L’actinidia è più conosciuta come kiwi. La pianta è un arbusto rampicante che viene dall’Asia. Può essere coltivato da Nord a Sud Italia, scopri come.

L’actinidia, ossia la pianta che produce il kiwi, proviene dall’Oriente. Cresce lì dove la temperatura è mite e in Italia può essere coltivato da Nord a Sud. In questo articolo vediamo proprio nello specifico come si coltiva l’arbusto, a partire dalla scelta del terreno per finire con la potatura. Nella seconda parte, vedremo poi in modo più approfondito quali sono le proprietà e i benefici del kiwi.

La pianta di kiwi: caratteristiche e provenienza

La pianta di kiwi o actinidia (Actinidia chinensis) proviene dalla Cina (valle dello Yang-Tze-Kiang) e appartiene alla famiglia delle Actinidiacee. È un arbusto rampicante con rami fino a 10 m di lunghezza, avvolti a spirale attorno a qualunque sostegno. Il tralcio principale del primo anno diventa legnoso e funge da tronco rispetto ai tralci laterali. Ha radici superficiali, ma espanse in larghezza, foglie decidue, grandi, a cuore, con pagina inferiore pelosa, verde intenso, con nervature sporgenti e lungo picciolo. Si tratta di una specie dioica: la pianta maschile fiorisce dopo 2-3 anni, mentre quella femminile richiede 4-6 anni. Essa produce fiori in infiorescenze con più boccioli, fra maggio e giugno, color bianco-crema, più grandi nel maschio e con vistoso pistillo ocra nella femmina. La vita media è di 25 anni.

Actinidia: l’impollinazione

L’actinidia è soggetta a impollinazione entomofila. È necessaria una pianta maschio per 5-7 femmine, oppure varietà autofertili.

Kiwi: il frutto

Il frutto del kiwi è una bacca ovoidale più o meno allungata, con buccia pelosa marrone, polpa verdognola o verde brillante, gialla o rossa, con molti semini neri, duri e lucidi.

Coltivazione del kiwi: tutto quel che c’è da sapere

Temperatura, clima, zone d’Italia, esposizione: la temperatura ideale è fra –15 e +38 °C; la pianta è molto sensibile alle gelate tardive e al vento in ogni stagione, perché può spezzare i rami. La grandine danneggia i frutti e anche i rami. Predilige aree a clima temperato. In tutta Italia, dalle Alpi (max 600 m, ma solo in posizione riparata e molto ben soleggiata) alla Sicilia (anche a mezz’ombra). Nel Nord Italia in inverno il piede va pacciamato con paglia e il tronco avvolto con iuta fino a 80-90 cm d’altezza. In estate nel Centro-Sud va ombreggiato con teli ombreggianti o antigrandine.

Terreno, impianto e distanze: il terreno deve essere permeabile, sabbioso, fresco ma non umido, profondo, con poco calcare (provoca clorosi) e non argilloso, con pH 6-7; da lasciare inerbito per proteggere le radici superficiali da siccità e lavorazioni. In ottobre-novembre (Centro-Sud) o marzo-aprile (Nord). Distanza compresa fra 3 e 7 m tra le piante in filare o verso manufatti. Fornire un tutore robusto e alto, a cui fissare il tralcio principale con legacci morbidi che non lascino “gioco”. Dopo la messa a dimora allestire la struttura di sostegno, di pali robusti in legno o ferro zincato, collegati da una serie di fili di ferro per reggere i tralci; in alternativa una cancellata o rete di recinzione, una pergola o un gazebo.

Irrigazione: regolare e abbondante nel primo anno, poi per sempre tra maggio e settembre in base al turgore delle foglie, che non devono mai afflosciarsi (anticamera di seccume e caduta); 15-30 l/pianta ogni 7 giorni.

Concimazione: 3 kg/pianta di letame maturo o 300 g di stallatico secco all’impianto e ogni anno in novembre; 150 g di concime granulare bilanciato a lenta cessione e 300 g di nitrato ammonico ogni anno in aprile.

Forma d’allevamento: a spalliera per costituire una parete verde, a pergola per creare un luogo ombreggiato.

Potatura: di formazione, legando il fusto al primo filo di ferro e tagliandolo a 2-3 gemme in modo che emetta nuovi tralci, da guidare in orizzontale lungo i fili, avviandone uno verso l’alto sulla seconda fila, il quale verrà legato e in seguito potato perché emetta altri tralci. Di rimonda. Di produzione in inverno (potatura secca o sul bruno) e d’estate (potatura verde): in gennaio-febbraio (oltre alla potatura di rimonda) potare i rami dopo la terza gemma e tagliare un terzo delle branchette che hanno già fruttificato; in luglio-agosto tagliare i polloni e cimare i germogli, a legno e a frutto, soprattutto se in sovrannumero e i tralci che portano frutto a 7-8 gemme sopra l’ultimo frutto (lunghezza massima di 180-200 cm). Diradamento dei fiori in fase di allegagione.

Malattie e parassiti: tra le crittogame, la muffa grigia; fra le malattie batteriche i tumori alla radice o al colletto (Agrobacterium tumefaciens) e il cancro batterico o batteriosi dell’actinidia PSA (Pseudomonas syringae pv. actinidiae).

Cultivar: Hayward (polpa verde, impollinata da maschio Tomuri); Soreli (polpa gialla, impollinata da maschio Belen). Kiwi nudo (A. arguta), di sviluppo minore e con frutti senza pelo, in cultivar dai frutti di dimensioni normali (Jumbo, impollinata da piante maschio) o ridotte (“baby kiwi”, Issai a buccia e polpa verde, Pelle Rossa a frutto rosso, impollinati da maschio Cornel).

Portainnesti: solo per piante da industria.

Moltiplicazione: per propaggine in giugno, per pollone in luglio-agosto, per talea in settembre.

Coltivazione in vaso: impossibile, per l’esteso apparato radicale.

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