sia disponibile nelle ore in cui serve di più; in alternativa la sera dopo il tramonto, per ristorare le piante spossate dal caldo, ma in questo caso con acqua il più possibile a temperatura ambiente e senza assolutamente bagnare le foglie.

C’è un unico caso in cui si può bagnare il fogliame: quando vogliamo allontanare qualche parassita (gli afidi o il ragnetto rosso, ad esempio, sensibili all’acqua). Facciamolo di mattina, fra le 7 e le 9, per evitare da un lato ustioni fogliari e dall’altro le crittogame.

La frequenza giusta

Poter consigliare ogni quanto bagnare è praticamente impossibile perché dipende da una miriade di fattori: dal tipo di pianta a quello di terriccio, dall’esposizione alla temperatura, dal vento alla pioggia. In generale, le piante legnose hanno meno bisogno d’acqua di quelle erbacee: arbusti e rampicanti si possono innaffiare, in giugno-luglio, anche ogni 3-4 giorni (ogni 5-7 se sono sempreverdi), mentre le annuali da fiore vanno bagnate anche tutti i giorni, e quelle più ricche di vegetazione (per es. petunie e surfinie) anche due volte al giorno, mattina e sera. Le erbacee perenni da fiore possono tollerare annaffiature a giorni alterni, mentre le Graminacee resistono anche 5 giorni senza un goccio d’acqua.

Terricci molto leggeri, utilizzati per evitare pericolosi ristagni idrici, si asciugano velocissimamente.

L’esposizione a sud e a ovest porta a una maggior evaporazione dell’acqua rispetto ai balconi rivolti a est o a nord.

Ovviamente, quanto più elevata è la temperatura, tanto più si devono avvicinare le bagnature.

Il vento asciuga il terriccio: può mandare in crisi un’annuale anche dopo solo 3-4 ore dall’annaffiatura, se inadeguata per quantità.

Infine la pioggia: non facciamoci ingannare dalle gocce cadute dal cielo, perché non sempre sono “pioggia utile”. Si parla di “pioggia utile” quando l’acqua scesa dal cielo è in quantità tale da bagnare bene la terra a 10 cm di profondità, ossia nella zona dove insistono buona parte delle radici. Se viceversa, grattando lo strato superficiale di terra, la profondità è asciutta, quella pioggia non è servita a bagnare e dobbiamo annaffiare noi.

Quale quantità d'acqua per annaffiare

Anche questo consiglio è difficile da fornire, perché dipende dagli stessi fattori sopra elencati. Partiamo dal presupposto che, in piena estate, sia meglio annaffiare molto e di rado anziché poco e spesso. Quindi in media, in una vasca da 50 x 40 x 40 h cm che ospita arbusti è bene erogare 10 l d’acqua ogni 3-4 giorni, in un vaso da 20 cm che ospita una surfinia 1 litro al giorno in piena estate.

Teniamo presente che fra metà giugno e metà agosto è difficile che le nostre piante vadano incontro a un ristagno idrico, mentre è molto più facile che subiscano una carenza. Lo stress idrico è sempre molto pericoloso perché indebolisce la pianta, anche se subito dopo la bagniamo in abbondanza: un esemplare indebolito offre il fianco ai parassiti, a cominciare dagli afidi (ancora in agguato in giugno) e dal ragnetto rosso (attivo 365 gg/anno).

Terricci speciali

Da alcuni anni troviamo in commercio terricci speciali, per piante da fiore, che garantiscono una “riserva d’acqua”. Si tratta di miscele con abbondante fibra di cocco o vermiculite o complessi creati in laboratorio e brevettati dalle diverse aziende che li hanno elaborati: la funzione è sempre la stessa, quella di assorbire una grande quantità d’acqua che viene sequestrata entro questi materiali e rilasciata gradualmente man mano che le radici la richiedono. Sono senza dubbio un valido aiuto per le piante da balcone e terrazzo in vaso, perché suppliscono a eventuali dimenticanze momentanee nell’annaffiatura. Non possono invece arginare il tracollo conseguente a un abbandono, per esempio per le nostre vacanze.

Nel caso di arbusti, invece, è meglio miscelare questi terricci con metà substrato per arbusti: essendo piante legnose perenni, non possiamo permetterci un eccesso di umidità durante l’inverno. Via libera infine per le perenni erbacee: se la parte aerea rimane anche d’inverno, le piante lavoreranno e assorbiranno acqua; se invece scompare, le radici sono a riposo e non vengono intaccate da un ristagno moderato (ovviamente il terriccio non si deve inzuppare).

Vasi a riserva d'acqua

Anche i vasi a riserva d’acqua, cioè con un doppio fondo traforato in cui si raccoglie l’acqua per venire pescata direttamente dalle radici all’occorrenza, sono un valido aiuto per evitare carenze. Utilizziamoli per le erbacee annuali da fiore, perché servono solo durante la bella stagione; scartiamoli per le erbacee perenni e per gli arbusti perché possono dare luogo a fenomeni di asfissia radicale.

Annaffiare a mano

A mano si può annaffiare mediante un annaffiatoio oppure con la canna. L’annaffiatoio è utile per un davanzale o un balcone; deve avere il becco lungo e va riempito la sera o la mattina prima di innaffiare, in modo che l’acqua da erogare sia a temperatura ambiente. Svuotandolo ogni giorno, non si dà il tempo alle larve di zanzara di svilupparsi. Utilizziamo la cipolla sul becco solo se abbiamo porzioni di terriccio nudo dove dirigere i getti, altrimenti usiamolo solo con il becco, cercando di bagnare solo il substrato e non le foglie.

La canna presuppone un attacco dell’acqua in balcone o terrazzo, con un rubinetto e un raccordo per il tubo; quest’ultimo termina con una lancia, da utilizzare in funzione Shower (doccia) se riusciamo a non bagnare il fogliame, oppure Jet (getto) su esemplari molto fogliosi, ma facendo attenzione a non dirigere il getto in un solo punto per vaso, per non creare buchi.

Quale tubo scegliere

Se acquistiamo un tubo per irrigazione “primo prezzo” o comunque poco costoso, stiamo certi di passare il nostro tempo a liberare le strozzature o le pieghe, di vederlo annerire e tagliarsi se non lo arrotoliamo bene. Sarà pesante, rigido e ingovernabile, e probabilmente ci abbandonerà dopo un paio d’anni, se lo lasceremo fuori d’inverno, perché si fessurerà con il gelo susseguente ai raggi roventi d’estate.

Un tubo più costoso è di buona qualità, perché incorpora una maglia al suo interno che ne impedisce la torsione e la piegatura; subisce inoltre un trattamento anti-UV che lo preserva dall’azione del sole e un altro antialga che impedisce formazioni melmose al suo interno (importante se si coltiva l’orto sul terrazzo), ed è destinato a durare molti anni senza rompersi né torcersi o ammalorarsi. Esistono anche tubi in plastica atossica, fatti apposta per irrigare le piante da orto. E ci sono i tubi estensibili, ottimi se usati con criterio.

I tubi estensibili sono estremamente comodi: hanno un elastico che permette l’allungamento del tubo plastico interno fino a 3 volte la lunghezza a riposo quando passa l’acqua. A riposo, infatti, occupano un ingombro ridottissimo, tanto da poter andare bene perfino su un balcone lungo e stretto. Scegliamoli della misura giusta rispetto alla massima distanza fra vasi e rubinetto, tenendo presente che l’indicazione del massimo allungamento sulla confezione va ridotta del 20% in genere. Usiamoli con criterio: non apriamo mai al massimo il rubinetto, altrimenti il tubo si rompe al secondo utilizzo. Dopo aver aperto l’acqua, annaffiamo subito, senza lasciar passare minuti con il tubo rigonfio. Quando chiudiamo il rubinetto, manteniamo aperta la lancia finché non è uscita tutta l’acqua dal tubo. Se possibile, teniamo il tubo a riposo in una posizione all’ombra (si può arrotolare agevolmente sul rubinetto). Stacchiamo il raccordo con il tubo e la lancia a fine stagione, verso la metà d’ottobre al massimo; svuotiamolo dell’acqua e riponiamolo in una stanza fresca ma non fredda: non lasciamolo mai fuori in inverno, altrimenti si spaccherà al primo utilizzo di stagione. Infine, un tubo estensibile di marca è più efficiente e durevole rispetto a uno “primo prezzo”.

L'impianto automatico per annaffiare

Quando serve l’irrigazione automatizzata? In terrazzo sì, perché la superficie è grande e i vasi sono tanti; in balcone no perché le piante sono poche. Se siamo spesso fuori casa per il weekend o per le vacanze sì; se viceversa siamo metodici e torniamo a casa ogni sera (e abbiamo solo un balcone) allora no. In ogni caso l’impianto automatizzato cambia la vita, perché non ci si deve più preoccupare di annaffiare a cadenza regolare: si perde un’oretta per capire quali pezzi servono a comporre l’impianto e annotarseli, un paio d’ore per recarsi al garden center (o mezz’ora per ordinare i pezzi online), un altro paio d’ore per montarlo e programmarlo; a fine stagione le ultime 2 ore per smontarlo, lavarlo e riporlo.

I pezzi necessari per l’automazione

Ci vuole un tubo di mandata lungo dalla presa d’acqua fino al vaso più lontano; poi servono i tubi derivati, di portata ridotta, che vanno a ciascun vaso o linea di vasi; per ognuno serve un raccordo e per ogni contenitore uno o più ugelli (uno per ogni pianta) e picchetti d’ancoraggio. Ci vuole poi un tappo di fine linea e un coltellino apposito per forare il tubo di mandata per inserirvi i raccordi. Infine la centralina o computer di controllo: possiamo anche farne a meno (in questo caso ci vuole un raccordo fra rubinetto e tubo di mandata), ma in questo caso dovremo comunque essere fisicamente presenti per aprire e chiudere il rubinetto… La centralina invece va programmata a inizio stagione, riprogrammata a metà giugno per l’aumento dei fabbisogni idrici, e nuovamente programmata a inizio settembre: possiamo collegare fino a due tubi di mandata e, a seconda dei modelli, programmare fino a 16 cicli d’irrigazione (che servono in giardino, non in terrazzo). Ma soprattutto, ci farà dimenticare il problema-irrigazione e ci farà avere piante bellissime!

Sottovaso, come gestirlo

Da maggio fino a settembre è bene che i vasi e le cassette su davanzali, balconi e terrazzi abbiano il sottovaso. Serve a non disperdere l’acqua, rendendola tutta disponibile per le piante, e a non allagare balconi, terrazzi e cortili o vie sottostanti, esponendoci a liti con i vicini. Attenzione: se rimane acqua nel sottovaso dopo 30 minuti dall’annaffiatura, questo va svuotato anche in piena estate, per evitare possibili, pericolosi ristagni idrici che possono portare a morte le piante.

È vero che è meglio l’acqua piovana?

L’acqua piovana è la migliore acqua con cui bagnare le piante: distillata per natura (perché deriva dall’evaporazione), può essere “sporcata” all’inizio della precipitazione, quando raccoglie le polveri sottili presenti nell’aria (soprattutto in città), ma è pressoché esente da altre contaminazioni. L’acqua del rubinetto può contenere cloruri, solfati, nitrati, potassio, sodio e calcio, ma anche tracce di cromo, benzene, piombo, nichel. Nessuna di queste sostanze è presente in misura tale da produrre danni all’uomo o alle piante, ma il calcio, seppure necessario alle piante (fa parte dei microelementi), riduce sensibilmente l’acidità della terra, limitando l’assorbimento di alcuni preziosi elementi nutritivi. Per esempio, le acidofile, se bagnate regolarmente con acqua del rubinetto, vanno incontro alla clorosi ferrica, causata dalla scarsa acidità del terreno e dalla limitata assimilazione del ferro: le foglie si scoloriscono ingiallendo.

Il kit d’irrigazione

In commercio esistono alcuni kit d’irrigazione automatica per vasi da esterno, prodotti da note e affidabili marche di settore: contengono tutti i pezzi necessari per annaffiare fino a 20 vasi, e ne esistono versioni da collegare al rubinetto e altre con un serbatoio per chi non ha la presa d’acqua esterna. Sono consigliabili anche a chi ha solo un balcone: costano poco e si montano in una mezz’ora, risolvendo il problema acqua. E se possediamo più di 20 piante, basta acquistare gli ulteriori pezzi che ci servono fra quelli della stessa marca.

I modelli di centralina per annaffiare

Esistono numerosissimi modelli, manuali, digitali o comandabili anche da remoto con un App sul cellulare. La prevalenza funziona a batteria (una normalissima pila a stilo), qualcuna a energia solare. Possono gestire da uno a 16 cicli differenti. Si programmano con facilità (come uno smartphone) e possono recepire gli “ordini” dal sensore di umidità e da quello di pioggia per interrompere l’annaffiatura se non serve. Il costo è commisurato alla tecnologia, ma è comunque contenuto.

Quanto dura l’impianto automatico

Un impianto d’irrigazione da terrazzo può durare anche 10 anni. Il segreto sta nel rimessaggio invernale, preceduto dalla pulizia. L’impianto va smontato, i tubi lavati, gli ugelli o gocciolatori puliti con un anticalcare, e tutti i pezzi vanno fatti asciugare e messi via in luogo chiuso, fresco ma non freddo, e asciutto. La centralina va ritirata in casa, togliendo la pila. Sia la durata, sia il risparmio nell’erogazione dell’acqua (che non viene più sprecata), rendono l’impianto automatico decisamente concorrenziale rispetto a un annaffiatoio o a un tubo, senza contare la salvezza delle piante...

ANNAFFIARE le piante su balconi e terrazzi - Ultima modifica: 2023-06-29T06:38:03+02:00 da Elena Tibiletti