Non passa di moda da almeno due decenni: l’anturio (Anthurium andreanum, A. scherzerianum) ci piace perché i suoi “fiori” principalmente rosso scarlatto, ma anche vicini al porpora e, con le varietà elaborate ogni anno dai floricoltori olandesi, anche rosa, rosa e verdi, verdi, bianchi, crema, bicolori, tricolori, pianeggianti o ondulati, stretti o larghi. In pratica, potremmo riempire la casa di Anthurium uno diverso dall’altro… Oltre che bello, è anche economico, disponibile in varie taglie da M a XL (e quindi adatto anche a monolocali), e piuttosto semplice da tenere, al punto che può anche rifiorire da un anno all’altro.
Per l’acquisto scegliamo esemplari ricchi di spate già aperte, ma anche di “boccioli” in procinto di aprirsi; il fogliame dev’essere di taglia grande, ben lucido, turgido e teso, assolutamente privo di macchie o seccumi; non devono essere presenti foglie secche alla base, sotto le fronde; tastandolo, il terriccio deve risultare uniformemente inumidito ma non inzuppato.
In realtà i veri fiori sono rappresentati dal “cilindretto” giallo, rosso o rosa (che si chiama spadice) al centro della “foglia” colorata, che si chiama brattea: è un accorgimento di Madre Natura per far sì che gli insetti che devono compiere l’impollinazione si accorgano che esistono i minuscoli fiori gialli, raggruppati nello spadice e segnalati da una “bandiera” colorata, appunto la brattea cuoriforme.
Le cure per l'anturio
Quando lo portiamo a casa, mettiamolo in un punto luminoso ma senza raggi solari diretti; all’occorrenza può vivere anche con poca luce, ma non rifiorirà. Se viene spostato all’esterno durante l’estate, va collocato sotto alberi semiombreggianti o comunque in una zona dove non arrivi il sole fra le 10 e le 18. Gradisce una temperatura costante (ideale 22 °C), ma tollera da 16 a 30 °C (se ben umidificato). Vaporizziamolo giornalmente nel cuore dell’estate e in inverno con il riscaldamento acceso, solo con acqua demineralizzata (da ferro da stiro) per evitare gore bianche sul fogliame.
Rinvasiamolo solo a fine fioritura, e comunque solo nei periodi marzo-maggio o settembre, in un vaso in plastica, di diametro 16 cm per una pianta di 30 cm d’altezza. Compiamo l’operazione ogni 2-3 anni, mettendolo in un contenitore di una misura in più, utilizzando parti uguali di terriccio universale fertile e torba, con una manciata di sabbia. Poniamo 2 cm di argilla espansa sul fondo.
Annaffiamolo in primavera-estate in abbondanza (anche un bicchiere per volta), nel sottovaso, mantenendo sempre appena umido il substrato (non deve mai apparire né fradicio né disseccato). In autunno-inverno riduciamo fino a un’irrigazione a settimana. Concimiamolo da marzo a ottobre ogni 15 giorni nell’acqua d’irrigazione con un prodotto liquido per piante da fiore per favorire la fioritura, per piante verdi per incentivare l’accrescimento.
Tagliamo alla base i piccioli delle foglie ingiallite o secche. Moltiplichiamolo in primavera per divisione dei cespi o per prelievo di porzioni di radici dotate di germogli, entrambi da interrare subito in un altro vaso.
4 nemici dell'anturio
- Se la pianta emette nuove foglie di piccole dimensioni e non produce fiori: è la mancanza di concimazione.
- Se le foglie tendono a piegare lo stelo a 90°, apparendo flosce e avvizzite: è un colpo d’aria fredda oppure un marciume radicale dovuto a un infradiciamento del terriccio (insanabile).
- Se le foglie si chiazzano sulla punta che si secca: è una carenza d’acqua.
- Se le foglie si chiazzano di marrone e poi di nero in vari punti sulla lamina: è un eccesso d’acqua.
Attenzione: come tutte le Aracee, anche l’anturio è velenoso se viene ingerito. Occhio a bambini e animali domestici.
PER UN FOGLIAME TURGIDO, LUCIDO E SANO
Tastiamo il terriccio per capire quando annaffiare: al tatto deve risultare quasi sul punto di asciugarsi. Dopo l’irrigazione deve apparire appena inumidito.
L’acqua va aggiunta nel sottovaso, mai direttamente sul terriccio. Dopo 20 minuti svuotate il sottovaso del liquido rimasto.
L’anturio ama l’umidità: poniamo nel sottovaso uno strato di ghiaia o argilla espansa, coperto da un dito d’acqua. In alternativa, inseriamo il vaso in un altro di 3 misure in più, riempiendo l’intercapedine con torba che rimanga sempre umida.
Vaporizziamo il fogliame con acqua riposata o distillata (per evitare macchie bianche): ogni giorno con temperatura superiore a 24 °C, ogni due giorni se è più fresco.
Puliamo il fogliame con una pezzuola umida, ogni 15 giorni in inverno con i termosifoni e ogni 25-30 nelle altre stagioni.